Nomadismo fiscale e le sue patologie
Il nomadismo fiscale è un neologismo per indicare la pianificazione fiscale aggressiva come categoria concettuale del diritto tributario globale che consiste nello sfruttamento delle disparità transnazionali tra gli ordinamenti tributari, al fine di conseguire vantaggi d’imposta che gli Stati non avrebbero altrimenti inteso concedere. In particolare si è approfondito i limiti del modus operandi del contribuente, sia esso persona fisica o giuridica, che in questo campo cavalca la sottile linea di confine tra risparmio lecito ed illecito d’imposta. L’analisi è partita dal principio d’iniziativa economica sancito dall’art. 41 della Costituzione che declinandosi nell’art. 1322 del codice civile ha, o meglio dovrebbe avere, come limite l’abuso di quel potere concesso dai padri fondatori. Tutta la prima parte dell’indagine ruota intorno al concetto di abuso del diritto inteso come lo strumento che l’Amministrazione finanziaria utilizza per contenere il fine del contribuente, ma che è anche il mezzo del contribuente per contenere il fine del fisco. Quindi si è approfondito il concetto di abuso del diritto in ambito tributario ed in particolare si è ricostruito il suo contenuto attraverso l’analisi della giurisprudenza della Suprema Corte di Giustizia e della Corte di Cassazione. Quest’ultima, muovendosi quasi in parallelo con la prima, ha finito con integrare il contenuto del concetto di abuso alla luce dei principi dettati dalla Costituzione in materia fiscale. L’esame ha poi imboccato la strada dello studio dei criteri di collegamento che legano il contribuente alla potestà impositiva del proprio Stato nonché di quelli che permettono allo Stato di imporsi fiscalmente sui cittadini non residenti. L’ esame di detti criteri ha portato a quella che è la causa primaria della pianificazione fiscale aggressiva ovvero il fenomeno della doppia imposizione, che scaturisce proprio dal fatto che ogni Stato, con l’intento di catturare quante più fonti di entrate erariali possibili ― queste ultime strumento cardine per il funzionamento del sistema paese ebbene tenerlo sempre presente ― tende a sottoporre ad imposizione il cittadino anche per tutti i redditi di cui è percettore oltre i confini territoriali della propria sovranità. Il mancato coordinamento tra ordinamenti Statali ha portato il contribuente a adottare schemi di pianificazione fiscale che sfruttando le asimmetrie generate dalla predetta assenza d’integrazione fra ordinamenti statuali, gli permettono di erodere la base imponibile. L’OCSE, infatti, parla anche di doppia non imposizione in alcuni casi. Nella seconda parte del presente studio si è proseguita la disamina degli schemi di pianificazione esaminando gli aspetti patologici del fenomeno. Quindi si è dato luogo ad una panoramica di tutte quelle forme di pianificazione grazie alle quali il contribuente mistifica o addirittura cela un criterio di collegamento che, a secondo della convenienza, lega il reddito percepito ad un determinato ordinamento, questo nel caso in cui in quest’ultimo il trattamento fiscale sia privilegiato, o cela ogni collegamento che lega il reddito percepito al paese fonte, per riportalo al proprio paese di residenza, nel caso in cui il paese fonte presenti un’imposizione fiscale meno conveniente. Quindi sono state esaminate le fattispecie di esterovestizione, stabile organizzazione occulta e quelle relative ai paradisi fiscali. In questa parte uno spazio è stato dedicato alle disposizioni sul tranfer pricing. Queste norme si occupano di particolari schemi pianificazione fiscale che trovano il proprio fulcro nelle transazioni infragruppo. Il tranfer pricing ha ad oggetto quelle transazioni commerciali che intercorrono tra consociate di una multinazionale con lo scopo di spostare beni intangibili, asset o rischi d’impresa presso consociate allocate in paesi a fiscalità privilegiata con il fine di far in modo che la multinazionale, di cui le predette consociate fanno parte, possa percepire utili in paesi ove questi sono soggetti a bassa o nessuna fiscalità oppure possa dedurre i costi delle suddette operazioni infragruppo. L’ultima parte dello studio è stata dedicata alla nuova frontiera della pianificazione fiscale ovvero quella che pervade la digital economy. In questo mondo senza frontiere fisiche la capacità delle multinazionali di spostare i propri asset è divenuta talmente facile e rapida che affermare che la risposta degli Stati al contrasto dell’erosione della base imponibile è insufficiente è davvero un eufemismo. Si sono delineati i tratti essenziali di un fenomeno che, soprattutto grazie al web, ha assunto aspetti tanto più gravi quanto più le casse degli Stati vengono depauperate di risorse fondamentali alla sopravvivenza di un sistema paese e che impone una riflessione globale sul sistema tributario transnazionale non più rispondente alla realtà.
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Lupi |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Diritti, Economie e Culture del Mediterraneo |
Anno: | 2021 |
Docente/Relatore: | Nicola Fortunato |
Istituito da: | Università degli Studi di Bari |
Dipartimento: | Dipartimento Jonico |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 337 |
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