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Tobe Hooper e il New Horror Cinema

Ha ancora un senso oggi parlare di cinema horror? Ha un senso parlare di un genere che ha sempre affondato le proprie radici nell'immaginario mentre assistiamo impotenti alla progressiva dissoluzione dell'immaginario stesso? Per osservare la questione sotto un'altra angolatura, ha ancora senso l'esistenza stessa di un genere che ha sempre avuto lo scopo precipuo di fare paura allo spettatore se ormai lo spettatore non sa più di cosa aver paura?
L'unica risposta che il panorama odierno riesce a fornire è di carattere prettamente autoreferenziale: tra remake, sequel e prodotti inevitabilmente di seconda mano, sembra che il cinema horror debba cercare al proprio interno le radici stesse della paura. Quello che abbiamo di fronte oggi è un genere di carattere intermediale in cui le vette più alte vengono raggiunte dal cinefilo di turno più abile a rielaborare codici già scritti. In pieno post-modernismo insomma l'unica patologia che il cinema horror riesce a mettere in scena è la medesima che lo affligge. Lo scopo del presente lavoro non è tuttavia quello di ricercare le cause di tale astenia, non verrà formulata una diagnosi e tantomeno una prognosi; non possiamo fare a meno di osservare però quanto la storia clinica del nostro paziente, per mantenere (mutuare...) una suggestione medica, sia lunga e travagliata.

L'incorporeità, l'assenza di concretezza che spingono il cinema horror contamporaneo verso l'autopsia con cui è iniziata la nostra considerazione è in qualche modo anticipata nel discorso su Poltergeist e sull'intrinseca falsità dei media contemporanei, la televisione in primis e in generale sulla società dello spettacolo. Scomodare l'intransigenza di Debord e Baudrillard per parlare della produzione più mainstream e in qualche modo più conciliante di Hooper può sembrare azzardato, ma quello che si vuole evidenziare è proprio il paradosso della strategia seduttiva e beffarda della società dello spettacolo che sembra deridere il proprio spettatore mettendo in scena il virus con il quale lo contagia.
L'ultimo capitolo, una sorta di appendice compilativa, contiene le sinossi ragionate di una selezione (tendenziosa senza dubbio) dei film di Tobe Hooper che può aiutare ad addentrarsi meglio nel macabro tunnel dell'orrore che è il suo cinema, fatto di assolate province popolate da un'umanità dolente, abitato da un'alterità che in qualche modo è figlia delle nostre responsabilità e dominato da una mostruosità che è, anzitutto, la nostra.

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- 7 - Introduzione Ha ancora un senso oggi parlare di cinema horror? Ha un senso parlare di un genere che ha sempre affondato le proprie radici nell’immaginario mentre assistiamo impotenti alla progressiva dissoluzione dell’immaginario stesso? Per osservare la questione sotto un’altra angolatura, ha ancora senso l’esistenza stessa di un genere che ha sempre avuto lo scopo precipuo di fare paura allo spettatore se ormai lo spettatore non sa più di cosa aver paura? L’unica risposta che il panorama odierno riesce a fornire è di carattere prettamente autoreferenziale: tra remake, sequel e prodotti inevitabilmente di seconda mano, sembra che il cinema horror debba cercare al proprio interno le radici stesse della paura. Quello che abbiamo di fronte oggi è un genere di carattere intermediale in cui le vette più alte vengono raggiunte dal cinefilo di turno più abile a rielaborare codici già scritti. In pieno post-modernismo insomma l’unica patologia che il cinema horror riesce a mettere in scena è la medesima che lo affligge. Lo scopo del presente lavoro non è tuttavia quello di ricercare le cause di tale astenia, non verrà formulata una diagnosi e tantomeno una prognosi; non possiamo fare a meno di osservare però quanto la storia clinica del nostro paziente, per mantenere (mutuare...) una suggestione medica, sia lunga e travagliata. Prima di arrivare al nodo centrale, ovvero la netta cesura operata dai protagonisti del New Horror statunitense e Tobe Hooper in particolare, nei confronti del cinema orrorifico precedente, sembra utile compiere una breve escursione nel passato per comprendere esattamente l’insieme di cause che hanno garantito alle metastasi del nuovo orrore di espandersi e proliferare. L’analisi parte, per intenderci, dal momento in cui, nell’immediato dopoguerra, prende avvio una crisi che attraversa tutto il cinema, non solo quello dell’orrore. Nel primo capitolo viene focalizzata l’attenzione proprio su tale crisi, fornendo un quadro generale del diffuso malessere della settima arte,

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