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Analisi del Bilateral Deficit e della percezione dello sforzo durante contrazioni muscolari isocinetiche degli arti inferiori

Il Deficit bilaterale o bilaterl deficit (BLD) si verifica quando la forza (o potenza) generata da entrambi gli arti insieme è minore della somma delle forze (o potenze) elaborate separatamente dalle due parti.
Il bilateral deficit (BLD) descrive quindi la differenza tra la massima forza generata in contrazioni massimali dei muscoli, quando sono contratti da soli (contrazione monolaterale, ML) ed in combinazione con i muscoli controlaterali (contrazione bilaterale, BL). Si parla di deficit quando la somma delle forze ML è più grande della
forza espressa in una spinta BL.
Il grado di BLD può essere modificato da adattamenti neurali causati dall'esecuzione ripetitiva di compiti motori specifici (training del gesto sportivo).

Il principale obiettivo di questa tesi è stato quello di verificare l’eventuale presenza del BLD durante estensioni isocinetiche massimali degli arti inferiori, svolte utilizzando un particolare ergometro a slitta (EXER).

Inoltre, sono state analizzate:
a) la relazione esistente tra la forza espressa e l’angolo al ginocchio;
b) la percezione dello sforzo, al fine di valutare se la mono o bilateralità della spinta influisca sulla sensazione di fatica percepita dal soggetto.

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3 1. IL SISTEMA MUSCOLARE ED IL CONTROLLO MOTORIO L'essere umano per compiere un determinato lavoro meccanico, si avvale del contributo dei muscoli. I muscoli scheletrici costituiscono nell’uomo adulto una frazione rilevante del corpo (circa il 40%), e tale frazione varia in relazione all'età ed aumenta con l'allenamento. In generale si possono identificare nell’organismo tre tipi di muscoli, che differiscono per proprietà contrattili, elementi strutturali e diversi meccanismi di controllo: muscoli scheletrici, muscoli lisci e il miocardio. 1.1 Il muscolo scheletrico Il muscolo scheletrico è costituito da un fascio di fibrocellule delimitato all'esterno da uno strato di tessuto connettivo detto perimisio, il quale si estende fino all'interno del muscolo prendendo il nome di endomisio. Tale tessuto connettivo, una volta raggiunti gli estremi del muscolo, converge a formare robuste strutture fibrose chiamate tendini. Il muscolo scheletrico ha come unità anatomica fondamentale la fibra muscolare striata, una struttura cilindrica di 60 µm di diametro e di lunghezza variabile da 10 millimetri a parecchi centimetri (Cerretelli, 2001). Dimensione e disposizione delle fibre variano a seconda dei diversi muscoli ed hanno notevole importanza funzionale. In particolare, è importante sottolineare come l'accorciamento di una fibra muscolare sia proporzionale alla sua lunghezza iniziale; inoltre, la massima forza sviluppata dal muscolo è proporzionale alla sua superficie di sezione anatomica (CSA). Anche l’architettura muscolare gioca un ruolo importante nell’espressione della forza muscolare. Se i fasci di fibre sono paralleli si noterà una forza massima minore rispetto alla condizione nella quale essi siano convergenti, proprio perché c'è un maggior numero di fibre coinvolte. La fibra muscolare è costituita da una componente contrattile che è connessa in serie con una componente elastica. Quest'ultima si trova nei tendini ed in particolare nella zona H del sarcomero, esiste inoltre una componente elastica in parallelo che si trova nel sarcolemma ed una componente viscosa. Durante una contrazione isometrica (quando il muscolo si contrae senza accorciamento) la componente contrattile si accorcia mettendo in tensione gli elementi elastici in serie; la tensione sviluppata dal muscolo sarà tanto maggiore quanto più tesi risultano gli elementi elastici in serie e quindi in relazione alla lunghezza iniziale della fibra. Quando invece la componente contrattile si accorcia, ma non mette in tensione gli elementi in serie, il muscolo non produce alcuna tensione (ciò avviene quando la distanza degli estremi è minore del 60% di l o ).

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Parole chiave

forza
potenza
gambe
arti inferiori
percezione dello sforzo
bilaterale
bilateral deficit
monolaterale
contrazioni massimali

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