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La psicologia dell'emergenza

In riferimento a eventi catastrofici, quali i disastri naturali e gli atti di terrorismo, che si verificano con una certa frequenza su scala locale e globale, un settore come quello della Psicologia dell’Emergenza assume un ruolo fondamentale, al fine di poter prevenire e limitare i danni sia a livello del singolo individuo, sia soprattutto a livello di comunità.
Infatti, questa branca della psicologia si prefigge di sostenere le vittime di disastri, atti terroristici, incidenti, ecc., fornendo loro assistenza psicologica immediata, in modo da limitare i traumi psichici successivi.
Una branca della Psicologia come quella dell’Emergenza è nata da poco, infatti soltanto recentemente si è giunti a comprendere e riconoscere l’importanza dell’intervento immediato, del sostegno alle vittime, ma anche della prevenzione, da parte di figure professionali specializzate in diversi ambiti che collaborano fra loro dando vita ad un approccio integrato che associa fra loro diverse discipline.
Il primo capitolo di questo lavoro introduce le principali definizioni dei costrutti utilizzati nell’ambito della Psicologia dell’Emergenza, gli ambiti e i fini verso cui si orienta l’attività di ricerca, le teorie su cui si fonda questa importante branca della Psicologia e la sua nascita negli Stati Uniti, in Italia e il coordinamento della Rete Internazionale.
Nel secondo capitolo viene analizzato il ruolo fondamentale che occupano la prevenzione e la previsione nel benessere della comunità, oltre al concetto di empowerment, fondamentale per la salute di una collettività; successivamente vengono illustrate le caratteristiche della comunicazione in emergenza, le qualità che deve presentare per essere efficace e l’influenza che ha l’informazione da parte dei mass media sulla popolazione vittima di un disastro.
Vengono poi portati gli esempi di ricerche nell’ambito della Psicologia dell’Emergenza, con i lavori di Baisden e Quarantelli (1981), che esaminano la distribuzione dei servizi di salute mentale nei disastri di comunità, di Shippee, Bradford e Larry Gregory (1982), che analizzano la percezione che la popolazione di una comunità colpita da una alluvione ha del disastro naturale, e di Couto (1989), volta ad individuare possibili connessioni tra il verificarsi di una catastrofe e l’attivarsi di processi di empowerment nella fase di riorganizzazione e ricostruzione della comunità.
Nel terzo capitolo sono presentate le definizioni di catastrofe, di calamità, di disastro e le diverse tipologie in cui quest’ultimo si divide, per poi passare alla trattazione della percezione del rischio da parte degli individui e la suddivisione di essi in base ai diversi modi in cui si rapportano con l’eventualità del disastro; infine sono presentate le definizioni di emergenza, di evento critico e di evento traumatico.
Il quarto capitolo è interamente dedicato alla vittima: in particolare, viene presentata una classificazione dei tipi di vittime, i comportamenti delle vittime nella situazione di disastro, i diversi tipi di reazioni emotive e psicologiche che esse possono presentare e i disturbi psicologici post trauma, con particolare riferimento al disturbo post traumatico da stress (DPTS) e ai principali modelli teorici che lo riguardano.
Il quinto capitolo si occupa delle strategie di coping e dell’influenza che il disastro ha su di esse; viene poi trattata l’importante azione del sostegno sociale a livello di comunità, il ruolo della Società Italiana della Psicologia dell’Emergenza (Sipem) e il suo protocollo applicativo infine vengono evidenziati il ruolo fondamentale dello psicologo nell’assistenza alle vittime e le principali tecniche di intervento messe in atto per arginare i disturbi psicologici post trauma: il debriefing, il defusing, il counseling e l’emdr.
Nel sesto capitolo viene definito il comportamento prosociale, che costituisce le fondamenta del processo di aiuto, la costituzione dello staff operativo sul campo e la sua metodologia d’intervento per il ripristino della normalità; in conclusione vengono illustrati gli importanti strumenti di elaborazione collettiva post disastro, come la narrazione, l’aiuto proveniente dal teatro e l’umorismo. Il settimo capitolo è dedicato al ruolo fondamentale che svolgono i soccorritori.
In particolare, vengono analizzati i rischi che corrono nel loro impegnativo lavoro, i disturbi psicologici che possono presentare (in particolare il disturbo denominato burnout), la prevenzione e il supporto a loro indirizzati, e le tecniche per prevenirne lo stress, in modo da arginare le conseguenze più spiacevoli e permettergli dunque di proseguire il loro delicato lavoro nel modo più sicuro. L’ultimo capitolo contiene le conclusioni generali del lavoro.

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INTRODUZIONE In riferimento a eventi catastrofici, quali i disastri naturali e gli atti di terrorismo, che si verificano con una certa frequenza su scala locale e globale, un settore come quello della Psicologia dell’Emergenza assume un ruolo fondamentale, al fine di poter prevenire e limitare i danni sia a livello del singolo individuo, sia soprattutto a livello di comunità. Infatti, questa branca della psicologia si prefigge di sostenere le vittime di disastri, atti terroristici, incidenti, ecc., fornendo loro assistenza psicologica immediata, in modo da limitare i traumi psichici successivi. Prima “psicologia” ed “emergenza” rappresentavano forse un ossimoro, due termini inconciliabili poiché lo studio del pensiero e delle emozioni appariva come un lungo e complesso processo che non poteva adattarsi alle situazioni di crisi, dove, al contrario, è indispensabile un intervento precoce e, al tempo stesso, efficace. La parola “emergenza”, infatti, deriva dal latino ex mergere che significa letteralmente uscire dall’acqua, ciò che viene a galla, ciò che nasce e cresce: dunque tale termine si riferisce a un momento critico che richiede un intervento immediato (Belcastro, 2005). Una branca della Psicologia come quella dell’Emergenza è nata da poco, infatti soltanto recentemente si è giunti a comprendere e riconoscere l’importanza dell’intervento immediato, del sostegno alle vittime, ma anche della prevenzione, da parte di figure professionali specializzate in diversi ambiti che collaborano fra loro dando vita ad un approccio integrato che associa fra loro diverse discipline. Il primo capitolo di questo lavoro introduce le principali definizioni dei costrutti utilizzati nell’ambito della Psicologia dell’Emergenza, gli ambiti e i fini verso cui si orienta l’attività di ricerca, le teorie su cui si fonda questa importante branca della Psicologia e la sua nascita negli Stati Uniti, in Italia e il coordinamento della Rete Internazionale. Nel secondo capitolo viene analizzato il ruolo fondamentale che occupano la prevenzione e la previsione nel benessere della comunità, oltre al concetto di empowerment, fondamentale per la salute di una collettività; successivamente vengono illustrate le caratteristiche della comunicazione in emergenza, le qualità che deve presentare per essere efficace e l’influenza che ha l’informazione da parte dei mass media sulla popolazione vittima di un disastro. 1

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