La cognitio extra ordinem
Il potere centrale, a monte, non solo deve stabilire l’organo dal quale il singolo può ottenere la tutela dei suoi diritti ma anche prescrivere le modalità attraverso le quali può raggiungerla: in altre parole, deve indicare quale siano quella serie di atti che devono essere compiuti e con quali formalità. Processus (participio passato di procedere, che significa «andare avanti») secondo l’etimologia, indica appunto una successione di atti tra loro strettamente connessi miranti nel loro insieme a dare attuazione ad una norma giuridica che un soggetto sostiene essere stata lesa. Nel diritto romano tale finalità si realizzò del tutto proprio con la cognitio extra ordinem, quando il processo, cioè, fu pienamente pubblicizzato diventando esplicazione della funzione giurisdizionale del princeps e dei suoi funzionari imperiali. È per questo, infatti, che molti autori ritengono che solo quella del processo cognitorio sia a tutti gli effetti e nel senso moderno del temine una sentenza, la cui forza autoritativa, difatti, le è insita perchè pronunciata da un vero e proprio organo giurisdizionale (e non da un iudex privatus). D’altronde il termine extra ordinem o extraordinaria con cui questa nuova procedura venne ad identificarsi stette proprio a rimarcare quel momento di passaggio al nuovo sistema, nonché il suo contrapporsi al procedimento tradizionale dell’ordo iudiciorum, inserendosi nel vivo di tutti i problemi legati alla loro lunga coesistenza. Con tale nuovo processo, inoltre, si introdussero tutti quegli istituti di cui ho già trattato nel corso della mio lavoro e che ancora oggi ritroviamo nel nostro ordinamento: la notificazione dell’atto, la contumacia, il sistema della prova legale, l’appello, l’esecuzione ufficiale della sentenza. Di ampia portata anche le innovazioni che il nuovo procedimento introdusse nel diritto sostanziale (dal diritto di proprietà e di famiglia, alle successioni, ecc.). Insomma, non c’è parte del diritto che non sia stato fortemente influenzato da questo processo, attirando, per questo motivo, l’attenzione degli studiosi romanisti ed oggi anche la mia.
Risulta chiaro, quindi, che è dalla cognitio extra ordinem che ebbe origine il processo giustinianeo e dalla quale, nello specifico, vennero formandosi istituti e concetti sui quali tutt’oggi si fonda gran parte del diritto processuale moderno.
Da questo, la scelta di terminare il mio percorso universitario con una tesi in diritto romano dettata dalla voglia di approfondire, seppur limitatamente all’oggetto del mio lavoro, l’esame di quell’ordinamento giuridico dal quale possiamo dire che “tutto ebbe inizio”. Un po’ come fosse un omaggio.
Il diritto romano, infatti, è ricco di dottrine, soluzioni, istituti processuali molti dei quali non sono estranei nella sostanza a quanto possiamo osservare oggi, in una realtà così diversa ma che ha in comune con quella antica la complessità, la divergenza di esigenze e il contemporaneo bisogno di ricomporle. Possiamo quindi dire che anche noi, un po’ come i codificatori postclassici, abbiamo dato importanza al passato ma, soprattutto, ne abbiamo conservato la memoria, e a quanto pare non solo quella.
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Informazioni tesi
Autore: | Benedetta Nardiello |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Giovanna Daniela Merola |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 211 |
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Origini e struttura della cognitio extra ordinem
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