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Introduzione
“Il più grande nemico della conoscenza non è l'ignoranza, è l'illusione della
conoscenza.”
Stephen Hawking
La conoscenza negli uomini è sempre stata un fattore che ha scatenato la
curiosità e le conseguenti speculazioni dei filosofi fin dalla nascita del pensiero. Le
domande alla quale si è tentato di dare risposta partono dall’individuazione della
sua vera essenza, passando per la sua articolazione e giungendo alla possibile
certificazione della sua reale veridicità.
Come funziona il processo della conoscenza umana? come l’uomo entra in
possesso delle informazioni, come le elabora, ma soprattutto come essere sicuri di
poter affermare la attendibilità di tali nozioni se ogni cosa è comunque,
costantemente passibile di una influenza?
Queste sono domande alle quali si è tentato nel corso dei secoli di dare
risposta, gli studiosi di ogni tempo, hanno elaborato una serie di teorie, che sono
state poi confutate, risvegliate, e nuovamente escluse, in una vera e propria bagarre
speculativa.
Il primo a focalizzare il punto d’arrivo di tali speculazioni fu Aristotele, che
vedeva la necessità di effettuare indagini sul processo cognitivo umano.
Il mio elaborato destinato al coronamento del mio percorso di studi non ha
certo la presunzione di rispondere a tali questioni, ma solo di focalizzare, quella che
a mio parere è la strada migliore per dare valore ad una corretta teoria della
conoscenza, ovvero la visione fenomenologica husserliana e come questa possa
venir utilizzata nel percorso pedagogico, la scienza che dovrebbe essere considerata
tra le più importanti, dato che ha il compito di formare nuovi soggetti che devono
essere in grado di entrare in maniera positiva all’interno della società. Del resto la
società per essere positiva deve essere composta da elementi positivi, che per
giungere a tale traguardo devono essere guidati ad una capacità conoscitiva pura e
capace di autocertificarsi, solo in questo modo si può dare vita a soggetti liberi da
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precostruzioni e pregiudizi, in grado di essere autonomi e uomini nel senso più puro
del termine.
Edmund Husserl ha dato il via ad un nuovo modo di vedere le cose, che deve
essere considerato come una vera e propria pietra miliare del pensiero umano, un
concetto che ha superato i confini della filosofia per entrare di prepotenza anche
nelle altre scienze umane, come ad esempio nella sociologia, nell’antropologia,
nella psicologia, nella etnologia e naturalmente anche nelle scienze educative.
Questo è accaduto perché la concezione fenomenologica non è una
conoscenza, ma rappresenta un vero e proprio metodo per accostarsi alla
conoscenza nel modo più risolutivo, per raggiungere una interpretazione dei dati
acquisiti, che abbia la peculiarità di saper cogliere la vera essenza di ogni cosa che
circonda l’uomo, finanche l’uomo stesso.
Edmund Husserl si presenta sicuramente come uno studioso molto
particolare, un uomo dalla mente matematica che ha incontrato la filosofia,
riuscendo ad unire le due visioni creando una vera e propria terza via, che consente
uno studio dei modi del pensare, del conoscere e dell'agire umano nell'ambito
incondizionato e privilegiato del divenire storico, accompagnato dalla necessità di
avere una vera e propria certificazione della validità delle teorie estrapolate.
La domanda alla quale si vuole tentare di rispondere in questo elaborato, si
riferisce alla possibilità di utilizzare la visione fenomenologica nell’insegnamento,
per fare ciò ho pensato di partire proprio dall’uomo Husserl, per poi indagare il suo
pensiero. Il primo capitolo infatti, tratta in maniera approfondita, sebbene non vi
siano molte notizie, in primis della vita di Edmund Husserl, verranno analizzati i
suoi studi e le influenze ricevute. Nella fattispecie dal suo maestro Brentano,
filosofo e psicologo tedesco che fu colui al quale si deve l’illuminazione primaria
di Husserl. Dalla scuola Brentaniana, infatti egli non solo si è accostato alla
filosofia, ma ha dato il via ad una serie di speculazioni, non scevre di critiche, che
lo porteranno alla teoria fenomenologica della conoscenza.
Il capitolo proseguirà dopo aver affrontato i suoi studi, con le elucubrazioni
che sono state effettuate durante gli anni di insegnamento nelle più autorevoli
Università tedesche. Si effettuerà così un excursus su alcuni suoi testi per cercare
di comprenderne al meglio il pensiero.
