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Il rapporto tra procedimento disciplinare e procedimento penale nel lavoro pubblico

La riforma della Pubblica Amministrazione . operata attraverso l.emanazione del decreto legislativo n. 150/2009 . segna l.avvio di un percorso particolarmente complesso che impegnera gli attori coinvolti nell.importante obiettivo di riaffermare la fiducia della collettivita nell.operato delle Pubbliche Amministrazioni, restituendo contestualmente valore e stima alla figura del funzionario pubblico. Tutto cio favorendo la diffusione di una reale cultura dell.efficienza, del merito e dell.integrita; responsabilizzando opportunamente il lavoratore pubblico . dirigente e non . sul ruolo ricoperto e sulla funzione che e chiamato a svolgere, anche attraverso l.imputazione dei demeriti rilevati.
Uno degli aspetti piu significativi della riforma di cui si e parlato e costituito dal ritrovato equilibrio tra la privatizzazione e l.inossidabile connotazione pubblicistica del lavoro pubblico; il ripristino di tale fondamentale presupposto e operato dalla riforma attraverso una puntigliosa definizione dei confini tra cio che rientra nell.orbita della contrattazione (diritti e doveri inerenti al rapporto di lavoro) e cio che invece deve rimanere nell.ambito della disciplina di diritto pubblico (aspetti inerenti alla funzione e all.organizzazione).
Tale opera di ripristino di un piu equilibrato rapporto tra le tradizionali prerogative pubblicistiche del pubblico impiego e i moderni principi tipici del lavoro privatizzato assume aspetti rilevanti nell.ambito dell.istituto oggetto del procedimento disciplinare.
Sicuramente, le disposizioni dettate dal legislatore delegato in tema di responsabilita dei dipendenti, di procedimenti e di sanzioni disciplinari sono di rilevante entita; e chiaro che in questo modo l.obiettivo che si intende perseguire e quello di conseguire un miglioramento della produttivita del personale, ricorrendo per l.appunto allo strumento dell.inasprimento delle sanzioni, oltre alle varie forme di incentivazione del merito previste.
E da sottolineare altresi la decisione di rafforzare le competenze dei dirigenti nell.adozione delle sanzioni disciplinari, nonche lo sganciamento delle procedure disciplinari dall.eventuale processo penale (c.d. abrogazione della ¡°pregiudizialita penale¡± sul processo disciplinare), il che consente di rimediare a quello che costituiva uno dei tantissimi limiti della previgente disciplina, vale a dire la permanente apertura . per lunghissimi periodi . del procedimento disciplinare, con tutte le conseguenti ricadute in termini di funzionalita e immagine della Pubblica Amministrazione.
A conclusione di questa disamina si nota che si tratta, senza dubbio, di una riforma corposa, finalizzata alla realizzazione degli obiettivi di efficienza e trasparenza dell.operato delle Pubbliche Amministrazioni e, in tal senso, in linea con le precedenti riforme relative alla privatizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni. L.obiettivo e perseguito attraverso previsioni premiali e sanzionatorie per i dipendenti pubblici, in un dosaggio di incentivi economici e sanzioni, che dovrebbero orientare l.azione dei dipendenti e migliorare l.efficienza degli apparati.
In tal senso, si e rilevato che le nuove norme, al di la dell.ideologia che le sostiene, appaiono ispirate da finalita condivisibili e sostanzialmente coincidenti con quelle alla base delle riforme degli anni Novanta. La vera discontinuita rispetto al passato recente e costituita dal metodo della riforma: il legislatore, attraverso le nuove norme, intende provocare un conflitto normativo adottando a tal fine una doppia strategia e quindi promuovendo il controllo sociale e diffuso del cittadino-utente sul funzionamento dei pubblici servizi e rilegittimando il dirigente quale effettivo datore di lavoro pubblico

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1 Sommario La presente disamina si propone di analizzare i nuovi tratti del procedimento disciplinare nel pubblico impiego, così come ridisegnati alla luce della legge delega n. 15/2009 e del successivo d.lgs. n. 150/2009 di attuazione. Prima di procedere all‟esame delle disposizioni che si ritengono maggiormente rilevanti, sembra necessario dare atto di come l‟intervento in materia disciplinare si ponga in perfetta sintonia con la ratio della legge delega rivolta a operare una sostanziale rivisitazione della struttura portante del processo sulla c.d. “privatizzazione” del rapporto di pubblico impiego in Italia, inaugurato con il d.lgs. 29/1993 e consacrato con il d.lgs. 165/2001. In tale prospettiva, l‟articolo 1 del d.lgs. 150/2009 riassume in sé i cardini delle innovazioni modificando radicalmente il precedente assetto delle fonti, di cui vi è specifico contenuto nell‟articolo 2, comma 2 del d.lgs. 165/2001; quest‟ultima norma prevedeva un‟espressa potenzialità a favore dello strumento della contrattazione collettiva, di derogare ad eventuali disposizioni di legge, a regolamenti e/o a statuti non in sintonia con le regole dettate dalla contrattazione collettiva stessa. In altri termini, la centrale disposizione di cui all‟articolo 2, fulcro del richiamato d.lgs. n. 165/2001, legittimava ampiamente lo strumento della negoziazione collettiva a un‟operazione di vera e propria espunzione di normative non compatibili con essa. L‟attuale modifica, invece, pur disponendo sempre sulla possibilità di deroga da parte della contrattazione collettiva, stabilisce perentoriamente che ciò sia possibile solo quando espressamente previsto dalla legge, invertendosi per tal via i termini enunciati. È di tutta evidenza che la modifica in questione abbia finito con lo scardinare uno dei pilastri dello stesso d.lgs. 165/2001, intervenendo su un punto centrale riguardo alla struttura dei rapporti di lavoro, ripristinando perciò il tradizionale rapporto tra legge e contratto, subordinando quest‟ultimo alla legge e circoscrivendone la portata e il grado di autonomia. L‟obiettivo dichiarato è quello del conseguimento dell‟efficienza e dell'ottimizzazione della Pubblica Amministrazione; si tratta di un obiettivo il cui conseguimento passa anche attraverso la complessiva riscrittura della materia disciplinare concepita ai sensi dell‟articolo 67, d.lgs. 150/2009 come mezzo di controllo dei risultati della performance individuale del dipendente. In tale prospettiva, la complessiva riforma del procedimento

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