Lo stereotipo del corpo femminile imposto dai mass media : Anni 50' e III Millennio a confronto
Questo lavoro si interessa di indagare la netta contrapposizione tra lo stereotipo femminile dell’immediato secondo dopoguerra e lo stereotipo femminile del secolo in corso, evidente all’interno del panorama pubblicitario, cinematografico, televisivo e online; scelta dettata dal fatto che dagli inizi degli anni Sessanta in poi ci fu unicamente un progressivo avvicinamento al canone presente attualmente, ovvero quello della donna snella.
La tesi quindi si propone come obiettivo una rilettura critica del corpo filtrato e rappresentato dai mezzi di comunicazione nei diversi contesti sociali e storici. Il concetto generale di bellezza non è mai stato un valore assoluto ed immutabile, viceversa, nel corso dei secoli, ha subito radicali trasformazioni. Ogni civiltà ed epoca storica, fin dall’antichità, ha preso come riferimento un modello ideale dal quale poi si sono sviluppati i cosiddetti canoni estetici, ovvero le caratteristiche tipiche della bellezza. Il focus del presente lavoro vuole incentrarsi sulla bellezza corporea femminile.
Partendo dalla Venere di Willendorf troviamo una donna dalle forme voluminose, un grande ventre e seni gonfi a rappresentare prosperità e fertilità. Quest'idea di bellezza è mutata nel tempo, arrivando alle cosiddette forme “giunoniche” testimoniate dai quadri Rinascimentali, alle curve femminili ottocentesche che verranno poi riprese negli anni Quaranta e Cinquanta con la comparsa sulle riviste delle prime pin – up e di giovani attrici formose. Dagli anni Sessanta del Novecento, invece, si assisterà ad un passaggio verso una nuova tendenza. Fa il suo esordio la modella Twiggy, nome che si può difatti tradurre con “ramoscello”. Fu un decennio di sperimentazioni e cambiamenti, scaturiti da un rifiuto del passato dopo i disastri della guerra. I giovani lottano per differenziarsi dai loro predecessori e la moda prende in mano questa rivoluzione. Viene ideata la minigonna, emblema dell’emancipazione femminile, la quale soppianta la gonna a metà polpaccio portando le donne a mostrare maggiormente il loro corpo, decidendo di conseguenza di raggiungere la magrezza perfetta per vestire al meglio i nuovi abiti. E’ un addio alle forme “opulente”, in quanto dal boom del fisico androgino il canone dominante continuerà ad essere quello del corpo snello e atletico, grazie anche al trend dell’aerobica nascente negli anni Ottanta.
Un excursus storico dei canoni di bellezza susseguitisi sino ad oggi farebbe emergere il costante alternarsi ciclico del binomio magrezza-formosità. Il capitolo iniziale quindi presenta il confronto tra il canone estetico femminile simbolo del contesto socio-culturale degli anni Cinquanta del Novecento e quello in voga nel III Millennio. Due epoche storiche che esibiscono la bellezza incarnata da corpi aventi forme notevolmente differenti tra loro: il primo caratterizzato da curve procaci, completamente abbandonate nei decenni successivi, ed il secondo dalla taglia 38 delle modelle.
Il secondo capitolo mostra un approccio sociologico al tema scelto, attraverso un’analisi del ruolo svolto dai mass media e dai nuovi media digitali nella diffusione dei diversi canoni estetici, e cercherà di chiarire come tali media abbiano giocato un ruolo fondamentale nella definizione e trasmissione di un nuovo modo di concepire il concetto di bello; oggi giorno “l’essere bello” non è più considerato una caratteristica ma un’esigenza, un bisogno per amare se stessi e sentirsi amati.
L’argomentazione infatti, attraverso il terzo capitolo, prosegue evidenziando come, con l’avanzare degli anni, si sia ormai arrivati ad un vero e proprio “culto del corpo”; ciò lo si può notare da una crescente attenzione nei confronti dell’ “essere in forma”, che a volte sfocia nell’utilizzo di pratiche chirurgiche di abbellimento o in patologie alimentari e mentali.
In seguito si evidenzierà che è in atto un cambiamento di tendenza, grazie soprattutto all’uso dei social network come luogo di discussione. Il Body Positive pian piano sta prendendo piede nei cuori e nelle menti delle donne, portando all’esaltazione e all’amore che ogni donna dovrebbe avere per il proprio corpo così come è, con tante o poche forme.
Analizzeremo questo mutamento anche attraverso la Campagna Dove Per la Bellezza Autentica, la quale propone un modello alternativo della bellezza femminile, partendo dalla consapevolezza che il confronto forzato con standard irraggiungibili produce inevitabilmente un deficit di autostima.
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Informazioni tesi
Autore: | Lucrezia Cino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Angelo Bruno |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 35 |
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