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Nushu: un'eredità al femminile che sta scomparendo

Il Cinese, la lingua degli uomini. Il Nǚshū, la lingua delle donne. Nata in una regione della Cina centrale, questa forma di scrittura non vuole essere un mezzo per ribellarsi all’autoritarismo maschile, ma per lo più una soluzione alternativa di espressione dei sentimenti femminili. Il nǚshū è scritto in caratteri, simili per stile agli hànzi, anche se composti da linee più curve e sottili; a differenza degli ideogrammi cinesi i caratteri nǚshū non rappresentano concetti concreti o astratti, bensì sillabe: si basano, infatti, sul dialetto parlato nelle province Jiāngyǒng e Dao, dove la vita, gli usi e i costumi delle etnie Hàn e Yáo si incontrano e si intersecano. Essendo la trascrizione del dialetto locale, questa forma di scrittura è perfettamente comprensibile agli uomini della regione, ma solo se viene letta loro: essi sono totalmente incapaci di comprendere uno solo dei caratteri nǚshū semplicemente guardandoli. La creazione di questa subcultura può in parte essere interpretata come una forma di ribellione delle donne cinesi, da sempre relegate ai margini di una società gestita e controllata quasi esclusivamente dagli uomini, ma l’aspetto principale dell’importanza di queste creazione è certamente la sua segretezza. Non solo le donne di Jiāngyǒng sono riuscite per secoli a tramandare questa scrittura di generazione in generazione facendo in modo che gli uomini non si interessassero ad essa, ma hanno mantenuto questa tradizione segreta al mondo esterno, a partire dalle province e regioni circostanti per poi passare all’intera Cina, dove il nǚshū è stato dapprima scoperto e proibito dagli invasori giapponesi, poi riscoperto e nuovamente vietato in epoca maoista, e infine casualmente ritrovato e finalmente portato alla luce da studiosi cinesi che hanno iniziato un lunghissimo lavoro di studio e traduzione degli oltre 1800 caratteri dai quali è formata questa lingua.

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2 Capitolo I Introduzione Il Cinese, la lingua degli uomini. Il Nǚshū, la lingua delle donne. Tale dicotomia ha dominato l’universo linguistico cinese fino alla fine del XIX sec, quando, grazie soprattutto all’apertura dell’impero di mezzo all’Occidente, anche alle donne, per la prima volta, è stata data l’opportunità di accedere all’istruzione pubblica. Solo di recente l’accidentale ritrovamento di caratteri assimilabili agli ideogrammi cinesi, ma non appartenenti al medesimo sistema linguistico, ha destato l’interesse di sinologi, sociologi e antropologi di tutto il mondo. A causa del breve lasso di tempo intercorso da questa scoperta a oggi, la quantità di materiale in proposito risulta inadeguata alla vastità dell’argomento. Fondamentale il contributo di Xie Zhimin, casualmente entrato in contatto con questa scrittura, autore del Nǚshū Cídiǎn, l’unico dizionario che la traduce in caratteri cinesi1, e di Orie Endo, la prima giapponese ad avvicinarsi alla cultura nushu e una delle partecipanti più attive ai numerosi Simposi internazionali sul Nǚshū organizzati negli ultimi anni2. Superati gli iniziali dubbi relativi all’indipendenza di questi caratteri rispetto agli hànzi汉字, i caratteri cinesi, e assodata la loro appartenenza ad un sistema linguistico proprio, ne risultano tuttavia ancora incerti i tempi e i modi di origine3. Nata in una regione della Cina centrale, dove l’agricoltura costituiva la fonte di sussistenza primaria della popolazione, questa forma di scrittura non vuole essere un mezzo per ribellarsi all’autoritarismo maschile, ma per lo più una soluzione alternativa di espressione dei sentimenti femminili, spesso confinati nella “inner chamber” dove le donne cinesi trascorrevano l’intera giornata a tessere e ricamare abiti e scarpe per il proprio corredo nuziale. In questa parte dell’abitazione, proibita agli uomini, le ragazze trascorrevano l’intera giornata a svolgere lavori domestici; usavano riunirsi in piccoli gruppi di una decina di persone, tra le quali si venivano a creare veri e propri patti di sorellanza, jiébài zǐmèi结拜姊妹, indissolubili anche dopo il matrimonio delle giovani. Proprio qui, le mogli e le figlie dei contadini solevano raccontare storie riguardanti eroine cinesi e intonare canti improvvisati esprimendo le proprie gioie e i propri 1 “Dictionary of Unique Women’s Language Published in China”, http://www.china.org.cn/english/2003/May/65878.htm. 2 Orie Endo, “The Report on the Present Situation of Nushu and Its International Symposium Held in China”, http://www2.ttcn.ne.jp/~orie/symposium.htm. 3 W. Chiang, We Two Know The Script; We Have Become Good Friends, New York, 1995, p. 49.

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Informazioni tesi

  Autore: Alessia Fabbri
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2005-06
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Mediazione Linguistica e Culturale
  Corso: Lingue e letterature straniere
  Relatore: Alessandra Lavagnino
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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Parole chiave

cina
donne
nushu
nǚshū cina
scrittura cinese
scrittura femminile

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