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Il valore formativo della coscienza in Edmund Husserl

Basta fare una giro su un social network per rendersi conto come le persone affrontano le notizie delle quali vengono a conoscenza, ci sono stati casi nei quali le notizie palesemente false, sono rimbalzate nei network senza che la maggioranza delle persone si sia posta il problema della veridicità della notizia stessa.
Questa situazione mi ha portato alla considerazione che forse ci dovrebbe essere un modo per insegnare alla gente a cercare di andare a fondo delle cose che apprende. Da questa considerazione è scaturita un’altra domanda, ovvero come fare a spiegare alle persone che ci vorrebbe una visione più obbiettiva delle cose?
La risposta non è difficile, si dovrebbe partire dal luogo che per eccellenza è deputato all’insegnamento, ovvero la scuola. Forse i giovani dovrebbero essere educati ad effettuare le debite valutazioni prima di dare un significato agli oggetti o agli avvenimenti che li circondano, ma soprattutto dovrebbero utilizzare tale metodologia per valutare le altre persone.
Invece ci si trova che i rapporti con gli altri esseri umani risulta falsato a causa dei pregiudizi, cosa che si evidenzia in maniera esponenziale ad oggi. Il problema dei preconcetti è molto sentito in questo momento, soprattutto perché l’Italia si trova di fronte ad una nuova condizione, gli agi economici hanno portato il paese a veder mutare il suo ruolo, dato che da paese di emigrazione si è rapidamente trasformato in un paese di accoglienza. Ciò che si vede quindi a tal proposito è la paura che gli stranieri alimentano che sfocia nella xenofobia vera e propria e che si tramuta in mero razzismo.
Questo nasce da una serie di prevenzioni che sono parte del bagaglio culturale e che vengono sapientemente alimentate dai centri di potere che manovrano l’opinione pubblica per raggiungere i propri scopi.
La domanda spontanea è se potrebbe essere possibile imparare a valutare le cose che ci toccano, leggendone la vera essenza senza farci soverchiare dalle sovrastrutture. C’è la possibilità di crescere le nuove generazioni abituandole ad apprendere senza valutare informazioni pregresse, spesso pregiudiziali, ciò che potrebbe portare all’inganno della percezione?
La risposta è sì, e la soluzione sta nella pedagogia fenomenologica, che dovrebbe avere il compito di distribuire una educazione priva di sovrastrutture, atta a creare un uomo nuovo, capace di decidere autonomamente, in piena libertà grazie alla capacità di discernimento delle concezioni delle cose.
In Italia il fautore di questa visione pedagogica è stato Piero Bertolino che grazie agli studi compiuti su Husserl e sulla sua concezione di una teoria della coscienza di stampo fenomenologico, ha dato la possibilità alla pedagogia di evolversi e di focalizzare la sua attenzione sui metodi di insegnamento e sulle motivazione per la quale utilizzarli.
Ma chi è Edmund Husserl? E soprattutto di cosa tratta la sua visione fenomenologica?
Husserl fu un matematico che ebbe l’occasione di seguire un corso di filosofia che gli cambiò la vita, questi infatti riuscì a correlare il pensiero filosofico con quello matematico che cerca in ogni sua espressione la certezza assoluta delle sue espressioni. Questa visione ha portato il filosofo e matematico prussiano ad elaborare una concezione distinta che porta un modo di comprendere le cose assolutamente nuovo.
Husserl nasce in un periodo storico nel quale vige ancora una concezione filosofica che si basa sulla possibilità di comprendere i fenomeni che circonda l’uomo con la percezione sensibile, ovvero con le impressioni, quelle che Husserl denomina finzioni. Questa metodologia porta delle limitazioni estreme, poiché l’uomo naturalmente utilizza il suo bagaglio di conoscenze acquisite per porsi di fronte alle nuove conoscenze, ma in questo modo non riesce ad avere una visione chiara, limpida e realistica di ciò che ha di fronte.
Le sovrastrutture che si porta appresso gli consentono di avere una visione che risulta essere falsata, ingannevole. Alle informazioni pregresse si devono poi sommare le componenti emotive, il risultato è paradossale: una cosa che si conosce come si pensa che sia, non certo per come è realmente.
Per risolvere tale situazione che non dà spazio ad una reale conoscenza, l’unica soluzione è quella di abituarsi ad utilizzare il metodo fenomenologico di husserliana concezione.
Questo metodo parte dal presupposto che si deve guardare una cosa, ogni cosa, con una forma di ignoranza, che si ottiene abbandonando tutte le conoscenze pregresse delle quali non si è in grado di certificarne l’autenticità.
Del resto l’umana condizione è perennemente alla ricerca, ma questa condizione porta a rischiare di crearsi un bagaglio culturale effimero che non pone i soggetti in grado di effettuare analisi realistiche dando vita a erronei comportamenti ed a concezioni distorte, ben lontane dalla realtà.

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- 3 - Introduzione “Il più grande nemico della conoscenza non è l'ignoranza, è l'illusione della conoscenza.” Stephen Hawking La conoscenza negli uomini è sempre stata un fattore che ha scatenato la curiosità e le conseguenti speculazioni dei filosofi fin dalla nascita del pensiero. Le domande alla quale si è tentato di dare risposta partono dall’individuazione della sua vera essenza, passando per la sua articolazione e giungendo alla possibile certificazione della sua reale veridicità. Come funziona il processo della conoscenza umana? come l’uomo entra in possesso delle informazioni, come le elabora, ma soprattutto come essere sicuri di poter affermare la attendibilità di tali nozioni se ogni cosa è comunque, costantemente passibile di una influenza? Queste sono domande alle quali si è tentato nel corso dei secoli di dare risposta, gli studiosi di ogni tempo, hanno elaborato una serie di teorie, che sono state poi confutate, risvegliate, e nuovamente escluse, in una vera e propria bagarre speculativa. Il primo a focalizzare il punto d’arrivo di tali speculazioni fu Aristotele, che vedeva la necessità di effettuare indagini sul processo cognitivo umano. Il mio elaborato destinato al coronamento del mio percorso di studi non ha certo la presunzione di rispondere a tali questioni, ma solo di focalizzare, quella che a mio parere è la strada migliore per dare valore ad una corretta teoria della conoscenza, ovvero la visione fenomenologica husserliana e come questa possa venir utilizzata nel percorso pedagogico, la scienza che dovrebbe essere considerata tra le più importanti, dato che ha il compito di formare nuovi soggetti che devono essere in grado di entrare in maniera positiva all’interno della società. Del resto la società per essere positiva deve essere composta da elementi positivi, che per giungere a tale traguardo devono essere guidati ad una capacità conoscitiva pura e capace di autocertificarsi, solo in questo modo si può dare vita a soggetti liberi da

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pedagogia
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