e a una corretta valutazione del loro potenziale individuale e collettivo in
campo culturale e linguistico.
Attualmente, le nostre strutture educative, dalla scuola dell’infanzia alla
scuola di secondo grado, accolgono ben 500.512 bambini e adolescenti
immigrati di prima e seconda generazione, e neoimmigrati, che
rappresentano il 5,6% della popolazione scolastica (nella regione
Abruzzo l’incidenza della popolazione scolastica è del 4,2%).
Tale presenza, sebbene sia disomogenea sul territorio nazionale, è
rilevabile in ogni realtà scolastica e ha determinato nel corso degli anni
differenti modalità di risposta, che si sono concretizzate nella
riorganizzazione degli spazi e dei tempi scolastici, nell’impiego di nuove
figure professionali, nell’adeguamento delle attività didattiche alle nuove
caratteristiche dell’utenza.
Purtroppo la necessità di una crescente attenzione alla presenza di
bambini e adolescenti stranieri non trova, però, riscontro adeguato nelle
politiche sociali e istituzionali del nostro Paese.
La scuola vive nella costante contraddizione di una discrepanza fra
direttive e legislazioni e una cronica carenza di fondi, che finisce per
compromettere sia sul piano culturale che su quello organizzativo anche
l’applicazione stessa delle indicazioni legislative.
I servizi sociali, le scuole, i tribunali, gli ospedali, ma anche la stessa
società civile, si trovano improvvisamente a dover gestire e a convivere
con una nuova figura, un nuovo cittadino, una nuova persona : il minore
straniero.
Sarebbe improprio definirlo “immigrato” dal momento che circa la metà
dei minori stranieri presenti nel nostro territorio è nata in Italia e conosce
il paese di origine solo indirettamente. Questo mette in evidenza quanto
sia complessa ed eterogenea la figura del minore straniero e pone anche
delle difficoltà nei proponimenti d’integrazione dello stesso. Ogni
6
minore ha un mondo alle spalle, una situazione diversa da caso a caso,
un percorso migratorio diretto o indiretto, vissuto, subito o
semplicemente respirato in famiglia per essere figlio d’immigrati.
Partendo da questa premessa, la mia analisi si propone di indagare
all’interno di una realtà specifica, la Comunità Montana “Valle del
Giovenco”, ciò che associazioni e istituzioni concretamente fanno per
adempiere al meglio al compito dell’integrazione dei minori stranieri
nella società.
Nella prima parte del presente lavoro cercherò di vedere il problema nel
suo insieme, soffermandomi sul ruolo della scuola, dalla prima
accoglienza alla scelta della classe, alla valutazione e allo studio
dell’italiano, per poi affrontare le problematiche connesse alla difficile
identità del bambino straniero, il ruolo della famiglia migrante e dei
rapporti con la scuola e le nuove figure di riferimento, gli insegnanti
plurilingue e i mediatori linguistico-culturali.
La seconda parte vedrà il caso specifico della Comunità Montana “Valle
del Giovenco”, della quale analizzerò la presenza numerica dei minori
stranieri nelle scuole del territorio e, nello specifico, il progetto
“Laboratorio Interculturale” del mediatore culturale Mahmoud Hafiane
realizzato nell’istituto scolastico del comune di Gioia dei Marsi.
L’obiettivo di questo lavoro è quello di costruire un quadro il più
possibile completo della realtà esistente, definendo le tipologie dei
soggetti coinvolti, gli obiettivi e gli ambiti di intervento delle azioni
volte all’inserimento dei minori stranieri.
Per spiegare al meglio la progettazione e l’organizzazione del servizio
darò voce al mediatore culturale che opera all’interno della Comunità
Montana “Valle del Giovenco”, riportando l’intervista fattagli, che
mostra direttamente da un lato le ambiguità dei sistemi di integrazione,
la complessità delle problematiche, la precarietà dei servizi, e dall’altro
7
la forza e la volontà di avanzare passo dopo passo per migliorare la
situazione ed imboccare la strada verso ‘integrazione e la realizzazione
di questi bambini e ragazzi.
Analizzerò, in seguito, i dati ricavati da un questionario da me proposto
su un campione di 150 persone, appartenenti al territorio della Comunità
Montana su citata, suddivise in tre fasce d’età comprese tra i 15-30 anni,
31-55 anni e da 56 anni in poi.
