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Movimenti sociali e democrazia nell'epoca della crisi: il caso degli indignados

Nella mia tesi si parla di un fenomeno che è centrale in questo nostro inizio di secolo, quello della cosiddetta crisi della democrazia. Quando si parla di crisi della democrazia si intende la democrazia che abbiamo sotto gli occhi, la democrazia rappresentativa. Di fianco a questa crisi e indissolubilmente intrecciata ad essa vi è quella dello stato-nazione.
Di fronte a queste crisi, e alla crisi economica scoppiata nel 2008, assistiamo al nascere di movimenti sociali che mettono al centro la questione della democrazia e iniziano a pensare e praticare concezioni di democrazia diverse da quella liberale.
In prima battuta la tesi proverà a spiegare cosa parliamo quando parliamo di democrazia, di mostrare il legame che esiste tra la nascita della democrazia liberale e la formazione dello stato-nazione per poi mettere in luce la crisi di queste due istituzioni.
Si analizza la utilizzando il concetto di Postdemocrazia e mettendo in luce come i processi di globalizzazione abbiano conseguenze e siano centrali nella crisi dello stato-nazione e di conseguenza della democrazia rappresentativa.
Si è provato poi a capire se possa esistere la democrazia al di fuori dello stato-nazione utilizzando come caso quello dell'Unione Europea, in particolare si metterà in evidenza la gestione della crisi economica a livello comunitario, utilizzato come esempio di deficit di legittimità.
Proprio lo scoppiare della crisi economica e le politiche di austerità ad essa associate faranno sorgere dei movimenti sociali a livello globale che si opporanno alle politiche d'austerità, pensiamo ad Occupy Wall Street ma anche a quella che è stata la Primavera Araba. Si analizzeranno le caratteristiche comuni che hanno i diversi movimenti nati a partire dalla crisi economica del 2008.
Infine l'analisi si sposterà in maniera più particolareggiata sul movimento degli Indignados. Si analizzerà la genesi del movimento e il contesto politico e sociale all'interno del quale è nato.
Si vedranno quelle che sono le rivendicazioni portate avanti, soffermandoci in particolar modo sulla richiesta di democrazia reale che arriva dal movimento, e si vedranno le pratiche di democrazia, alternative a quella rappresentativa, portate avanti all'interno dagli Indignados.
In sintesi l’obiettivo della tesi una volta che verranno analizzate quelle che sono le caratteristiche, i temi e le pratiche portate avanti dai movimenti anti-austerity in generale e dagli indignados in particolare, è quello di provare a rispondere ad alcune domande che suonano così: i movimenti sociali nati nel contesto della crisi, in particolare gli indignados, che tipo di trasformazioni riescono a produrre nella società e sullo scenario politico-istituzionale? E per quando riguarda l’aspetto, che già ora possiamo dire essere centrale, della partecipazione politica e della democrazia, le pratiche degli indignados, le loro concezioni di un’altra democrazia, riescono ad incidere nel cambiamento dell’attuale forma di democrazia? O capovolgendo la domanda, parafrasando il titolo di una recente opera in inglese di Donatella Della Porta (2013), la democrazia può essere salavata dalle nuove forme di partecipazione poliatica proposte dai movimenti?

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INTRODUZIONE L’epoca della crisi, così potremmo definire questo inizio di secolo; oltre alla crisi economica iniziata nel 2007, quello che sembra caratterizzare questo nuovo secolo è la crisi e la messa in discussione di due istituzioni fondamentali della società, indissolubilmente intrecciate tra loro, la democrazia liberale - rappresentativa e lo stato- nazione. La democrazia affronta una crisi su più livelli, messa in discussione all’interno degli stati con la crescente sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni democratiche, messa in discussione dalla globalizzazione e dalla nascita di centri decisionali che operano su un livello sovranazionale e che mettono in discussione il ruolo stesso dello stato-nazione, all’interno del quale la democrazia rappresentativa è nata. “Le tendenze di sviluppo raggruppabili sotto l’etichetta della “globalizzazione” modificano una costellazione storica che si caratterizzava per la coincidenza, diciamo così, coestensiva – all’interno degli stessi confini nazionali – di stato, società ed economia.” (Habermas, 1999, p. 105) Confini ora messi in discussione da un’economia sempre più globalizzata, da decisioni che vengono prese sempre più al di fuori dei confini degli stati. Crisi che mette in discussione anche il compromesso che dopo la seconda guerra mondiale aveva permesso la costruzione dello stato sociale nell’Europa occidentale e la nascita di economie miste nelle quali il ruolo attivo dello stato permetteva la realizzazione di sistemi di protezione sociale atti a garantire diritti sociali fondamentali e a limitare i costi sociali del capitalismo. (Crouch, 2003) Davanti a questo scenario abbiamo assistito all’emergere di movimenti sociali che oltre a portare avanti rivendicazioni specifiche, praticano e mettono al centro della loro azione concezioni della democrazia diverse da quella liberale; in particolare i movimenti nati nel 2011 che si sono opposti alle conseguenze della crisi finanziaria e all’inadeguatezza delle politiche usate per affrontarla, mettono al centro delle loro rivendicazioni la domanda di un’altra democrazia, criticando quella attuale, accusata ormai di essere una democrazia solo a livello formale. È quello che è avvenuto all’interno dell’UE, dove si sono avute proteste durevoli e di massa in Grecia, Portogallo e Spagna, contro le misure d'austerità decise a livello Europeo, mettendo in discussione anche la legittimità democratica delle decisioni prese dalle istituzioni 4

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