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La visual identity nella costruzione della 32 America's Cup passando dal segno visivo

In questo lavoro dal titolo “Visual Identity” abbiamo affrontato il tema del ruolo dell’identità visiva in un evento: in questo caso un evento sportivo, quale è quello dell’American’s Cup.. Di fondamentale importanza per questo nostro lavoro, sono le numerose campagne pubblicitarie, i cartelloni che riprendono il logo e l’immagine corporativa della competizione. Una macchina organizzativa presente in tutta la manifestazione sportiva è tratto caratteristico dell’identità visuale dell’American’s Cup. La trentaduesima American’s Cup si è disputata nelle acque di Valenzia nel giugno 2007 e la visual identity, o immagine corporativa è stata creata dall’artista valenziano Javier Mariscal, un artista che con la sua ingegnosa semplicità, giocando sulla semiotica dell'immagine diventata oggi un linguaggio diffuso e proprio, “ scherza” con il suo tema, rendendolo accessibile e creando una comunicazione culturale tra questo e il pubblico. Possiamo definire l’identità visiva come un flash semiotico ossia un “bottone” su cui premiamo visivamente, liberando così i valori di una marca. Come osserva J.M. Floch in “Identità Visive”il design non è niente di meno di un disegno del mondo, e l'identità è l'esito di un processo che dobbiamo essere preparati a gestire. Egli dice che l'identità visiva di una marca è costituita dal marchio ( un simbolo iconico, una sigla visiva, un segno grafico) e dal logotipo (il nome della società scritta con particolari caratteri grafici). Essa deve possedere delle qualità tali da rispondere all’obbligo semiotico, all’implicita necessità di significare. Il sistema dell’identità visiva, logo più marchio, è un condensato di senso e significato. Il marchio è un elemento grafico che agisce come un segno e rappresenta l’azienda, mediante una forma grafica (il Significante) e ha un alto potere esecutivo di riferimento ( il significato). Esso è efficace se facilmente riconoscibile. Il logo a sua volta non viene interpretato come si fa con uno slogan, ma viene riconosciuto e compreso. Esso ci dice della marca molto di più di quanto mostri.
Il primo capitolo di questo lavoro, intitolato “ Trattato del segno visivo” comprende una carrellata di argomenti che vanno dalla retorica dell’immagine, alla comunicazione attraverso le immagini, alla costruzione dell’identità a partire dai segni.

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1 Introduzione In questo lavoro dal titolo “Visual Identity” abbiamo affrontato il tema del ruolo dell’identità visiva in un evento: in questo caso un evento sportivo, quale è quello dell’American’s Cup.. Una delle peculiarità dello sport della vela è decisamente il carattere di spettacolarità, associato alle immagini delle imbarcazioni che, numerose, in una regata si contendono la vittoria. Non si tratta però solo di sport; si devono tenere in considerazione anche tecnologia, moda, orgoglio e molto altro. Insomma, un’insieme di tradizione, sofisticato design e rara qualità sportiva derivanti dal fatto che, nonostante la Coppa America sia sempre stata collegata a personalità molto potenti, in centocinquant’anni quest’evento ha sempre accompagnato e rispecchiato tutti i cambiamenti sociali e tecnologici della storia. Di fondamentale importanza per questo nostro lavoro, sono le numerose campagne pubblicitarie, i cartelloni che riprendono il logo e l’immagine corporativa della competizione. Una macchina organizzativa presente in tutta la manifestazione sportiva è tratto caratteristico dell’identità visuale dell’American’s Cup. La trentaduesima American’s Cup si è disputata nelle acque di Valenzia nel giugno 2007 e la visual identity, o immagine corporativa è stata creata dall’artista valenziano Javier Mariscal, un artista che con la sua ingegnosa semplicità, giocando sulla semiotica dell'immagine diventata oggi un linguaggio diffuso e proprio, “ scherza” con il suo tema, rendendolo accessibile e creando una comunicazione culturale tra questo e il pubblico. Possiamo definire l’identità visiva come un flash semiotico ossia un “bottone” su cui premiamo visivamente, liberando così i valori di una marca. Come osserva J.M. Floch in “Identità Visive”il design non è niente di meno di un disegno del mondo, e l'identità è l'esito di un processo che dobbiamo essere preparati a gestire. Egli dice che l'identità visiva di una marca è costituita dal marchio ( un simbolo iconico, una sigla visiva, un segno grafico) e dal logotipo (il nome della società scritta con particolari caratteri grafici). Essa deve possedere delle qualità tali da rispondere all’obbligo semiotico, all’implicita necessità di significare. Il sistema dell’identità visiva, logo più marchio, è un condensato di senso e

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Informazioni tesi

  Autore: Carmelo Sgarlata
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Scienze della Comunicazione
  Corso: comunicazione sociale
  Relatore: Donatello Smeriglio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 65

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