Il questionario ha lo scopo di rilevare, in generale, gli atteggiamenti che
gli italiani hanno degli immigrati che vivono nel nostro Paese.
Desidero ringraziare cordialmente la Caritas di Roma che gentilmente mi
ha donato materiale prezioso per la stesura di questa tesi e lo Sportello
degli Immigrati della Comunità Montana “Valle del Giovenco” con
l’eccellente collaborazione del Mediatore Culturale Mahmoud Hafiane e
del responsabile Claudio Contestabile.
Un pensiero particolare va a Giovanna, per il suo aiuto, la sua
disponibilità e il suo interesse e a tutti coloro che si sono dimostrati
gentili nell’accettare la partecipazione alla mia inchiesta attraverso la
compilazione dei questionari proposti.
8
Capitolo Primo
SCUOLA E IMMIGRAZIONE
1.1 La migrazione dei bambini e degli adolescenti
L’esplosione demografica dei paesi asiatici e africani, l’intensificazione
e la capillarità dei trasporti, le possibilità di scambio e di comunicazione,
le crisi politiche ed economiche hanno favorito la migrazione di intere
popolazioni, determinando un inconsueto avvicinamento di culture, un
incontro/scontro di abitudini, comportamenti e visioni del mondo.
Sentimenti nostalgici e vissuti di perdita accompagnano spesso il viaggio
di migrazione dei bambini e dei ragazzi nel paese di accoglienza; sono
più acuti nelle fasi iniziali dell’arrivo e sfumano con il tempo per lasciare
il posto ai ricordi e alle immagini confuse della memoria
1
. Sono
viaggiatori non per scelta, che si trovano spesso catapultati in una parte
del mondo all’improvviso e spesso senza che vi sia una preparazione al
distacco. Come li ha definiti Tahar Ben Jelloun essi sono la generation
involontarie, una generazione involontaria: questi giovani non sono
immigrati nella società, lo sono nella vita. Sono lì senza averlo voluto,
senza aver nulla deciso e devono adattarsi alla situazione in cui i genitori
sono logorati dal lavoro e dall’esilio, così come devono strappare i giorni
a un avvenire indefinito, obbligati ad inventarselo invece che viverlo
2
.
Una generazione involontaria che, nei paesi europei, è cresciuta
notevolmente negli ultimi anni, rendendo il fenomeno di difficile
gestione.
La precarietà, la condizione psicologica e sociale del minore immigrato
sono tratti che sembrano connessi al fatto che questi soggetti sono come
1
G. FAVARO, in La difficoltà del crescere: minori stranieri e tutela, Atti del corso, Provincia di
Milano - Settore alle politiche sociali 2003
2
Tahar Ben Jelloun
9
ingabbiati da una scelta subita, o meglio, coinvolti negli esiti di una
scelta che essi, proprio in quanto minori, hanno subito più di altri
soggetti.
I minori immigrati si trovano coinvolti in molteplici passaggi: dal paese
di origine a quello che li ospita, dalla cultura familiare a quella della
scuola, dal mondo interno della dimora a quello esterno, dai suoni
familiari e affettivi della lingua madre alle parole indecifrabili della
seconda lingua.
Gli studi psicologici, psichiatrici e sociologici hanno mostrato gli effetti
traumatici prodotti dall’immigrazione nei minori che ne sono
protagonisti. Si è parlato di separazione, di elaborazione del lutto e di
processi di rimodellamento identitario, ponendo l’accento sul clima di
conflitto interetnico e interculturale in cui essi avvengono. Questi studi
hanno anche evidenziato gli aspetti per così dire “positivi”
dell’immigrazione, intesa come evento che mette alla prova le capacità
degli individui di superare i traumi che ogni cambiamento, ogni
“momento di passaggio” inevitabilmente comporta
3
. Alcuni bambini,
infatti, sembrano sviluppare risorse interne straordinarie per far fronte ad
eventi e sfide imprevisti; hanno la capacità di attraversare eventi
importanti e cambiamenti profondi mobilitando risorse per non farsi
sommergere dalle difficoltà.
La migrazione dei bambini e dei ragazzi si traduce per molti in un
evento faticoso che segna in maniera profonda le loro storia e l’identità
personale. I cambiamenti sono molteplici ed improvvisi, le fratture
laceranti e inevitabili, i compiti ai quali devono far fronte nel paese
d’accoglienza appaiono in un primo tempo ardui e al di fuori della loro
portata.
