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Sperimentare l'integrazione attraverso il Cooperative Learning: l'esperienza di alunni e insegnanti

Il progetto di tesi si colloca all’interno di un corso di formazione per insegnanti, realizzato nell’anno scolastico 2007/2008 grazie alla collaborazione del C.T.R.H. di Brescia (Centro Territoriale Risorse e Servizi per l’Handicap).
L’obiettivo è la formazione dei docenti su tecniche educative attraverso la loro applicazione sul campo, in classe, in modo da coniugare formazione, ricerca e sperimentazione.
Nell’anno scolastico 2007/2008 il corso prevedeva la formazione e la sperimentazione della metodologia “Cooperative Learning” così da promuovere l’integrazione e la collaborazione all’interno di tutta la classe
Il corso è stato gestito in modo da permettere agli insegnanti che vi hanno aderito di sperimentare sul campo le tecniche insegnate. Periodici incontri di supervisione hanno garantito un’attenta analisi di ogni singola situazione, un confronto e l’individuazione di un progetto d’intervento condiviso.
Nello specifico il presente progetto di tesi riguarda l’applicazione del Cooperative Learning all’interno di due classi di una scuola primaria di Brescia.
Il primo percorso ha coinvolto la classe 1°C e in particolare un bambino di nome Daniel, moldavo, arrivato in Italia da pochi mesi in seguito ad un ricongiungimento familiare. Nonostante l’intervento sia stato svolto con tutta la classe, abbiamo deciso di osservare in particolare questo bambino perché presentava alcune problematiche a livello comportamentale sia nelle gestione delle regole in classe sia nella relazione con i compagni: Daniel non riusciva a fare un lavoro da solo e richiedeva sempre la presenza dell’insegnante che non riusciva a seguire il resto della classe, inoltre non aveva interazioni con i compagni, li prevaricava, rubava loro oggetti, faceva dispetti e non giocava mai con loro cercando sempre le insegnanti.
L’obiettivo per lui, quindi, è stato quello di aumentare i suoi scambi positivi con i compagni e ridurre le interazioni negative. L’intervento di Cooperative Learning ha coinvolto tutta la classe e, dopo una prima fase di insegnamento dell’abilità sociale “rispettare il proprio turno”, ha visto l’applicazione di questa metodologia con due diverse insegnanti e in due diverse materie: matematica e storia. Per matematica abbiamo svolto due unità didattiche, una sui numeri e una sulla risoluzione di problemi; per storia ci siamo concentrati sulla ricostruzione temporale di eventi in sequenza. L’analisi grafica dei risultati mostra come attraverso questo percorso Daniel sembra aver diminuito i suoi comportamenti di disturbo e di prevaricazione all’interno della classe in entrambi i contesti, sia nei lavori di gruppo sia durante le lezioni condotte tradizionalmente; questi comportamenti sono diminuiti in modo graduale fino a divenire quasi nulli. In parallelo si può osservare un aumento crescente delle interazioni positive all’interno della classe, un suo maggiore coinvolgimento nel compito e nelle relazioni con i compagni.
Il secondo percorso ha coinvolto la classe 2°B e in particolare una bambina di nome Giada. Giada è una bambina segnalata per problemi generali di apprendimento e nell’area del linguaggio.
Ciò che preoccupava di più le insegnanti è che presentava dei problemi nella relazione spontanea con gli altri bambini, non riusciva ad accettare le regole di un gruppo e l’adulto rimaneva sempre il suo unico punto di riferimento. L’obiettivo per lei è stato, quindi, quello di migliorare le sue interazioni sociali con i compagni e di aumentare la sua autonomia nel compito.
L’intervento di Cooperative Learning ha previsto l’insegnamento delle abilità sociali di ascolto e di dare ed accettare aiuto; queste abilità sono state poi sperimentate ed acquisite all’interno del lavoro cooperativo svolto con l’insegnante di italiano sul testo descrittivo prima, e sul testo narrativo poi.
L’analisi grafica dei risultati mostra come attraverso questo percorso Giada sembra aver diminuito i comportamenti negativi all’interno della classe sia nei lavori di gruppo che durante le lezioni condotte tradizionalmente; Giada, inoltre, sembra aver incrementato in modo evidente gli scambi positivi con i compagni, accettando il loro aiuto e collaborando con loro. L’osservazione di alcune durate, poi, ci permette di notare come Giada sembra aumentare i comportamenti di attenzione durante la lezione e non ricercare più in modo costante la vicinanza dell’insegnante.

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Introduzione Introduzione “Ci sono pochissime cose che si imparano attraverso l’ascolto di qualcuno che ce le insegna. La teologia, forse; forse la filosofia teoretica o la meccanica quantistica. Quasi tutte le altre si imparano provando a farle” (Celi e Fontana, 2007, p.3) Celi e Fontana in questo passo ci mostrano la concezione che sta alla base degli interventi che vengono applicati all’interno della scuola: la teoria è importante, ma senza un’applicazione pratica è difficile riuscire a metter in atto ciò che si è imparato; questo vale per quasi tutte le professioni, per i medici, gli psicologi, e anche per le insegnanti. Nel tempo si è visto che le modalità tradizionali di tenere un corso di aggiornamento per insegnanti, in particolare sui metodi e le strategie cognitivo- comportamentali, potevano produrre due esiti: alcuni insegnanti pensavano fossero metodi troppo freddi e meccanici, altri li apprezzavano ma pensavano fossero troppo difficili da mettere in pratica. Da qui la volontà di rispondere in maniera costruttiva a questa esigenza e tentare un modo diverso di presentare il corso, in modo che potesse diventare un’esperienza veramente formativa per chi vi partecipava (Celi e Fontana, 2007). Gli interventi che vengono proposti all’interno delle scuole si presentano come corsi di aggiornamento per le insegnanti, che, però, non si limitano alla spiegazione teorica delle tecniche cognitivo-comportamentali che si possono applicare in classe, ma le mettono in atto concretamente. Il corso, quindi, si propone come un intervento che cerca di insegnare a chi vi partecipa alcune strategie cognitivo-comportamentali, provando a metterle in atto in un contesto reale, per vedere se, come e quando funzionano, nel tentativo di aiutare chi si trova in difficoltà (Celi e Fontana, 2007). Per ottenere questi obiettivi però gli insegnanti non sono lasciati soli, sono seguiti con incontri periodici di supervisione e sono accompagnati da una tesista che li supporta nell’applicazione delle tecniche in classe. 7

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