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La pedagogia del lavoro: analisi di contesto e questioni di genere

Negli ultimi anni la pedagogia del lavoro ha acquisito una nuova importanza legata ai processi che permettono alla persona di inserirsi serenamente in un contesto lavorativo, tenendo conto del suo benessere e del ruolo attivo che il lavoro stesso possiede nei confronti di chi compie l'azione lavorativa, educando e generando trasformazione. La pedagogia del lavoro si inserisce a pieno titolo in quella che viene definita "pedagogia come scienza di confine", in quanto la pedagogia stessa diviene una scienza senza confini, che abbraccia necessariamente diverse tematiche legate alla persona in quanto tale. Così come il lavoro diviene categoria rilevante nel sapere pedagogico, anche le questioni sul genere diventano aspetti fondamentali che necessitano un ripensamento pedagogico. Il presente lavoro intende muoversi proprio verso queste direzioni, tenendo conto dell'attuale contesto culturale, in cui si tende a parlare spesso di povertà, disoccupazione, NEET e disparità di genere. Questi sono solo alcuni dei concetti chiave raccolti nell'ultimo Rapporto SVIMEZ 2020, con l'intento di far comprendere la situazione di emergenza che l'Italia sta vivendo e che, con l'arrivo della pandemia da Covid-19, non ha fatto altro che peggiorare.
La tesi, dedicata all'approfondimento in prospettiva pedagogica della disparità di genere nell'ambito lavorativo, si articola in tre capitoli. Nel primo vengono presentati e descritti i costrutti fondamentali della pedagogia del lavoro nell'ottica del ripensamento del lavoro stesso quale categoria non esclusivamente economicistica, ma prendendo in considerazione il suo valore educativo e generativo, anche in vista dell'affermarsi, nel tempo, di nuove forme di lavoro che tengono conto delle nuove esigenze e tecnologie dell'epoca odierna, come smart working, gig economy, coworking. Il lavoro, nell'accezione pedagogica e qui considerato come ergon, ossia "opera", permette al lavoratore di sentirsi libero e autorealizzato, attraverso attività conformi alle sue inclinazioni e alle sue attitudini. In questo modo il lavoro stesso diviene strumento educativo, capace di trasformare il soggetto, generando un nuovo sé. La generatività, in questo modo, si pone quale categoria rilevante per la pedagogia del lavoro, la quale pone necessariamente la persona al centro, non come soggetto passivo ma come soggetto generativo che, apprendendo, trasforma e contemporaneamente si trasforma. Ma, affinché vi sia una crescita e un processo di autorealizzazione da parte del lavoratore,
nell'organizzazione vi è bisogno di un welfare che tenga conto non solo del profitto economico, ma anche delle conoscenze, competenze, comportamenti, valori, che le persone nel contesto lavorativo posseggono. Emerge l'idea di un nuovo welfare che metta al centro l'essere umano, considerandolo come fine piuttosto che mezzo, e che garantisca l'accesso di tutti gli individui a pari opportunità di apprendimento, alla luce di un learnfare che tenga conto del lifelong, lifewide e lifedeep learning.
Nel secondo capitolo si intende spostare l'attenzione su un'ulteriore riflessione fondamentale della pedagogia come scienza di confine: la questione relativa al genere, tenendo conto delle disparità presenti nel mondo del lavoro tra donne e uomini. Il genere, dunque, viene riletto in termini pedagogici partendo dall'importanza dell'educazione al genere non solo nell'ambito familiare ma anche nell'ambito scolastico, conducendo a una maggiore riflessione sui ruoli di genere, sugli stereotipi e i pregiudizi culturali che vengono spesso perpetuati inconsapevolmente. Sorge, in questo modo, la necessità pedagogica di educare sia al rispetto e alla valorizzazione delle differenze di genere sia alla consapevolezza dell'uguaglianza del costrutto persona, al fine di promuovere una cultura capace di oltrepassare gli stereotipi e i pregiudizi.
Nel terzo capitolo, in virtù dei costrutti fondamentali alla base della pedagogia di genere e della pedagogia del lavoro, si intrecciano i relativi discorsi su genere e lavoro per riflettere sui dati più recenti emersi sulla disparità di genere nell'ambito lavorativo, affinché ci si renda conto di quanto anche il Coronavirus abbia aggravato tali disuguaglianze. Partendo dalla consapevolezza di una necessaria valorizzazione delle differenze tra maschio e femmina e, quindi, di una maggiore equità piuttosto che uguaglianza di genere, si intende condurre una vera e propria analisi degli elementi più rilevanti per comprendere in che modo gli stereotipi di genere e i pregiudizi culturali siano talmente diffusi da contribuire alla continua diseguaglianza che caratterizza tutti gli ambiti di vita quotidiana, tra cui il contesto lavorativo.

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3 Introduzione Negli ultimi anni la pedagogia del lavoro ha acquisito una nuova importanza legata ai processi che permettono alla persona di inserirsi serenamente in un contesto lavorativo, tenendo conto del suo benessere e del ruolo attivo che il lavoro stesso possiede nei confronti del/la lavoratore/trice, educando e generando trasformazione. La pedagogia del lavoro si inserisce a pieno titolo in quella che viene definita “pedagogia come scienza di confine”, in quanto la pedagogia stessa diviene una scienza senza confini, che abbraccia necessariamente diversi ambiti disciplinari inerenti alla persona in quanto tale. Infatti, come fa ben notare la professoressa Emiliana Mannese nel suo libro pubblicato nel 2019, L’orientamento efficace. Per una pedagogia del lavoro e delle organizzazioni, la pedagogia ha sempre avuto un’attitudine allo sconfinamento rendendo debole la rigida demarcazione tra saperi 1 . Il confine, in questo modo, acquisisce un senso di multidimensionalità, ossia diviene il «luogo teorico-pratico-multidisciplinare del sapere pedagogico» 2 . Così la pedagogia, in quanto scienza di confine, fa da filo conduttore del discorso in cui tanto il lavoro quanto il genere divengono categorie che necessitano un ripensamento pedagogico. Il presente lavoro intende muoversi proprio verso queste direzioni, tenendo conto dell’attuale contesto culturale, in cui si tende a parlare spesso di povertà, disoccupazione, NEET e disparità di genere. Questi sono solo alcuni dei concetti chiave raccolti nell’ultimo Rapporto SVIMEZ 2020, con l’intento di far comprendere la situazione di emergenza che l’Italia sta vivendo e che, con l’arrivo della pandemia da Covid-19, non ha fatto altro che peggiorare. La tesi, dedicata all’approfondimento in prospettiva pedagogica della disparità di genere nell’ambito lavorativo, si articola in tre capitoli. Nel primo vengono presentati e descritti i costrutti fondamentali della pedagogia del lavoro nell’ottica d i un ripensamento del lavoro stesso quale categoria non esclusivamente economicistica, ma prendendo in considerazione il suo valore educativo e generativo. Infatti, il lavoro, nell’accezione pedagogica e qui considerato come ergon, ossia “opera”, permette al 1 E. MANNESE, L’orientamento efficace. Per una pedagogia del lavoro e delle organizzazioni, FrancoAngeli, Milano 2019, p. 36. 2 Ivi, p. 15.

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Informazioni tesi

  Autore: Jessica Tufo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Salerno
  Facoltà: Scienze dell'Educazione
  Corso: Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua
  Relatore: Emiliana Mannese
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 107

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