3
ISTITUTO PSICANALITICO PER LE RICERCHE SOCIALI, Integrazione ed identità dei minori
immigrati, p. 6
10
La migrazione è per tutti un evento cruciale, da non sottovalutare, da
preparare con cura, poiché segna l’avvio di un nuovo capitolo nella
storia familiare e l’inizio del nuovo viaggio nel mondo che li accoglie.
Viaggio da sostenere nelle sue tappe, da facilitare nelle conquiste e da
aiutare nelle soste, poiché comporta per i minori che ne sono coinvolti
fatiche aggiuntive, ostacoli e sfide da superare.
1.2 Le diverse situazioni sociali e migratorie
Crescere tra due culture, come avviene per i figli di immigrati nel nostro
paese, costituisce un’eccellente opportunità: è la preziosa occasione di
impadronirsi di una doppia ricchezza, quella di due mondi che possono
rendersi fertili a vicenda.
Affinché questa opportunità possa venire colta appieno, è necessario che
i minori di origine straniera trovino le condizioni per superare alcune
difficoltà che possono incontrare sul loro cammino. Alcuni di questi
ostacoli dipendono dalla situazione sociale e migratoria in cui essi si
trovano, altri da specifiche dinamiche legate proprio al crescere tra due
culture.
Sia per la situazione sociale che per quella migratoria, i minori stranieri
si possono trovare in situazioni assai differenziate. È utile tenerlo
presente, perché a diverse condizioni si accompagnano fattori di volta in
volta favorevoli od ostacolanti la felice crescita psicologica dei bambini.
Per queste differenti condizioni di partenza si possono distinguere
diverse tipologie che caratterizzano la presenza dei bambini stranieri nel
nostro Paese
4
:
¾ bambini nati in Italia da genitori con regolare permesso di soggiorno:
questa è senz’altro la condizione più favorevole. I piccoli crescono
4
La distinzione così dettagliata delle diverse esperienze migratorie e psicologiche dei minori
stranieri è stata in parte presa da M. MAZZETTI, in La difficoltà del crescere: minori stranieri e
tutela, Atti del corso 2003, Provincia di Milano - Settore Politiche Sociali, pp. 70-73
11
sostanzialmente come i bambini italiani, imparano facilmente la lingua e
la loro socializzazione viene agevolata fin dai primi anni di vita. Non
conoscono traumi di separazione e di dislocazione nello spazio, e le loro
eventuali difficoltà possono far capo essenzialmente alla gestione delle
dinamiche interculturali oppure possono originarsi dalla mancata
coincidenza tra i contenuti culturali del Paese di origine e il complesso
dei valori, delle opinioni, delle norme, delle regole e degli ideali che
caratterizzano il modo di vivere occidentale;
¾ bambini nati all’estero e immigrati con i genitori: si tratta in questo
caso di piccoli che conoscono il trauma di una separazione dal loro
mondo di origine. Conoscono un “prima” e un “dopo” che devono
connettere, e questo non è sempre agevole, soprattutto se l’evento
migratorio interviene durante la fase del loro sviluppo. Lo sradicamento
dal paese di origine e lo shock dell’impatto con la nuova realtà
socio – culturale vengono vissuti simultaneamente, con rilevabili
conseguenze sulla qualità e la natura dei processi familiari. Essi
attraversano un trauma doloroso, fatto di separazione da persone care,
dal contesto in cui sono cresciuti, per essere innestati in un ambiente
nuovo, nei cui confronti spesso sperimentano una sensazione di profonda
estraneità. Oltre tutto, non sono sostenuti dalle intense motivazioni che
hanno spinto i loro genitori a migrare, ma vivono il viaggio come
qualcosa che subiscono passivamente e, non di rado, lo possono
percepire come una vera e propria violenza;
¾ minori ricongiunti dopo una prolungata separazione dai genitori
5
:
questa modalità di strutturazione familiare dell’esperienza migratoria è la
più diffusa nel nostro Paese. In genere il percorso migratorio è avviato
5
Come specifica M. AMBROSINI, i minori ricongiunti, a loro volta, possono essere distinti tra
quanti sono giunti in età prescolare e quanti sono arrivati in Italia dopo aver iniziato il processo di
apprendimento scolastico in un altro Paese, in Seconde generazioni. Un’introduzione al futuro
dell’immigrazione in Italia, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2004, p. 6
12