3
dispiaceri, il tutto durante il ricamo di vesti e accessori. Sono stati ritrovati ventagli e
scarpe con ricamati caratteri simili a quelli cinesi che sono stati in seguito identificati
come scrittura nǚshū女书.
Il nǚshū è scritto in caratteri, simili per stile agli hànzi, anche se composti da linee
più curve e sottili; a differenza degli ideogrammi cinesi, inoltre, i caratteri nǚshū non
rappresentano concetti concreti o astratti, bensì sillabe: si basano, infatti, sul dialetto
chéngguān城关 parlato nelle province Jiāngyǒng e Dao, dove la vita, gli usi e i costumi
delle etnie Hàn e Yáo si incontrano e si intersecano4. Essendo la trascrizione del dialetto
locale, questa forma di scrittura è perfettamente comprensibile agli uomini della
regione, ma solo se viene letta loro: essi sono totalmente incapaci di comprendere uno
solo dei caratteri nǚshū semplicemente guardandoli. Peculiarità della “lingua delle
donne” è la scrittura in versi: il corpus dei documenti ritrovati è composto in
maggioranza da canti e poesie in rima, oltre ad un numero limitato di biografie, motivo
per il quale anche l’interpretazione e la traduzione degli stessi risulta spesso difficile5.
La creazione di questa subcultura può in parte essere interpretata come una forma di
ribellione delle donne cinesi, da sempre relegate ai margini di una società gestita e
controllata quasi esclusivamente dagli uomini, ma l’aspetto principale dell’importanza
di queste creazione è certamente la sua segretezza. Non solo le donne di Jiāngyǒng sono
riuscite per secoli a tramandare questa scrittura di generazione in generazione facendo
in modo che gli uomini non si interessassero ad essa, ma hanno mantenuto questa
tradizione segreta al mondo esterno, a partire dalle province e regioni circostanti per poi
passare all’intera Cina, dove il nǚshū è stato dapprima scoperto e proibito dagli invasori
giapponesi, poi riscoperto e nuovamente vietato in epoca maoista, e infine casualmente
ritrovato e finalmente portato alla luce da studiosi cinesi che hanno iniziato un
lunghissimo lavoro di studio e traduzione degli oltre 1800 caratteri dai quali è formata
questa lingua.
Purtroppo l’impegno dei molti sinologi stranieri che si sono avvicinati al nǚshū ha
portato, nel corso dei vent’anni di ricerche e studi, ad una progressiva speculazione
economica del fenomeno: l’aspetto culturale sta via via passando in secondo piano,
sostituito invece da un interesse prettamente commerciale. A questo è dovuta la
creazione di un villaggio, il Villaggio Culturale Nǚshū, dove viene data la possibilità
alle ragazze di imparare a scrivere il nǚshū, con tanto di attestato di competenza
4
“Nushu”, http://www.omniglot.com/writing/nushu.htm.
5
Ilaria Maria Sala, Zanzare di seta, da Via Dogana 6: Quello che le parole non dicono, Milano, 1992, p.
13.
4
rilasciato alla fine dei corsi. All’interno del villaggio è possibile inoltre acquistare stoffe
e diari contenenti scritti in questa lingua, la cui funzione sta diventando meramente
economica6.
Con questo elaborato mi propongo di analizzare la nascita del nǚshū, le sue
caratteristiche stilistiche, e l’utilizzo nel tempo, al fine di fornire un quadro generale
sull’argomento, nella speranza di alimentare l’interesse nei confronti di questo soggetto
e di favorirne la continuità.
6
Orie Endo, “Chinese Women’s Script: Research Report, September 2004”,
http://www2.ttcn.ne.jp/~orie/houkoku_200409_E.html.
5
Capitolo II
Localizzazione geografico-culturale.
1. Introduzione.
Una scrittura delle donne, portatrice di una subcultura femminile nata all’interno di
una società patriarcale: questo è il nǚshū 女书. Essendo esso strettamente legato
all’unicità degli usi e costumi locali, un mix delle tradizioni cinesi (Hàn 汉族) e di
quelle dei gruppi etnici Yáo 瑶族, mi propongo in questo primo capitolo di offrire una
superficiale analisi interetnica, che possa servire da cornice contestuale per la
comprensione dell’argomento trattato.
2. Geografia politica dello Húnán.
Situata nella zona sud orientale della Cina, la provincia dello Húnán 湖南, il cui
nome ne indica la posizione “a sud del lago”, comprende nel suo territorio il Lago
Dongting e la pianura dei fiumi Xian e Yuan, che, attraversando il bacino, confluiscono
nello Cháng Jiāng 长江 (il Fiume Lungo)7.
La parte occidentale è costituita da catene montuose che digradano verso la pianura
con una serie di colline. In questa zona la risorsa principale è fornita dalle numerose
foreste di pini, bambù e cedri che crescono soprattutto sulle pendici dei monti Nanling8.
La zona centrale della provincia è attraversata perpendicolarmente dal corso dello
Xiang Jiang, che scorre fino al Dongting Hu in una pianura alluvionale interrotta da
rilievi montuosi (da ricordare il Monte Heng, una delle cinque montagne sacre al
buddismo e al taoismo). Il suolo fertile e il clima mite e umido consentono nelle zone
pianeggianti un doppio raccolto annuale di riso e colture di cotone, grano, arachidi,
tabacco, canna da zucchero e ramia, una pianta tessile utilizzata per la creazione di
corde e reti, e in quelle collinari numerose piantagioni di tè che fanno dello Húnán il
primo produttore del Paese9.