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Il secondo capitolo sarà completamente improntato sull’analisi delle aree
tematiche del pensiero husserliano, partendo dai presupposti culturali che hanno
dato spazio alla visione fenomenologica, analizzando le argomentazioni scettiche
comprensive dei dubbi che si pone lo studioso e che lo porteranno alla verità
assoluta che si rispecchia sul metodo analitico. In questo percorso vi sarà una grande
influenza di uno dei più grandi filosofi della storia umana René Descartes, meglio
conosciuto come Cartesio considerato il padre della filosofia di moderna
concezione, che ha dato una svolta precipua alla concezione umana, verso la
elaborazione razionalistica, atta ad una conoscenza caratterizzata dalle certezze e
dalla precisione delle scienze matematiche, fautore del razionalismo continentale
che avrà un ruolo determinante per l’intera visione umana e che aprirà la strada alla
modernità. Il secondo capitolo si focalizzerà proprio sul dubbio cartesiano, dalla
quale Husserl elaborerà i concetti di intenzionalità e di coscienza.
Il terzo capitolo verterà interamente sulla problematica della
soggetivizzazione e sulla componente basilare data dal rapporto spaziotemporale
nella quale aleggiano gli oggetti che devono essere compresi, poiché sono dati
basilari che guidano ad una corretta interpretazione delle cose che circondano
l’uomo.
Il quarto ed ultimo capitolo, infine si dedicherà alla fenomenologia applicata
alla pedagogia e alle scienze della conoscenza, in questo ambito si citeranno gli
studi di Pietro Bertolini, eminente pedagogista che ha tratto ispirazione dagli studi
fenomenologici di Husserl per riportarli in campo pedagogici, giustamente convinto
che solo questa potesse essere la via per giungere ad una visione dell’insegnamento
in grado di creare nuovi soggetti positivi, capaci dei scelte ragionate, autonome e
libere, per dare vita ad una nuova società in grado di compiere il suo dovere
primario di guida e protezione dei suoi componenti.
Il lavoro si concluderà con attente considerazioni sulle ricerche effettuate
per questo viaggio nel mondo della conoscenza umana.
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Capitolo Primo – I fondamenti della filosofia di Edmund
Husserl
1.1 Breve excursus biografico: i fondamenti del pensiero
husserliano e gli anni di insegnamento universitario
Edmund Gustav Albrecht Husserl nasce a Prossnitz, in Moravia, regione
facente parte al tempo dell’Impero austriaco, oggi Prostějov nella Repubblica Ceca,
l'8 aprile del 1859. È il secondo genito di una famiglia ebrea ortodossa della media
borghesia. Il padre, un rinomato modista, Adolf Abramo Husserl e la madre Julie
Husserl Nee Selinger ebbero in totale quattro figli: Heinrich nato nel 1857, Edmund
nato nel 1859, Helene Brunner Nee Husserl nata nel 1863, ed infine Emil nato nel
1869. I quattro giovani vennero cresciuti in un ambiente considerato liberale e non
praticante.
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In seguito lo stesso Husserl e la moglie Melvina, si convertiranno al
protestantesimo. La coppia avrà tre figli, uno dei quali morirà nella prima guerra
mondiale.
Il percorso dei suoi studi parte con l’iscrizione alla facoltà di astronomia
all’Università di Lipsia, dove frequenterà per due anni, dal 1876 al 1878. In quel
frangente seguirà anche i corsi di matematica, fisica e filosofia, quest’ultima con
Wilhelm Wundt, il creatore del primo Istituto di Psicologia Sperimentale. A quel
tempo il suo mentore fu Thomas Masaryk, un ex studente di Brentano che in seguito
sarebbe diventato il primo presidente della Cecoslovacchia. Il sociologo e filosofo
ceco, fu inoltre il fondatore dell'Università di Brno, che in seguito venne chiamata
Masarykova univerzita per ricordarlo, e sarà molto importante grazie ai suoi
consigli, nel percorso formativo di Husserl.
Nel 1878 Husserl si trasferisce a Berlino dove continua i suoi studi fino al
1881, dove seguirà i corsi di matematica, fisica e filosofia. I suoi professori di
matematica saranno Leopold Kronecker e Karl Weierstrass, dei quali la filosofia
scientifica colpirà particolarmente Husserl, incanalandone gli interessi.
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http://www.husserlpage.com/hus_bio.html
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Nel gennaio del 1883 conseguirà il dottorato in matematica a Vienna, con
una tesi sulle variazioni. In seguito tornerà a Berlino dove diverrà assistente di
Weierstrass, ma quando questi cade gravemente malato Masaryk gli suggerisce di
tornare a Vienna per poter studiare filosofia con Franz Brentano, un vero e proprio
innovatore, considerato il padre della psicologia valutata attraverso un punto di
vista empirico (1874).
