Fra ricordo e dimenticanza. Problemi e prospettive della corporeità nell'era della tecnica.
Da una prospettiva epistemologica riconducibile alla teoria sistemico-costruttivista di Niklas Luhmann, il presente studio analizza il corrispondente modello di autodescrizione della società moderna, concentrandosi sulla memoria informatica che ne guida la semantica, secondo l’orientamento del lavoro di Elena Esposito “La memoria sociale. Mezzi per comunicare e modi di dimenticare”.
La forma di memoria della nostra “società-mondo” è distinta dalle memorie psichiche individuali. Essa si rivolge al livello del sociale, alle comunicazioni che, secondo la teoria dei sistemi sociali, costituiscono la società.
Le memorie individuali irritano e sono influenzate dai sistemi sociali in quanto ambiente funzionale alla riproduzione degli stessi. Nel co-evolvere con le tecnologie, la memoria raggiunge elevati gradi di astrazione che dispiegano prestazioni maggiori per i sistemi quanto più essa riesce a dimenticare.
I sistemi sociali, le cui connessioni sono garantite dalla memoria informatica, hanno come unico ente di riferimento l’apparato tecnocratico.
L’ambiente umano, essendo accoppiato strutturalmente a tale apparato che prescrive la società, è esposto a trasformazioni evolutive.
Il cambiamento antropologico prospettato con l’autonomizzazione del mondo tecnico rispetto agli individui, è tangibile.
Questo studio intende rovesciare la prospettiva costruttivista evidenziando l’infondatezza della distinzione dualistica cartesiana su cui la teoria fonda la sua esistenza, individuando una prospettiva per l’individuo, costante antropologica della società, diversa da quella prevista dalla tecnocrazia.
La concezione dualistica mente-corpo si innesta nella cultura umanistica del seicento che inaugura l’era moderna, con il costituirsi dell’uomo come subjectum, il quale a partire dalle anticipazioni mentali del cogito risolve il mondo (ob-jectus- posto contro) nella propria rappresentazione.
Nel contesto moderno in cui è l’apparato tecnico a costituirsi come unico soggetto, rispetto al quale l’ambiente umano è suo predicato, capovolgere la prospettiva dualistica, significa considerare l’individuo come ente indivisibile, nella sua accezione latina di in-dividuum, e ripristinare la percezione dello stesso e la sua capacità di comprensione annichilita dal mondo dischiuso e prescritto dalla tecnica.
Questa induce l’individuo-funzionario a concepire tale realtà come l’unico mondo possibile, con le conseguenze implicate per il soggetto umano, che non è più definito a partire dalla propria capacità di agire, ma dalle competenze prescritte dall’apparato tecnico e acquisite nello stesso.
Per tale analisi del livello individuale questo lavoro si richiama in prevalenza al lavoro di Umberto Galimberti “Psiche e Techne” e al testo di Antonio Damasio “Alla ricerca di Spinoza”.
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Informazioni tesi
Autore: | Simona Giuseppina Bartolotta |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Giorgio Manfré |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 82 |
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