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La Social Dreaming Matrix: un’indagine conoscitiva sulla funzione sociale del sogno

La tesi è stata svolta con l’obiettivo di indagare quegli aspetti del modello della Social Dreaming Matrix di W. Gordon Lawrence che contraddistinguono la tecnica ideata nel 1982 in seno al Tavistock Institute di Londra.
Dopo una prima parte di analisi bibliografica, nella quale è stata fornita una panoramica delle prospettive storiche e socioculturali alle quali può essere fatta risalire la Social Dreaming Matrix, si è proseguito con una trattazione delle ipotesi neuroscientifiche sul sogno da un lato, e da quella dei lavori di Freud, Jung e Bion dall’altro, tese a fornire punti di comunanza e di divergenza sulla funzione sociale dei sogni.
Nella tesi è stata proposta una panoramica delle psicoterapie di gruppo dal punto di vista dell’approccio olistico, dove la matrice può essere paragonata ad un sistema complesso, nel quale valgono le “leggi” dei sistemi caotici, espresse dalla Teoria del Caos.
Il Social Dreaming è stato quindi presentato come uno strumento adatto all’analisi delle dinamiche non-lineari, specificando alcuni concetti della Teoria del Caos quali quello del “Butterfly effect” e della dipendenza della matrice dalle condizioni iniziali.
Le interviste ai conduttori di Social Dreaming che sono state riportate nella tesi miravano a fornire una panoramica dello stato dell’arte della tecnica, che è stata approfondita nella seconda parte della tesi, che consiste di una ricerca su un gruppo di studenti di psicologia a Torino, partecipanti ad un ciclo di dieci matrici, svolte in veste di attività seminariale. I questionari somministrati, che miravano all’accertamento dell’influenza del conduttore sulla matrice, del modo di sentire un Social Dreaming e del modo di considerarlo, hanno messo in evidenza la natura “democratica” della tecnica, la sua ricchezza di temi e contenuti, così come l’intensità affettiva che è capace di creare.
La “matrice sognante” rappresenta una possibile rivalutazione sociale dell’esperienza onirica
personale: un riscatto della possibilità di operare nella società attraverso i propri sogni, che riguarda l’empowerment della persona come soggetto politico, la sua formazione e auto-formazione in termini di totalità psichica.
Come dimostrato dalla ricerca, l’incremento del dialogo con l’inconscio non toglie interesse per il contesto del sognatore. Questo svela l’interdipendenza tra la conoscenza di sé e la conoscenza dell’ambiente intorno a sé. La matrice di Social Dreaming può coerentemente essere considerata uno strumento di conoscenza del contesto del sognatore attraverso i suoi sogni, i quali ne permettono una diversa percezione che tocca anche i contenuti della latenza sociale, intesi come pensieri rimossi e negati, elementi sociali, politici ed ambientali che vengono nascosti o che non vengono riconosciuti nella cultura di colui che sogna, pur appartenendole. L’analisi istituzionale effettuata attraverso i sogni fornisce una visione delle dinamiche inconsce delle organizzazioni, così come della cosiddetta “ombra” dell’istituzione, la quale può essere mostrata e trasformata dalle immagini dei sogni.
Si è concluso che le trasformazioni del pensiero e dei sogni che avvengono nella matrice possono portare ad analoghe trasformazioni negli atteggiamenti coscienti e nei comportamenti verso quei dati di realtà che, dopo essere stati sottoposti all’esame onirico ed alla conversazione-per-immagini che avviene nella matrice, non sono ormai più gli stessi.
La tesi si chiude con un’analisi tematica dei contenuti dei sogni che sono stati trascritti durante l’esperienza di Social Dreaming, basata sui motivi maggiormente ricorrenti. Dai risultati ottenuti sono state narrate sette storie, modi diversi di intendere la matrice a seconda del vertice tematico assunto al riguardo, ad evidenziare la relatività di ogni narrazione, che è pur sempre un’interpretazione.

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1 INTRODUZIONE “Proviamo a giocare con gli infiniti “versi” dell’uni-verso” Terenzio Formenti Due motivi mi hanno spinto a scegliere di indagare il modello della Social Dreaming Matrix. Il primo riguarda la dialettica che, dentro di me, non sono ancora riuscito a comporre tra l’approccio freudiano e quello junghiano. Il sogno sociale rappresenta una possibilità di conversazione tra questi due orientamenti teorici, evidenziata dal sogno che feci la notte dopo aver partecipato alla mia prima matrice di Social Dreaming. Ecco il sogno: “Sono S. Freud, e sono sposato con Emma Jung. Abbiamo un figlio piccolo, che porto in giro con me, mostrandogli un’Italia di inizio ’900. Mentre siamo in una piazza, ci vengono addosso cento pallottole. Uso allora i miei poteri magici per creare una vetrata antiproiettile davanti a noi, e quando le pallottole la toccano diventano gocce d’oro che cominciano a scorrere sul vetro, fin che una lo penetra colpendo mio figlio alle spalle. La scena cambia, e mi ritrovo su di un carro in corsa, trainato da due cavalli. Emma sta su un altro carro, ed io (Freud) devo riuscire a passargli nostro figlio per salvarlo, azione che (so) comporterà il mio sacrificio. Mia moglie riesce a prendere il prezioso fagotto nel quale è avvolto il piccolo, ma quando lo apre vi trova dentro un panino al prosciutto cotto, fresco appena tagliato”. Ad una prima delusione per il finale poco epico del sogno, fece seguito il piacere di ascoltare, con l’andare delle matrici, che i “panini al prosciutto” nei sogni degli altri erano ormai diventati un codice comune, che compariva nelle “nostre” immagini oniriche come simbolo dei sogni. Il secondo motivo che mi ha portato a questa tesi riguarda un “nesso acausale”, ovvero la coincidenza per cui l’aula abitualmente utilizzata per il seminario di sogno sociale non era disponibile per l’ultima matrice prevista. Il gruppo di Social Dreaming si trasferì nell’unica aula disponibile, che era la Sala Lauree della Facoltà di Psicologia. Quel giorno, nella matrice, fu posta, tra le altre, la domanda: “Chissà perché siamo finiti proprio nella Sala Lauree?”. Il presente lavoro di tesi tenta di descrivere come emergono, durante il lavoro nella matrice, domande come questa. Si sono quindi sondate le caratteristiche di quello che è stato definito “il fenomeno del Social Dreaming” dal suo stesso scopritore, W. Gordon Lawrence (2003).

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