3
Introduzione
Sono passati diversi anni da quando la formazione dei
professionisti della riabilitazione è stata trasferita dalle scuole
regionali e dai cosiddetti corsi “parauniversitari”, all’ambito
universitario vero e proprio, prima con l’istituzione dei
Diplomi Universitari (DU) e poi con l’istituzione dei Corsi di
Laurea Triennali e Magistrale. Se tutto ciò ha notevolmente
migliorato e ampliato la formazione dei riabilitatori, tuttavia
non è ancora sufficiente a soddisfare appieno i bisogni
formativi degli studenti e i bisogni di salute dei cittadini.
In questo processo di cambiamento, a mio avviso, va
posta una nuova attenzione all’implementazione delle
competenze comunicative e relazionali dei futuri operatori,
abilità basate su livelli di rispetto della “persona” e ascolto
empatico, elementi essenziali per uno stile relazionale
finalizzato ad una migliore qualità della cura.
È importante che una buona formazione di base dia agli
studenti gli strumenti e le giuste competenze per affrontare i
problemi di salute della persona in una prospettiva “olistica” e
per lavorare efficacemente all’interno di un’equipe
multiprofessionale.
4
Con il presente lavoro voglio illustrare il progetto di
tirocinio relativo al 1° anno, che svolgo da circa dieci anni, in
qualità di Tutor, presso il Corso di Laurea in Fisioterapia
dell’Università di Palermo.
L’intento è quello di condividere l’esperienza, perché
possa diventare una proposta progettuale largamente condivisa
e poter contribuire così all’arricchimento della formazione di
base in ambito universitario.
Tale progetto, che potrebbe essere esteso anche agli altri
corsi di laurea dell’area della riabilitazione, tiene conto delle
raccomandazioni dell’OMS a proposito di formazione del
personale sanitario.
Mi riferisco soprattutto al principio dell’efficacia
pedagogica: un programma di formazione deve privilegiare
sistemi di apprendimento attivo in cui lo studente è il
protagonista dell’apprendimento e in cui possa sperimentarsi
personalmente.
Poi ancora il principio dell’apprendimento per problemi:
processo attraverso il quale lo studente acquisisce le
competenze necessarie per risolvere un problema dell’ambito
professionale.
Inoltre ritengo importante attenzionare gli aspetti relativi
all’osservazione e valutazione, processi che consentono di
5
individuare il problema e di misurare il grado di
raggiungimento degli obiettivi riabilitativi attraverso gli
opportuni strumenti di misura.
In linea con tale ottica è stato attivato un progetto di
Tirocinio che si fonda su alcune premesse fondamentali:
a) Il Fisioterapista ha come momento fondante del suo
lavoro l’osservazione e la “valutazione del movimento, azioni
fondamentali che stanno a monte della progettazione e
pianificazione dell’intervento riabilitativo. Dal momento che
tale Corso di Laurea è un percorso professionalizzante, è
necessario dare agli allievi strumenti adeguati perchè possano
elaborare un piano di trattamento che tenga conto degli effettivi
bisogni dell’utenza.
b) Il movimento è una Funzione e come tale è
l’espressione di una corporeità globale, pertanto viene valutato
oltre che per le sue componenti meccaniche e dinamiche anche
per le sue componenti psichiche e relazionali” (Puxeddu 1995).
Attraverso il movimento è possibile rendere evidente
l’inesprimibile e soddisfare uno dei Bisogni Fondamentali della
persona che favoriscono l’espansione del Sé.
c) Inoltre, il linguaggio corporeo, nelle sue
caratteristiche funzionali ed espressive è leggibile se si ha la
giusta attenzione, esistono delle leggi intrinseche al processo
6
motorio che come riabilitatori dobbiamo imparare a conoscere
per dare un significato a ciò che vediamo sia nel paziente sia in
noi stessi.
