Aspetti geografico-economici della conservazione attiva dell'ambiente naturale: l'esperienza del Parco nazionale d'Abruzzo, un accostamento tra tutela dell'ambiente e sviluppo
Un parco nazionale, o, per meglio dire, un sistema di parchi nazionali e di altre aree naturali protette, consente il raggiungimento di obiettivi che vanno ben oltre la semplice conservazione dell'ambiente naturale.
La valorizzazione del patrimonio rappresentato dalla natura mantenuta intatta nei suoi equilibri ecologici e la valorizzazione di questo patrimonio a fini turistici, in modo compatibile con la conservazione degli ecosistemi, costituisce un’importante opportunità per lo sviluppo delle economie locali.
Il parco viene ad essere il settore più importante in zone altrimenti destinate all'abbandono: la presenza del parco determina la creazione di attività dirette ed indirette che coinvolgono l'intera popolazione locale. Questo risultato è ottenuto seguendo un modello di sviluppo locale profondamente diverso da quello riferito ad una concezione di turismo basato sull'utilizzo intensivo e non sostenibile del territorio.
Abbiamo visto come il Parco Nazionale d'Abruzzo rivesta un ruolo principale in questo quadro: i suoi settanta anni di storia costituiscono un’esperienza importante, legata ad un nuovo modo di interpretare la tutela dell'ambiente naturale.
Negli ultimi anni il numero di visitatori del Parco ha oltrepassato il milione, con un totale di presenze superiore ai 3 milioni in tutto il comprensorio. I benefici, infatti, non si limitano ai comuni interni al Parco, ma si estendono per una fascia di circa 40 chilometri.
Il dato relativo al Parco Nazionale d'Abruzzo risulta essere indicativo per tutto il nostro Paese: la domanda di natura risulta in Italia ancora insoddisfatta se si pensa che gli attuali 10 milioni di visitatori, registrati complessivamente ogni anno in tutte le aree e le riserve naturali, potrebbero raggiungere facilmente il numero di 50-60 milioni (negli USA, rispetto ai 230 milioni di abitanti, vi sono ben 250 milioni di visitatori).
Ecco allora il senso della sfida del 10% di territorio tutelato lanciata nel lontano 1980 dalle associazioni ambientaliste e raccolta dal testo della Legge organica sui parchi nazionali e le altre aree protette, approvata definitivamente il 20 novembre 1991.
Con la legge organica n.394/91 l'Italia viene finalmente a dotarsi di quel sistema di parchi e di aree protette che consentirebbe di trarre a pieno i benefici sociali ed economici che derivano da una moderna e attenta politica di conservazione attiva dell'ambiente naturale.
Un sistema integrato di parchi esteso per circa 30 mila metri quadrati (un decimo dell'Italia) potrebbe ospitare almeno 80 milioni di visitatori ogni anno, offrendo l’opportunità di occupazione diretta per almeno 10 mila persone, alla quale andrebbe sommata un'ulteriore occupazione indiretta che interesserebbe altre 50 mila persone. Il giro di affari annuo raggiungerebbe i 3.000 miliardi di lire, creando un vero e proprio mercato, verde e pulito, in grado, tra l'altro, di garantire la conservazione e la valorizzazione del territorio.
Ciò che viene a delinearsi è un nuovo approccio della collettività verso i problemi dell'ambiente: i parchi nazionali non possono costituire che un aspetto particolare di una più ampia attenzione prestata ai problemi di tutela dell'ambiente naturale e del territorio in tutta la sua estensione.
La conservazione della natura non deve essere relegata solo ad alcune aree isolate, pur molto estese, e di valore eccezionale, vale a dire le aree esclusivamente wilderness: deve altresì rappresentare la caratteristica dominante di ogni intervento di politica economica, orientando le scelte verso una gestione e una pianificazione del territorio che consideri l'intero insieme dei problemi ambientali e di compatibilità, inserendo a pieno i parchi in un modello di sviluppo sostenibile.
In questo scenario si inserisce la recente approvazione della Direttiva dell’Unione Europea n. 92/43 intitolata ''Natura 2000''. Questa direttiva prevede la creazione di dieci aree di importanza europea: una di queste potrebbe divenire quella indicata dal progetto di costituire il South European Park (SEP), che interesserebbe più di 500.000 ettari di territorio compresi in 5 regioni e della quale il Parco Nazionale d'Abruzzo verrebbe ad essere il fulcro centrale.
Si tratterebbe del riconoscimento dell'importanza del Parco non solo a livello nazionale e della possibile valorizzazione del territorio abruzzese e dell’Appennino centrale.
L'ostacolo maggiore alla realizzazione di questo progetto è rappresentato dai finanziamenti: nonostante i positivi risultati conseguiti in questi anni, il Parco ha visto, dal 1988, il contributo statale restare fissato a cinque miliardi di lire l’anno. Si tratta di un bilancio troppo ristretto, di mera sussistenza, che non consente l’avvio di nuove iniziative, di nuovi investimenti: una situazione difficile nonostante si sia da più parti compresa la potenzialità dello strumento-parco.
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Informazioni tesi
Autore: | Andrea Ferraretto |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1991-92 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Commercio |
Relatore: | Giorgio Spinelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 267 |
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