Lungo il fiume Xiang sono sorte numerose città industriali: oltre a Changsha,
capitale provinciale abitata sin dall’era neolitica, che ebbe dal Medioevo un importante
7
AAVV., Visitando il mondo: Asia 1, Arnoldo Mondatori Editore, Milano, 1988, p. 295.
8
AAVV., La Cina contemporanea, Edizioni Paoline, Roma, 1979, p. 840.
9
AAVV., Viaggiare nel mondo: Cina, Selezione del Reader Digest, Milano, 1996, p. 98.
6
ruolo commerciale per l’intensificarsi dei traffici fluviali, di notevole importanza sono
Xiangtan, dove operano famose industrie farmaceutiche e meccaniche, Zhuzhou,
crocevia ferroviario e sede di industrie carbonchimiche e Hengyang, sede di lavorazione
dei minerali non ferrosi. L’area settentrionale attorno a Changsha fu la sede dello Stato
di Chu, uno dei più importanti e potenti Stati cinesi dal VII al III secolo a.C..
2.1. Lo Shàngjiāngxu.
All’estremità meridionale dello Húnán, confinante a sud e a ovest con la provincia
del Guangxi, si trova infine la zona di maggior interesse per questo elaborato, in quanto
area in cui il nǚshū era utilizzato: lo Shàngjiāngxu 上江圩 xiāng乡 (termine utilizzato
per riferirsi al livello amministrativo intermedio tra l’amministrazione del villaggio e
della contea) e i territori circostanti, specialmente i villaggi Tianguangdong, Jianghe e
Baishui, zone sotto la giurisdizione dei dipartimenti (xiàn县) Jiāngyǒng江永 e Dao.
L’area occupata da questa prefettura è pari ai 1627 km² e la popolazione raggiunge
approssimativamente i 230000 abitanti10.
Il nome Shàngjiāngxu significa “mercato sopra il fiume” ad indicare il nome del
villaggio più grande del xiāng, e la vicinanza al fiume Xiao: questa zona si trova dunque
lungo il passaggio storico che collegava la Cina centrale a quella meridionale.
Lo Shàngjiāngxu è composto da un terreno carsico dominato a nord e a ovest da una
catena montuosa che si innalza fino ai 1951 metri, sulla quale si trovano foreste e boschi;
nella parte centrale gli altipiani collinari sono invece frammezzati da piccole zone
pianeggianti che danno al paesaggio un aspetto idilliaco nel quale i corsi d’acqua sono
ravvivati da lunghe barche in legno e i campi adornati da mille colori a seconda della
stagione e delle colture11.
Data la posizione della zona (il punto più basso dell’area si trova ad un’altezza pari a
195 m/s.l.m.) il clima è molto rigido: gli inverni sono particolarmente freddi, la
temperatura media varia dai 6°C del mese di gennaio ai 28°C di luglio, solo
saltuariamente nevica, cosa ben accolta dai contadini che, secondo le credenze popolari,
ritengono che la neve uccida i parassiti che vivono sottoterra e che garantisca
un’abbondante quantità di pioggia durante tutto l’anno successivo. Nonostante l’ingente
10
Orie Endo, “Endangered System of Women’s Writing from Hunan China, 1999”,
http://www2.ttcn.ne.jp/~orie/aas99.htm.
11
W. Chiang, op. cit., p. 1.
7
quantità di bacini idrografici, dighe e canali, alcuni appezzamenti di terra lontani dai
corsi d’acqua possono soffrire di siccità durante la stagione estiva12.
3. La società nello Shàngjiāngxu.
Lo Shàngjiāngxu è composto da quarantasei villaggi13 le cui dimensioni variano dalla
decina alle cinquecento famiglie, la popolazione ha assistito ad un tasso di crescita
molto elevato a partire dagli anni ’80 nonostante le diverse politiche di controllo delle
nascite attuate per volere del governo cinese in tutto il Paese.
La struttura sociale è composta da due livelli principali: quello del villaggio e quello
dello Stato. Dei quarantasei villaggi presenti, trenta comprendono un’unica discendenza
dominante, nove sono costituiti da due o tre linee di discendenza di eguale importanza e
uno il villaggio di Shàngjiāngxu, è la sede del governo xiāng.
3.1. Amministrazione locale.
Le linee di discendenza sono di tipo patrilineare e patriarcale, motivo per il quale di
solito si trova un unico ceppo familiare all’interno di un villaggio; più rara, invece, è la
condivisione di questo con altri ceppi genealogici. Nel primo caso i paesi adiacenti
hanno in comune un unico cognome (motivo per il quale sono presenti solo 19 cognomi
nell’intero xiāng ad esclusione del villaggio Shàngjiāngxu)14, nel secondo caso invece, i
diversi casati sono capeggiati da una stirpe dominante o, se hanno tutti importanza
equivalente, essi devono collaborare ai benefici della società.
Le decisioni all’interno del casato sono prese dagli uomini, giovani e anziani, che
sono, o sono stati, quadri come commissari del villaggio, leader della produzione o capi
della sicurezza nella zona. Il commissario è il capo del Partito Comunista a livello
locale, i leader del gruppo di produzione sono invece incaricati del controllo della
produzione agricola, mentre i responsabili della sicurezza svolgono un lavoro di
sorveglianza simile a quello della polizia. All’interno delle discendenze genealogiche, i
legami sono diventati ormai piuttosto tenui, nonostante la continuità di svolgimento di
alcune tipologie di rituali (gli anziani, ad esempio, continuano a portare avanti il proprio
incarico dello scrivere i nomi dei nuovi nati sul “Libro delle genealogie”, ed è ancora
12
Ivi, p. 6.
13
Ivi, p. 9.
14
Ivi, p. 12.