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Digital con-divide. Condivisione e software libero nella lotta al digital divide.

Il punto d’inizio della mia tesi è offrire un’estesa panoramica sullo sviluppo della società dell’informazione, ripercorrendo le tappe fondamentali, dalla ricostruzione delle specificità del nuovo paradigma tecnologico fino alle conseguenze sociali delle istanze tecnologiche ed economiche. Eminenti studiosi, appartenenti a diversi campi, dalla sociologia alle scienze della comunicazione, dalla storia all’economia, si sono confrontati sulla genesi dell’era dell’informazione, approdando a posizioni diverse. Secondo alcuni, la “rivoluzione dell’informazione” ha avuto origine “ben prima dell’ingresso della nozione di informazione nella lingua e nella cultura della modernità”. Altri invece, hanno individuato negli anni Settanta il crocevia fondamentale per le evoluzioni future delle moderne società.
Spesso accade, però, che la nascita di una nuova tecnologia è salutata da entusiasmi che prospettano scenari di inclusione sociale, innovazione culturale, progresso economico. Tale visione risulta in qualche modo viziata da un eccesso di tecnocentrismo, includendo le complesse relazioni tra società, tecnologie e culture in un’unica strettoia deterministica, priva di nessi causali adeguati.
La differenze nella disponibilità e nell’uso dei nuovi strumenti della comunicazione, nel contesto di un’economia immateriale e globalizzata, possono creare nuove forme di disuguaglianze che vanno a aggiungersi o ad aggravare situazioni di disagio già esistenti. Creano “digital divide”. Nonostante l’espressione occupi una posizione privilegiata nell’ambito dei recenti dibattiti su computer technology, si presta a facili fraintendimenti, provocati da un intenso fervore intorno alle potenzialità delle IT e dalla connotazione linguistica della locuzione, strumentale a facili distorsioni. Il mio obiettivo è stato quello di evidenziare tutti gli elementi di criticità connessi all’espressione ed avanzare un nuovo modello interpretativo, partendo da un’efficace concettualizzazione in termini di accesso. In un ambiente nel quale un complesso insieme di fattori causa le cosiddette “trappole di povertà”, l’idea che ho sostenuto con forza è che la diffusione di conoscenze coadiuvata da un impiego sociale delle tecnologie, permette la creazione e l’accumulazione di “literacy”. Ho azzardato una chiave di lettura diversa delle attuali forme di disuguaglianza e ho cercato di progettare forme d’intervento radicalmente differenti. Ho proposto un intervento orientato a favorire nei contesti in via di sviluppo processi di appropriazione reale delle apparecchiature tecnologiche.
Il mio caso studio è stato il Brasile. Vi lascio con una domanda. Cosa avrò scoperto?

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3 Introduzione Rispetto al passato, la tecnologia elabora strumenti sempre più potenti e veloci per la raccolta, l'elaborazione e la diffusione delle informazioni nella lingua universale del codice binario. Viviamo in un mondo, come N. Negroponte ci ha suggerito, che è diventato digitale (Negroponte 1999). L’informazione ha assunto il ruolo di un nuovo capitale, di preziosa merce di scambio che può essere accumulata, negata, o addirittura imposta, divenendo una nuova fonte di potere. La produttività e la competitività all'interno del sistema economico dipendono in larga misura dalla capacità di generare, elaborare e applicare efficientemente informazione basata sulla conoscenza. L’attuale dibattito accademico e politico sul rapporto tra la società e le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione è viziato da alcune ambiguità di fondo e reso incerto da una serie di variabili intervenienti che nascono dalla complessità, dalla varietà e dalla multimedimensionalità di tale rapporto. Tecnologia e società rappresentano i poli di una relazione molto stretta: la tecnologia è espressione e componente della società, così come ne costituisce una condizione necessaria. Fin dalla rivoluzione industriale, la tecnica e la tecnologia sono state

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brasile
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