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La formazione di base delle professioni della riabilitazione. Un modello di percorso formativo per la crescita delle competenze professionali e relazionali.

Al vivace dibattito che si è creato negli ultimi tempi intorno agli Ordinamenti Didattici Universitari e alla riorganizzazione dei Corsi di Laurea, nell'ambito del Corso di Laurea delle Professioni Sanitarie, aggiungerei un ulteriore tema, fondamentale al fine di dare completezza ad un percorso formativo che abilita alla professione di aiuto.
Mi riferisco all’area delle competenze relazionali, poco attenzionate dagli attuali percorsi formativi, ma da implementare se vogliamo formare professionisti in grado di rispondere adeguatamente al bisogno di salute della persona.
Una formazione di base può definirsi completa quando affronta tutti gli aspetti che contribuiscono a definire la “personalità terapeutica” e quando fornisce le abilità per affrontare i problemi di salute della persona in una prospettiva olistica.
Ciò significa pensare alla formazione in una prospettiva di globalità che comprende la crescita personale dello studente attraverso lo sviluppo di abilità comunicative e relazionali. Tale processo deve avvenire necessariamente attraverso sistemi di apprendimento attivo in cui si privilegia il dato esperienziale e in cui lo studente è il protagonista dell’apprendimento.
I profili professionali assegnano ai riabilitatori una complessità di funzioni attraversate da competenze trasversali. Infatti tutti gli interventi visti nell’ottica della complessità, non possono essere basati soltanto su specifiche tecniche o approcci metodologici, ma sono fortemente attraversati e connotati da componenti di tipo relazionale.
È ormai noto che ciò che cura di più è la buona relazione con il proprio paziente. I fattori che definiscono il clima e la qualità della relazione si riferiscono alle modalità di gestire la comunicazione, allo stile personale di relazionarsi con “l’altro”. È l’esserci nella relazione che determina il successo del trattamento e che crea quell’alleanza terapeutica a cui contribuiscono sia l’operatore che il paziente in un dialogo in cui si incontrano due soggettività.
L’operatore che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del processo, padroneggiando razionalmente “abilità che sono tutt’uno con ciò che si è” (Mucchielli 1983). Sono necessarie delle attitudini e capacità, un saper essere, che ci permettono di intuire il mondo interiore dell’altro.
Alcuni atteggiamenti personali dell'operatore, alcune abilità, rappresentano i presupposti fondanti della relazione di aiuto, cito quelli che secondo l’approccio rogersiano e l’approccio della Psicologia Funzionale sono i più significativi:
1) Capacità di ascolto empatico...
2) Capacità di accoglienza...
3) Accettazione positiva incondizionata...
4) Autenticità/congruenza/genuinità...
5) Conoscenza di sé... Così il corpo dell’operatore diviene strumento diagnostico – e’ un processo di embodiment- ...
Se quello che avviene all’interno della relazione di aiuto è così complesso, allora è necessaria una complessità formativa che non tenga conto solo degli aspetti cognitivi, ma permetta agli studenti di sperimentare gli aspetti psico-corporei, senso-motori e affettivo-emozionali che entrano in gioco nella relazione di aiuto.
Mettersi in gioco all’interno dello spazio laboratoriale significa imparare “sulla propria pelle”, ad osservare se stesso, per attivare quella dimensione di ascolto interno e poter leggere e comprendere il linguaggio del corpo, mediatore della relazione. Le scelte metodologiche per una formazione di questo tipo sono indirizzate verso i linguaggi espressivi, in considerazione del fatto che la relazione si dispiega lungo l’asse della comunicazione corporea, le tecniche utilizzate fanno riferimento alla Danzamovimentoterapia e al quadro teorico della Psicologia Funzionale.
Questo è in sintesi il percorso formativo che da più di un decennio viene proposto agli studenti del Corso di Laurea in Fisioterapia dell’Università di Palermo.

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3 Introduzione Sono passati diversi anni da quando la formazione dei professionisti della riabilitazione è stata trasferita dalle scuole regionali e dai cosiddetti corsi “parauniversitari”, all’ambito universitario vero e proprio, prima con l’istituzione dei Diplomi Universitari (DU) e poi con l’istituzione dei Corsi di Laurea Triennali e Magistrale. Se tutto ciò ha notevolmente migliorato e ampliato la formazione dei riabilitatori, tuttavia non è ancora sufficiente a soddisfare appieno i bisogni formativi degli studenti e i bisogni di salute dei cittadini. In questo processo di cambiamento, a mio avviso, va posta una nuova attenzione all’implementazione delle competenze comunicative e relazionali dei futuri operatori, abilità basate su livelli di rispetto della “persona” e ascolto empatico, elementi essenziali per uno stile relazionale finalizzato ad una migliore qualità della cura. È importante che una buona formazione di base dia agli studenti gli strumenti e le giuste competenze per affrontare i problemi di salute della persona in una prospettiva “olistica” e per lavorare efficacemente all’interno di un’equipe multiprofessionale.

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Ciraso
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Messina
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Scienze delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione
  Relatore: Carlo Salviera
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 149

FAQ

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Parole chiave

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il corpo nella relazione di aiuto
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osservazione del sè corporeo
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sentire e percepire
corpo come strumento diagnostico
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