Per il Fisioterapista il corpo è uno strumento privilegiato
di lavoro e di relazione, lavorare con un paziente significa
mettere in gioco il corpo di entrambi gli attori del processo di
aiuto, pertanto ritengo che solo dopo avere acquisito
consapevolezza della propria corporeità, delle memorie che
“abitano il corpo”, delle proprie “ferite” è possibile entrare in
comunicazione più chiara con il paziente.
È quindi a partire da queste considerazioni che è stato
elaborato il progetto di Tirocinio relativo al primo anno.
L’aspetto privilegiato è il momento dell’osservazione,
intesa come “auto-osservazione”, momento essenziale nella
formazione del Fisioterapista, perché permette all’allievo di
capire quali dinamiche comunicative e relazionali si mettono in
gioco già a partire dal momento in cui si ha il primo contatto
con il paziente.
Il modulo del tirocinio è dunque caratterizzato da un
approccio esperienziale articolato su tre livelli di osservazione:
un livello che abbiamo denominato “Osservazione del sé
corporeo”, che rappresenta l’oggetto della presente trattazione.
7
Un altro livello prevede l’osservazione del bambino,
intesa quale strumento di lettura e comprensione della sua
espressività psicomotoria.
Un terzo livello di osservazione riguarda l’osservazione
dell’anziano.
Riporto un brano tratto dall’ultimo lavoro di E. Mignosi
(Mignosi 2008 pag. 10 che a sua volta cita Damasio) che mi
aiuta ad esplicitare ancora meglio le premesse su cui si basa il
percorso del tirocinio. “L’integrità dell’unità psicocorporea è
condizione indispensabile per percepire se stessi, per
riconoscersi, e per avere con gli altri una relazione vivificante,
ma ha bisogno di esperienze che coinvolgano in maniera
globale e che attivino i momenti di riflessione e di contatto con
la propria interiorità e con la dimensione immaginativa. È
allora necessario creare spazi e occasioni di integrazione e di
consapevolezza rispetto a se stessi e al proprio modo di stare
nel mondo (…) e che le istituzioni formative diano il loro
contributo nel promuovere un cambiamento che è insieme
culturale ed etico-politico” (Mignosi 2008)
È ormai condivisa la convinzione che il professionista
della riabilitazione interagisce con il paziente attraverso la
globalità del proprio essere ed è soprattutto attraverso il
codice corporeo e la comunicazione non verbale che viene
8
mediata la relazione col paziente. Anzi possiamo affermare che
le professioni della riabilitazione sono, insieme agli infermieri,
quelle a più stretto contatto con i pazienti, il Fisioterapista
entra, attraverso il contatto, nello spazio intimo del paziente,
toccare ed essere toccati significa entrare nella storia della
malattia ma anche nella storia di vita della persona.
È per questo che non possiamo trascurare di parlare del
“corpo del riabilitatore” e di “formare al corpo il
riabilitatore”.
Nella relazione che si instaura tra paziente e riabilitatore
l’interazione è così profonda che entra massicciamente in gioco
il corpo dell’operatore, “il corpo riceve, contiene ed interpreta
le esperienze sentite dal corpo del paziente, il corpo
dell’operatore diventa una camera di risonanza di tutte le
emozioni vissute dal paziente”.(Govoni 1998, pag. 66)
A tal proposito Bellia afferma: “La relazione di aiuto
ruota intorno all’esperienza umana del malessere e del disagio,
che a più livelli mette in crisi l’equilibrio dell’essere umano
sofferente, inteso come unità socio-psico-somatica. Le
risonanze con il disagio degli utenti coinvolgono anche gli
operatori e si riverberano nell’intero campo relazionale della
cura: operatori-pazienti, equipe, familiari, etc. Il sovraccarico
emotivo è all’origine di distorsioni comunicative e può
9
produrre negli operatori la cosiddetta «sindrome del burnout”.
(da V. Bellia, Se la cura è una danza, F. Angeli, 2007).
Alla luce di quanto detto, il percorso formativo che
l’allievo Fisioterapista effettua all’interno del tirocinio, diventa
l’inizio di una vera e propria formazione personale. u un vero e
proprio processo di empowerment, un processo di cambiamento
attivato dalla persona stessa che mobilita le proprie energie e
risorse grazie ad una maggiore percezione e conoscenza
emotiva di se stessi.
