La musica come terapia. Analisi critica di alcuni recenti contributi
Il termine musicoterapia deriva dai concetti di musikè (rappresentazione dell’uomo in parola, suono e movimento) e therapeia (assistenza, cura, guarigione).
Generalmente una seduta di musicoterapia si svolge in uno studio che deve avere determinate caratteristiche; in modo particolare, deve essere isolato acusticamente e non vi devono essere oggetti o arredamenti che ostacolino il movimento del paziente.Il setting può però essere costituito anche all’aperto.
Ogni musicoterapeuta ha un proprio Gruppo Operativo Strumentale (GOS) costituito dall’insieme degli strumenti corporeo-sonoro-musicali che vengono utilizzati durante le sedute.
Per quanto riguarda le principali Scuole di pensiero della musicoterapia si possono individuare due gruppi dominanti. La musica è in relazione anche con la psicologia e la psicoanalisi.L’ascolto di particolari ritmi o armonie può influenzare le nostre emozioni intensificandole o modificandole.
Ogni essere umano nel corso della sua vita ha vissuto delle esperienze collegate alla musica e, l’ascolto di un particolare brano musicale, può risvegliare in lui il loro ricordo.
L’uso della musica durante il trattamento psicoterapeutico può indurre la produzione onirica, facilitare la regressione e l’emergere dei fenomeni di transfert e controtransfert.
Nel lavoro coi disabili mentali l’uso del corpo come strumento di movimento o percussione è importante. Nel caso di nevrosi e psicosi la musica aiuta ad eliminare i contenuti disturbanti presenti nel paziente, facilita l’interazione e la relazione con gli altri e può fungere da mezzo sostitutivo del linguaggio parlato.
Con persone afflitte da autismo la musica può svolgere il ruolo di oggetto mediatore tra soggetto e realtà esterna, può cioè rappresentare uno strumento di comunicazione che consente un’azione terapeutica che non provochi nel paziente segni d’angoscia.
La terapia musicale mira ad eliminare gli ostacoli emotivi o intellettuali che si frappongono tra il soggetto autistico e l’ambiente, e a migliorare il comportamento del paziente nel suo rapporto sia con chi lo circonda sia con se stesso.
La musicoterapia può venire utilizzata anche durante la gravidanza. La musica aiuta la donna a regredire al suo vissuto personale di feto e di figlia e a vivere con meno ansia questa fase della sua vita.
Al momento del parto la musica può aiutare la puerpera a potenziare i suoi livelli energetici, a ridurre l’ansia e a trovare una condizione di concentrazione fisica e mentale. Inoltre la musica dà la possibilità alla partoriente di gridare e urlare senza vergogna nei confronti di chi ascolta e di aprire il canale della comunicazione viscerale con l’ambiente e il bambino.
I suoni aiutano anche il feto, in modo particolare se li ha uditi in precedenza associati a sensazioni positive trasmessegli dalla madre, a rassicurarsi durante le operazioni legate all’uscita dal ventre materno. Questo rappresenta un aspetto di accoglienza svolto dalla musica nei confronti del bambino, i suoni indicano che la vita esiste anche oltre il tunnel, verso la luce, all’esterno.
Gli effetti della musicoterapia in gravidanza possono continuare anche dopo il parto.
La musica può essere utilizzata anche nel trattamento di un bambino Down poiché questi ne ha uno spiccato desiderio, sente il ritmo, prova piacere nell’ascolto di brani, in particolare melodici, e nel cantare insieme agli altri.
Un’ulteriore gratifica per il bambino afflitto da questa sindrome è rappresentata dalla produzione musicale. Far musica singolarmente o in gruppo può servire per fargli manifestare la sua ricca inventiva.
La terapia musicale può portare a buoni risultati anche nei casi di soggetti afflitti da disturbi del linguaggio o da morbo di Parkinson.
Per quanto riguarda la situazione della musicoterapia in Italia è difficile riuscire a reperire una quantità di materiale bibliografico sufficiente per poterne ricostruire un quadro realistico.
Per sopperire in parte a questa difficoltà ho contattato direttamente dei musicoterapeuti ai quali ho sottoposto un questionario di 9 domande. Un obiettivo comune alla maggior parte dei terapeuti è quello di favorire nel paziente, attraverso la musica, una maggiore consapevolezza corporea e un’apertura nei confronti dell’ambiente esterno, anche attraverso un miglioramento della comunicazione verbale e non-verbale. Nello svolgimento delle sedute quasi tutti i musicoterapeuti individuano tre momenti principali: la canzone di benvenuto, la parte attiva e la canzone d’arrivederci.Tutti danno comunque molto spazio all’improvvisazione e al paziente e non usato musica registrata.
I maggiori successi ottenuti da questi musicoterapeuti riguardano un miglioramento della comunicazione e dell’autostima del soggetto e un innalzamento della soglia attentiva.
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Informazioni tesi
Autore: | Sonia Riboli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Silvio Stella |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 101 |
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