The twilight saga: il fantasy vampiresco
Da quasi cinque anni una parolina magica impazza nelle librerie, nelle sale cinematografiche e nel web: Twilight.
Quello di Twilight è senza dubbio un fenomeno letterario di genere senza precedenti, di portata mondiale, che ha saputo incantare milioni e milioni di fan, e che ha di fatto riportato alla ribalta una delle figure mitiche più usata, rielaborata, osannata e consumata di sempre: il vampiro.
Il racconto della Meyer, ha da una parte il merito di aver rialzato il sipario su una figura che negli ultimi dieci anni (dai tempi del successo di Anne Rice) aveva perso il suo magnetismo letterario e cinematografico, relegato in un angolino in attesa che qualcuno gli ridesse spolvero e lustro, dall’altra, la scrittrice statunitense ha di fatto contribuito in modo profondo (e forse irreparabile) a rielaborare totalmente l’archetipo stesso del vampiro, fin nelle sue fondamenta.
Il presente lavoro di tesi si prefigge proprio lo scopo di analizzare e capire se e come la figura letteraria del Nosferatu, si sia evoluta nelle sue caratteristiche archetipiche dai tempi di Dracula fino ai moderni vampiri proposti dalla saga di Twilight. I moderni vampiri della Meyer sono buoni, tremendamente umani e rispettosi delle regole sociali e morali, non sono più dei seduttori, e soprattutto compiono la scelta di essere molto di più che semplici mostri mossi solo dagli istinti, scegliendo di seguire una “dieta vegetariana”, bevendo cioè solo sangue animale. Gli undead di Twilight inoltre, sono completamente immuni da tutti gli antidoti che in passato servivano ad annientarli; luce, aglio, croci etc. non hanno alcun potere su questi nuovi vampiri che di fatto sono quasi indistruttibili, e che addirittura camminano alla luce del sole.
Analizzando però la saga nel suo insieme ci interessa capire e analizzare anche un altro punto: capire se e come questo romanzo sia riconducibile a quel filone letterario che va sotto il nome di immaginario calvinista-puritano. La letteratura americana dal ’600 in poi ha dato alla luce grandi opere che sono state ricondotte all’interno di questo specifico immaginario, che nel XXI secolo sembra potersi riproporre seppur con alcune varianti. Dal Paradise Lost di John Milton, a La lettera scarlatta di Howthorne, passando per il Robinson Crusoe di Defoe al Moby Dick di Melville, questi grandi romanzi ci hanno tramandato specifici archetipi, simboli e metafore che hanno di fatto contribuito a costruire le coordinate di questo immaginario, entro le quali si inseriscono molte altre opere del secolo scorso, e che abbiamo cercato di usare e applicare anche alla saga di Twilight, per capire se anche’essa si prestasse a rientrare in questo specifico filone.
In ultimo abbiamo analizzato e cercato di portare alla luce gli immaginari appunto, che si sedimentano dietro la saga, e che a nostro avviso sono almeno tre: fiabesco, horror-gotico e religioso (sia di matrice cattolica che puritana).
Il lavoro che abbiamo condotto ci ha portato in fine a due considerazioni conclusive.
La prima, è che nell’immergerci senza pregiudizi nella vasta letteratura, e non solo, che accompagna la figura del vampiro, ci siamo resi conto che la sua evoluzione in più di due secoli è stata davvero radicale. Colui che per norma è destinato a rimanere immutabile, sempre uguale a se stesso, è di fatto cambiato nel profondo.
Il vampiro nato come metafora della paura del ritorno dei morti nelle leggende folkloristiche, è diventato successivamente, grazie alla letteratura, prima metafora di paure del passaggio da un’epoca all’altra, e successivamente metafora della paura da fine della civiltà.
Ma al di là di ciò che egli può aver rappresentato di volta in volta per l’immaginario collettivo, ciò che più ci stupisce è l’evoluzione stessa delle sue caratteristiche. Dal mostro vulnerabile che in fin dei conti era Dracula, siamo giunti dopo un secolo e mezzo, a confrontarci con una schiera di vampiri indistruttibili ma con i denti da latte. I vampiri che la Meyer ci ha regalato sono dei supereroi dal corpo scintillante, la cui missione sembra essere quella di essere più buoni degli umani stessi.
I vampiri di Twilight suscitano simpatia e adorazione, su questo non c’è dubbio, tutti vorremmo avere un super vampiro buono che ci adora e ci protegge dai mali dal mondo, eppure, questa sua eccessiva umanità lo ha svuotato di tutto il suo magnetismo. La seconda considerazione invece, riguarda l’uso di archetipi, simboli e metafore che abbiamo estratto dall’immaginario puritano e riapplicato alla saga. Abbiamo potuto notare che molti di questi archetipi che abbiamo studiato sono rintracciabili senza difficoltà e soprattutto presenti in quantità considerevoli.
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Informazioni tesi
Autore: | Paola Amore |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Fabio Tarzia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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