Si intende cioè fare acquisire, a partire proprio da
momenti di auto-osservazione e sperimentazione del proprio sé
corporeo:
a) consapevolezza della dinamica relazionale esistente
nell’interazione terapista-paziente;
b) abilità relative alle competenze comunicative/relazionali e
all’analisi dell’ espressività corporea.
Lo studente alla fine del percorso è in grado di elaborare e
decodificare una griglia di osservazione con gli indici corporei
sperimentati su di sé durante il percorso formativo.
In considerazione del fatto che la relazione terapeutico-
riabilitativa si dispiega in gran parte lungo l’asse della
comunicazione corporea, l’approccio che ci è sembrato più
adeguato per attivare processi di crescita e di cambiamento è
10
quello dei linguaggi a mediazione corporea; pertanto la
metodologia utilizzata nell’ambito dell’esperienza del tirocinio
fa riferimento a due approcci: la Danzamovimentoterapia e la
Psicologia Funzionale del Sé.
La Danzamovimentoterapia è una disciplina che
rappresenta una via perché il corpo torni ad essere protagonista:
rivelazione del sottile, fitto e profondo scambio relazionale,
nonché attore del processo creativo, insospettato potenziale di
benessere e di efficacia comunicativa clinica.
La Psicologia Funzionale permette di attivare percorsi di
trasformazione orientati alla promozione del benessere globale
della persona, favorisce una migliore gestione degli eventi
stressanti e consente di sviluppare un contatto pieno e mobile
con se stessi su tutti i livelli, in tal senso sia la
Danzamovimentoterapia che la Psicologia Funzionale
rappresentano una preziosa risorsa nella formazione degli
operatori della relazione di aiuto.
Il Fisioterapista risponde col suo linguaggio non verbale,
e dunque col suo corpo, in modo adeguato o non, a ciò che gli
viene espresso e rimandato dal paziente. Il “lavoro su di sé”
serve all’operatore della relazione di aiuto per capire se quanto
11
osserva e valuta sia frutto di una “oggettività” o di
“soggettività”.
Ricordiamoci che il Fisioterapista è un facilitatore del
cambiamento e che tale cambiamento è frutto anche
dell’investimento del suo corpo che diventa pertanto mediatore
della relazione.
Nel primo capitolo della presente tesi sarà affrontato il
tema della formazione degli operatori della riabilitazione con un
breve escursus storico, saranno presi in considerazione i vari
profili professionali.
Nel secondo capitolo si affronterà il tema delle
competenze del riabilitatore con particolare riferimento
all’osservazione del sé corporeo come presupposto
fondamentale per l’implementazione delle competenze
personali e relazionali.
Nel terzo capitolo sarà illustrata l’esperienza condotta in
questi anni presso il Corso di Laurea in Fisioterapia
dell’Università di Palermo.
12
Capitolo 1
Nuove prospettive per il sapere riabilitativo
1.1 Il vecchio e il nuovo in riabilitazione
Fino a poco tempo fa si pensava che il sistema sanitario
italiano si potesse reggere sull’opera di un numero piuttosto
ristretto di professionisti ed operatori: erano ben presenti la
figura del medico, dell’infermiere e dell’ostetrica, del
fisioterapista, del tecnico di laboratorio e di radiologia.
Da qualche anno però tale sistema ha vissuto profonde
modificazioni nella sua struttura organizzativa e quindi nei
meccanismi di funzionamento. Tra i cambiamenti più visibili un
posto di rilievo viene certamente occupato dalla costante
evoluzione delle professioni sanitarie.
Tali professioni sono aumentate nella composizione
quantitativa e soprattutto si sono ridefinite negli aspetti
qualitativi, maturando una posizione di rilievo sul piano della
formazione e delle competenze richieste, ciò ha comportato una
maggiore autonomia e una maggiore responsabilità
nell’espletamento delle proprie funzioni nonché un incremento
del ruolo nel mondo sanitario e sociale.
