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«Ali di cartapesta. Affettività, sessualità, resilienza e cura dell'anima attraverso il con-tatto»

L'idea di questa tesi nasce da un interrogativo: Si può vivere reprimendo il desiderio di affettività e sessualità? E il percorso scelto è stato quello di indagare le dimensioni della perdita e del lutto, della disabilità e della malattia, considerati come portatori di possibilità.
L'interesse per la malattia e il lutto deriva dalla mia ventennale esperienza di volontaria nell'assistenza in Antea (associazione che offre assistenza gratuita, a domicilio e in hospice, ai pazienti oncologici e non, che si trovano in fase avanzata di malattia, attraverso le cure palliative), mentre quello verso la disabilità è maturato a seguito dell'incontro con un'assistente olistica all'affettività.
La prima parte iniziale del mio lavoro è dedicata, nel primo capitolo, al tema della Resilienza come opportunità: indagare le dimensioni della sofferenza come riscatto esistenziale attraverso un diverso progetto di vita, capace di integrare le luci con le ombre. La resilienza non elimina il trauma né cancella le ferite dell'anima, non nasconde le cicatrici ma le integra e ne germoglia una nuova trasformazione bellissima
L'itinerario prosegue attraverso la presentazione di due "incontri" speciali, quelli con Victor Frankl e Etty Hillesum, profeti di speranza e rinascita.
Il secondo capitolo tratta della resilienza in chiave analitico-esistenziale. Si suddivide in tre parti: la prima fa riferimento alla visione antropologica ed esistenziale di Frankl, per fornire un'introduzione al suo approccio; la seconda, riguarda il contributo frankliano e si concentra sull'apporto psicoterapeutico al concetto di resilienza, inteso come forza di resistenza dello spirito), focalizzandosi piuttosto sulla responsabilità personale circa l'atteggiamento assunto nei confronti degli eventi della vita che ci interpellano costantemente prendendo in considerazione uno strumento essenziale per dare significato alla sofferenza: la ricerca di senso e di costruzione di significati nella propria esistenza.
La terza parte è dedicata alla scrittrice di origine ebrea, che ci rammenta che la vita non è mai priva di cavità, caverne oscure in cui si rischia di perdersi e che ciò è un bene perché se non discendiamo al loro interno neghiamo l'essenza più pura e vera dell'esistere. La sua fu una risposta di amore incondizionato, autentico, gratuito.
Alla luce dell'analisi bibliografica e dell'indagine sul campo, nel terzo capitolo, sono riportati gli aspetti più rilevanti emersi sul rapporto tra resilienza ed affettività, con un excursus sulle terapie psicocorporee e bioenergetiche, sull'importanza di e del come riappropriarsi del contatto corporeo. Si è entrati, nello specifico, a riflettere, sul ruolo e sullo spazio riservati al corpo nel processo psicoterapeutico analizzando diversi contributi.
I differenti orientamenti si possono riassumere in tre vie percorribili: la psicoterapia Bioenergetica, Biosistemica ed Organismica. Un aspetto crucial è connesso all'importanza data alle recenti scoperte riguardanti le mappe di funzionamento del sistema nervoso rispetto alle emozioni: esprimere ed accogliere il disagio affettivo-emotivo che non sempre trova 'le parole per raccontarlo'.
All'interno del quarto capitolo, si è evidenziata la difficoltà delle persone in lutto, in prevalenza, donne, ad aprirsi a nuovi contatti di tipo intimo, sia affettivo sia sessuale; nel caso di malattie gravi, oncologiche e non, molto dipende dalla propria personale capacità resiliente di non staccarsi dalla corporeità ferita e di provare ad amarla con le sue cicatrici permanenti, le sue sopraggiunte mutazioni radicali; il disabile cerca d'esser riconosciuto come soggetto attivo, soprattutto nella sfera dimensionale sessuale, la più carente e bisognosa, negata e repressa, reclamando cambiamenti socio-educativi che favoriscano la promozione armoniosa della persona umana nella sua globalità, al di là di mancanze e fragilità psicofisiche.
Nel successivo paragrafo si è affrontato il tema del lutto da diverse prospettive e a tal fine, oltre alla consultazione teorica classica ho sviluppato una ricerca osservativa sul campo, basata sulla raccolta di testimonianze personali, con l'arricchimento delle relative suggestioni ricevute, necessaria a dare fondamento pratico a quanto sostenuto.
La dissertazione termina con alcune conclusioni che non vogliono essere considerazioni finali ma spunti per ulteriori approfondimenti e riflessioni sul tema, con un rimando all'appendice finale, dove leggere storie di vite resilienti.

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INTRODUZIONE «Bisogna avere il coraggio di essere fragili, e non fa niente se diamo a tanti l’illusione del bersaglio facile, se mostriamo la crepa che gli altri possono allargare. Dobbiamo avere il coraggio di farci trovare in affanno, in fuorigioco, in disordine, spettinati nella vita, in debito di ossigeno e di amicizie, lontani da ogni porto sicuro, sperduti anche a noi stessi… Dare valore al silenzio, al buio, alla dolcezza… Forse è proprio il dolore che contiene le istruzioni per un buon uso della gioia. Io propongo massaggi diffusi,intimità provvisorie, dialoghi intimi dentro un treno. Il mondo si salva con gli abbracci. […] Abbiamo furiosamente bisogno d'amore. Ci devono toccare le mani che sanno di cuore, capaci di ricamare carezze, di sfiorare leggere gli orli e le pieghe delle tante vite, e poi morsi e baci tra i capelli e il furore di guardarsi. Abbiate cura di impazzire per un abbraccio». (Franco Arminio) «Se nascere è un dono, rinascere è un compito che ci è chiesto ogni mattina, provare ogni giorno a tenere insieme il cielo e la terra, l'infinito e l'umanità, tutto in un abbraccio. Dedicatevi a quelle poche cose che contano. Meravigliatevi di una nuvola che solca il cielo. Siate cercatori di bellezza. Siate voi stessi la bellezza: quella dei sorrisi e degli sguardi profondi. …Abbiate cura di splendere, trova il modo di celebrare la vita, qualunque essa sia e vi scoprirete capace di miracoli». (Fra Giorgio Bonati, morto d’improvviso per incidente nel 2019) Talvolta, stare in compagnia dei nostri "scarti" ci permette di scoprire l'inedito, di sentirci, perché soltanto ciò che sta sul margine guarda il non visibile e ci fa conoscere più in profondità, sotto la carne che tocchiamo, dietro quello che ci sfugge. Nella novella “Una giornata” di Pirandello, si narra di un viaggiatore che, sceso dal treno durante la notte, si ritrova sul marciapiede di una stazione sconosciuta. Confuso, ha un attimo di disorientamento, non si ricorda da dove venga e verso quale meta sia diretto. Cerca allora indicazioni frugandosi addosso. Dalle tasche estrae un’immagine sacra, la foto di una donna, una banconota. Tre oggetti simbolici dell’universo valoriale umano: l’assoluto, gli affetti, la realizzazione sociale. Non è chiaro se si tratti di sogno o di perdita di memoria. 1

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