Il Caso Moro in tre quotidiani
Il lavoro di ricerca si è proposto di ripercorrere le fasi più drammatiche del Caso Moro, attraverso l'analisi di tre testate giornalistiche che si sono occupate dell'affaire dal giorno del sequestro, avvenuto per mano brigatista il 16 marzo 1978 a Roma, a quello del ritrovamento del cadavere in Via Caetani il 9 maggio dello stesso anno.
La ricerca bibliografica si è avvalsa dei numerosi volumi dedicati alla figura politica e umana di Aldo Moro ma, soprattutto, degli articoli giornalistici che hanno monitorato in quei giorni gli sviluppi della drammatica vicenda. I giornali scelti per la ricerca sono stati: "Il Messaggero", "l'Unità", e "il Mattino". Si sono individuati, in questo modo, tre percorsi definiti, orientati a rappresentare gli umori della capitale, le posizioni del PCI e le attese delle regioni meridionali di fronte ad un avvenimento storico-politico dagli esiti imprevedibili.
Attraverso campioni di lettura, la ricerca ha analizzato gli articoli pubblicati durante il sequestro, soffermandosi sulla grammatica dei titoli, la nomenclatura dei pezzi, il taglio e lo stile di scrittura.
Durante i cinquantacinque giorni di prigionia del presidente Moro, “Il Messaggero raccolse, soprattutto nello spazio delle opinioni, la voce di chi, oltre a condannare l’atto terroristico, stigmatizzava la debolezza delle forze statali. Inoltre, il giornale romano avviò una discussione di grande interesse mediatico sull’ipotesi di un black out delle comunicazione per non essere, anche involontariamente, strumento di propaganda delle BR. Tra i sostenitori del silenzio stampa ci fu anche il famoso sociologo delle comunicazioni di massa Marshall McLuhan ma il “blocco della stampa” scelse di non “staccare la spina” e di attestarsi sulla linea della fermezza.
Gli articoli e i resoconti parlamentari pubblicati da “Il Mattino” raccolsero la ferma decisione di difendere il diritto di cronaca, inteso come libertà di stampa. In ultimo “ Il Mattino” fu interprete degli umori dei cinque capoluoghi campani e soprattutto di Maglie, il paese salentino di cui Moro era originario.
“l’Unità” invece seguì fedelmente la linea di piena collaborazione politica con le forze della maggioranza, indicata dal PCI nel giorno della strage; da qui scaturì anche la scelta di schierarsi a favore della “fermezza” quando i brigatisti rossi proposero al governo uno scambio tra la vita di Moro e la libertà di tredici terroristi.
L’ultimo momento preso in esame dal lavoro di ricerca è stata la morte di Aldo Moro, freddamente annunciata nell’ultimo comunicato delle Brigate Rosse. I tre quotidiani nazionali reagirono all’agghiacciante notizia con commozione ed indignazione: furono uniti nel condannare il delitto politico e ribadirono con fermezza che, colpendo il leader più autorevole del partito di maggioranza il terrorismo aveva inflitto un durissimo colpo al sistema politico italiano, proprio alle soglie di un nuovo capitolo storico.
In conclusione, possiamo affermare che la stampa italiana durante i cinquantacinque giorni del sequestro Moro è riuscita, anche se con qualche limite, ad informare dettagliatamente l'opinione pubblica, fermo restante la difficoltà di reperire notizie attendibili, e nello stesso tempo ad avviare un dibattito sui nuovi scenari aperti dall'azione terroristica. Infine è da sottolineare, anche, la capacità avuta dai professionisti della comunicazione di mettere in discussione il loro ruolo e quello dell'informazione nella ricerca del giusto equilibrio tra l'assicurare dovere di cronaca e il diventare cassa di risonanza delle forze criminali.
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Informazioni tesi
Autore: | Irene Iermano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli studi Suor Orsola Benincasa, Napoli |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Paolo Scandaletti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 94 |
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