La scuola a colori. L'Integrazione dei minori stranieri nella Comunità Montana Valle del Giovenco
Nell’ambito del fenomeno migratorio, la dimensione dell’infanzia è importante sotto molti punti di vista, in quanto tale presenza impone, in primo luogo, il miglioramento delle strutture e dei percorsi di accoglienza.
L’arrivo in numero sempre più consistente di allievi di origine straniera nelle scuole ha imposto una crescente consapevolezza dell’importanza del tema dell’interculturalità.
Per molti paesi d’immigrazione il punto di partenza è che l’offerta di pari opportunità di successo scolastico per gli allievi di origine minoritaria consiste sostanzialmente nel fornire loro competenze nella lingua del paese in cui risiedono ( la cosiddetta seconda lingua, L2).
Senza sottostimare quanto sia importante per questi allievi padroneggiare bene la lingua del paese di residenza, è necessario, però anche considerare gli altri fattori che contribuiscono al loro successo scolastico e a una corretta valutazione del loro potenziale individuale e collettivo in campo culturale e linguistico.
Attualmente, le nostre strutture educative, dalla scuola dell’infanzia alla scuola di secondo grado, accolgono ben 500.512 bambini e adolescenti immigrati di prima e seconda generazione, e neoimmigrati, che rappresentano il 5,6% della popolazione scolastica.
Tale presenza, sebbene sia disomogenea sul territorio nazionale, è rilevabile in ogni realtà scolastica e ha determinato nel corso degli anni differenti modalità di risposta, che si sono concretizzate nella riorganizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, nell’impiego di nuove figure professionali, nell’adeguamento delle attività didattiche alle nuove caratteristiche dell’utenza.
La scuola vive nella costante contraddizione di una discrepanza fra direttive e legislazioni e una cronica carenza di fondi, che finisce per compromettere sia sul piano culturale che su quello organizzativo anche l’applicazione stessa delle indicazioni legislative.
I servizi sociali, le scuole, i tribunali, gli ospedali, ma anche la stessa società civile, si trovano improvvisamente a dover gestire e a convivere con una nuova figura, un nuovo cittadino, una nuova persona : il minore straniero. Ogni minore ha un mondo alle spalle, una situazione diversa da caso a caso, un percorso migratorio diretto o indiretto, vissuto, subito o semplicemente respirato in famiglia per essere figlio d’immigrati.
Partendo da questa premessa, nella prima parte del presente lavoro cercherò di vedere il problema nel suo insieme, soffermandomi sul ruolo della scuola, dalla prima accoglienza alla scelta della classe, alla valutazione e allo studio dell’italiano, per poi affrontare le problematiche connesse alla difficile identità del bambino straniero, il ruolo della famiglia migrante e dei rapporti con la scuola e le nuove figure di riferimento, gli insegnanti plurilingue e i mediatori linguistico-culturali.
La seconda parte vedrà il caso specifico della Comunità Montana “Valle del Giovenco”, della quale analizzerò la presenza numerica dei minori stranieri nelle scuole del territorio e, nello specifico, il progetto “Laboratorio Interculturale” del mediatore culturale Mahmoud Hafiane realizzato nell’istituto scolastico del comune di Gioia dei Marsi.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di costruire un quadro il più possibile completo della realtà esistente, definendo le tipologie dei soggetti coinvolti, gli obiettivi e gli ambiti di intervento delle azioni volte all’inserimento dei minori stranieri.
Per spiegare al meglio la progettazione e l’organizzazione del servizio darò voce al mediatore culturale che opera all’interno della Comunità Montana “Valle del Giovenco”, riportando l’intervista fattagli, che mostra direttamente da un lato le ambiguità dei sistemi di integrazione, la complessità delle problematiche, la precarietà dei servizi, e dall’altro la forza e la volontà di avanzare passo dopo passo per migliorare la situazione ed imboccare la strada verso ‘integrazione e la realizzazione di questi bambini e ragazzi.
Analizzerò, in seguito, i dati ricavati da un questionario da me proposto su un campione di 150 persone, appartenenti al territorio della Comunità Montana su citata, suddivise in tre fasce d’età comprese tra i 15-30 anni, 31-55 anni e da 56 anni in poi.
Il questionario ha lo scopo di rilevare, in generale, gli atteggiamenti che gli italiani hanno degli immigrati che vivono nel nostro Paese.
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Informazioni tesi
Autore: | Anita D'Elia |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi dell'Aquila |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Alessandro Vaccarelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 82 |
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