13
C’è stato un processo di professionalizzazione che non
solo ha prodotto nuove figure occupazionali, ma ha trasformato
operatori in passato meno qualificati in veri e propri
professionisti con un maggiore riconoscimento sia sociale sia
politico, un conseguente aggiornamento dei percorsi formativi e
una progressiva valorizzazione professionale.
Il riordino delle professioni sanitarie e il maggiore
riconoscimento professionale ha portato un cambiamento
culturale e un più largo utilizzo del sapere riabilitativo.
Parecchi e diversificati sono infatti gli ambiti presso cui
gli operatori della Riabilitazione operano e così come recita
l’Art. 1 del Decreto 14 settembre 1994 n. 741 (Profilo
Professionale del Fisioterapista), “esso svolge in collaborazione
con altre figure professionali, interventi di prevenzione, cura e
riabilitazione nelle aree della motricità e delle funzioni
corticali superiori”.
Se fino a poco tempo fa il Riabilitatore si è occupato
principalmente di problemi di natura ortopedica e neurologica,
laddove il deficit era prevalentemente motorio, nel corso degli
ultimi anni ha spostato sempre più il suo intervento in “luoghi”
in cui il focus è la globalità della persona, comprendendo con
ciò anche la sfera emotivo-relazionale.
14
Infatti i luoghi in cui i professionisti della riabilitazione in
atto operano, nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale, oltre
quelli dove sono stati presenti da più tempo, sono i più diversi:
il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura;
il Centro Diurno;
la Comunità Terapeutica Assistita;
i Servizi di Neuropsichiatria Infantile;
i Ser.T. (Servizi per le Tossicodipendenze)
le Residenze Sanitarie Assistite
i Servizi di riabilitazione domiciliare
Le riflessioni che seguono fanno riferimento
all’esperienza che ho svolto in questi anni di lavoro, dal 1990 a
tutt’oggi, presso Servizi di Salute Mentale e Servizi per le
Tossicodipendenze.
L’inizio degli anni 90 corrisponde ad un periodo di grandi
rinnovamenti e fermenti culturali nell’ambito della
riabilitazione psichiatrica. Erano gli anni in cui in Sicilia si
cominciava ad attuare la Legge n. 180/78, la cosiddetta Legge
Basaglia, con la quale si sono chiusi gli ospedali psichiatrici
(O.P.), gli ospiti degli O.P. sono stati dimessi e si sono attivate
le strutture territoriali di cura e riabilitazione. Ciò ha portato
alla nascita dei Servizi di Salute Mentale, poi Dipartimenti, e
15
all’assunzione di personale che ha implementato gli organici di
figure professionali nuove, tra cui i Terapisti della
Riabilitazione (non esistevano ancora i diplomi per Tecnici
della Riabilitazione Psichiatrica).
In tutti questi Servizi il progetto terapeutico-riabilitativo è
centrato sulla globalità della persona, sul recupero
dell’autonomia, delle abilità relazionali e sociali e sul
reinserimento socio-lavorativo.
Per il riabilitatore tutto questo ha significato
fondamentalmente due cose: da un lato l’apertura di spazi di
intervento nuovi con relativa valorizzazione delle sue
competenze, dall’altro non c’è stata, almeno fino a poco tempo
fa, una corrispondenza sul piano formativo.
Ciò ha comportato per i Terapisti della Riabilitazione
inseriti in Servizi Sanitari, non comuni per il Riabilitatore
(Servizi di Salute Mentale, Ser.T., etc.), una sorta di
riqualificazione, un re-inventarsi un sapere riabilitativo che li
mettesse nelle condizioni di poter esprimere al meglio la loro
professionalità.
Attraverso una formazione complementare, la formazione
di base è stata integrata con tecniche in grado di affrontare
patologie che comprendessero la sfera psichica e relazionale,
tale è stato per i Fisioterapisti/Terapisti della Riabilitazione