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Prima di iniziare tali studi, Husserl effettua il servizio militare, in seguito
seguirà le lezioni di Brentano dal 1884 al 1886 che diverranno una vera e propria
colonna portante del suo pensiero, fondendosi con la visione, precedentemente
acquisita di una filosofia strettamente scientifica. Sarà Brentano stesso a consigliare
ad Husserl di far suo il pensiero di uno dei suoi primi allievi: Carl Stumpf
dell’Università di Halle. Il suo contributo principale al mondo della filosofia
contemporanea fu l’inserimento del concetto di stato di cose (Sachverhalt), che
verrà in seguito ripreso sia da Husserl che da Scheler. Husserl utilizzerà questa via
per preparare e presentare la sua tesi di abilitazione sul concetto di numero nel 1887
proprio con Stumpf.
In seguito questo lavoro verrà integrato ed inserito nella monografia che
Husserl pubblica nel 1891 sulla filosofia dell’aritmetica, nel quale si ritrovano
combinate le competenze matematiche, psicologiche e filosofiche. Da questo il
matematico prissiamo tenterà un fondamento psicologico per l’aritmetica.
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Si scatenerà una vera propria bagarre dal confronto tra il suo pensiero e
quello di Frege, in una vero botta e risposta tra i due studiosi. Per entrambi l’analisi
del linguaggio implica due dimensioni, la prima è correlata all’analisi degli
enunciati e dei suoi componenti, la seconda si riferisce agli elementi che
intercorrono nel fenomeno denotativo. Entrambi gli autori possono venir
considerati come sostenitori di filosofie del linguaggio di stampo intensionale. I
punti di contatto continuano perché il rapporto che intercorre fra un’espressione e
l’oggetto che essa indica è filtrato, venendo reso possibile da un elemento terzo: il
senso che caratterizza ogni espressione. Nonostante queste connessioni basilari, le
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https://plato.stanford.edu/entries/husserl/
3
Willard D., Review: Logic And The Objectivity Of Knowledge: A Study Of Husserl's Early
Philosophy, in The Philosophical Review Vol. 95, N. 4, Ott., 1986 pp. 38-118.
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diversificazioni tra i due pensieri sono enormi, si può cercare di riassumerli in poche
righe, soffermandosi solo sulle principali motivazioni di attrito.
Per prima cosa vi deve evidenziare la differenza che sussiste in riferimento
all’analisi condotta attorno agli enunciati. Per Frege si potrebbero capire attraverso
la visione delle categorie di concetto ed argomento, per Husserl invece si tratta di
espressioni complesse, che dipendono dall’unione in un intero di espressioni
categorematiche e sincategorematiche.
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Lo spiega con un esempio Davide Emilio
Quadrellaro: “Si consideri la proposizione “Bucefalo è un ronzino”. La teoria di
Frege distingue fra il termine concettuale “essere un ronzino” e il nome
d’argomento “Bucefalo”. La teoria di Husserl invece rintraccia in questo
enunciato due espressioni categorematiche: il nome “Bucefalo” e il termine
concettuale “ronzino”, e due espressioni sincategorematiche: l’articolo “un” e il
verbo “è”.”
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La teoria di Frege quindi suddivide un teorema in due parti, ovvero: il
concetto e le sue argomentazioni, Husserl riscontra altri elementi che variano
secondo l’espressione considerata. La diversa disamina è mossa da intenzioni
distinte, Frege ricerca la forma logica delle espressioni linguistiche, mentre Husserl
si focalizza sul contributo apportato da ogni elemento discorsivo, sulla significante
dell’espressione nella sua interezza. Questa differenza di pensiero porta
conseguentemente ad una seconda distinzione, che si riferisce al diverso modo di
considerare i termini speculativi, Frege vi vede chiare funzioni, per Husserl invece
rappresentano una classe di oggetti. Questa è una delle motivazioni dell’attacco del
filosofo tedesco al testo husserliano, che durante lo scambio epistolare afferma:
“Spero di trovare presto il tempo di rispondere alle Sue obiezioni. Qui mi limito
solo a dire che la nostra diversità di opinione sembra consistere essenzialmente nel
modo in cui consideriamo la relazione in cui un termine concettuale (nome comune)
sta rispetto agli oggetti.”
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Husserl, E., Ricerche logiche, Il Saggiatore, Milano 1992, pp. 416-427.
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Quadrellaro D. E., Frege e Husserl: un confronto, Rivista Italiana di Filosofia Analitica Junior
7:1, 2016, p. 66.
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Frege G., Lettera a Edmund Husserl, in: Senso, funzione e concetto, Laterza Editore, Roma-Bari
2007, p. 30.