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Handicap, integrazione e principali patologie. L'esperienza di tutor di sportello per la consulenza pedagogica-didattica

A trentuno anni dall’emanazione della legge 577 del 1977, che ha dato avvio al processo di integrazione dei ragazzi disabili nelle scuole “regolari” statali, si può affermare che i risultati conseguiti mostrano livelli elevatissimi di inserimento.Il seguente lavoro presenta in concetto di classificazione nella prima parte mentre nella seconda ci sarà una guida delle principali tipologie di disabilità. Naturalmente è una schedatura di comodo infatti essa potrebbe essere causa di una vera discriminazione tra i soggetti diversamente abili e determinare disparità di interventi. Resta fondamentale comunque che in ambito pedagogico-educativo, è necessario andare oltre l’etichetta diagnostica e conoscere la specificità di ogni individuo se non si vuole che categorie linguistiche riduttive rendano falsamente omogenei problemi che sono, invece, diversi. Nella terza parte viene presentato il servizio di sportello pedagogico-didattico istituito presso la sovrintendenza scolastica di Bolzano.

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4 INTRODUZIONE A trentuno anni dall’emanazione della legge 577 del 1977, che ha dato avvio al processo di integrazione dei ragazzi disabili nelle scuole “regolari” statali, si può affermare che i risultati conseguiti mostrano livelli elevatissimi di inserimento. Infatti, l’andamento dei dati retrospettivi, riferiti ad oltre un decennio, evidenzia un costante aumento del numero di studenti disabili. Un aspetto caratterizzante l’inserimento dei diversabili nella scuola è quello legato al costante aumento dell’incidenza di presenze al crescere degli anni di corso sia nelle scuole elementari che medie, fenomeno legato anche alla manifestazione dell’handicap a scolarizzazione avvenuta. Il trend decrescente delle scuole secondarie superiori trova, invece, spiegazione, sia nel fatto che il processo di integrazione in tale livello scolastico non si è ancora pienamente realizzato, sia perché i disabili frequentano prevalentemente scuole di tipo professionalizzante che offrono la possibilità di ottenere un titolo di studio (qualifica o licenza)intermedio dopo tre anni di corso. Il seguente lavoro presenta in concetto di classificazione nella prima parte mentre nella seconda ci sarà una guida delle principali tipologie di disabilità. Naturalmente è una schedatura di comodo infatti essa potrebbe essere causa di una vera discriminazione tra i soggetti diversamente abili e determinare disparità di interventi. Resta fondamentale comunque che in ambito pedagogico- educativo, è necessario andare oltre l’etichetta diagnostica e conoscere la specificità di ogni individuo se non si vuole che categorie linguistiche riduttive rendano falsamente omogenei problemi che sono, invece, diversi. Nella terza parte viene presentato il servizio di sportello pedagogico-didattico istituito presso la sovrintendenza scolastica di Bolzano. Attorno all’integrazione scolastica si giocano spesso molte aspettative sia da parte dei genitori, che degli operatori e degli stessi insegnanti. Molti pensano che la scuola possa in qualche modo ridurre il deficit che caratterizza la disabilità ed è proprio questo equivoco che causa una distorsione delle aspettative che a sua volta è spesso fonte di delusione e premessa di insuccesso. La Scuola infatti non interviene sulla disabilità ma sulla dimensione dell’handicap rimuovendo quelle barriere fisiche, psicologiche e sociali che impediscono al bambino di vivere pienamente lo sviluppo della propria identità. E’ vero che la riabilitazione è un processo di apprendimento, ed è vero anche che riabilitare significa promuovere un adattamento all’ambiente sociale. La scuola però si differenzia dalla riabilitazione perché si rivolge a tutti i minori nessuno escluso e verso ciascuno attua un intervento formativo tendente “ad una sostanziale uguaglianza dei risultati” come dice la Premessa ai programmi della Scuola Elementare. Quindi anche nei confronti del bambino portatore di handicap la scuola si rivolge con gli stessi criteri con i quali si rivolge agli altri bambini. Cambiano i percorsi, si differenziano le strategie ma l’obiettivo resta lo stesso: garantire uno sviluppo dell’identità del bambino integra e armonica, processo che nel caso del bambino diversabile dovrà fare i conti con il riconoscimento e l’accettazione della propria disabilità. Questo processo avrà tanto più successo quanto più la scuola sarà capace di riconoscere ed accettare la disabilità del bambino e di integrarla nella propria identità (processo biunivoco). Ad una positiva esperienza di integrazione scolastica sociale corrisponde la capacità di assumere progressivamente ruoli sociali, quindi di far parte del mondo di tutti nel modo più competente possibile. L’integrazione scolastica opera a favore: 1. del consolidamento di una positiva immagine di sé attraverso i processi di identificazione con i coetanei e gli adulti in un clima relazionale di accoglienza; 2. dell’acquisizione di livelli diversificati di autonomia personale intesa come capacità di prendere decisioni,instaurare rapporti, regolare la propria vita; 3. della strutturazione di un processo di apprendimento che rispettando i percorsi didattici differenziati e multimediali sviluppi al massimo le capacità cognitive e comunicative anche in casi di handicap medio – grave.

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