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Il web marketing culturale. Indagine sulla realtà dei musei civici italiani.

Da oltre un decennio internet è entrato a far parte delle nostre abitudini ed è diventato la principale fonte di informazione, abbattendo le barriere legate alla ricerca della conoscenza. Un famoso libro, entrato ormai a fare parte della letteratura specialistica, si intitola proprio “L’era dell’accesso” con il quale l’autore Jeremy Rifkin intendeva sottolineare la possibilità di accedere ad una serie di informazioni in modo sempre più libero. Sono sempre più i nuovi utenti che si avvicinano al World Wide Web, generalmente conosciuto semplicemente come Web, la ragnatela capace di collegare computer e quindi persone lontanissime. Una tale rivoluzione non poteva non condizionare il settore culturale che si è trovato alle prese con una domanda sempre più esigente nel ricercare informazioni e conoscenza digitale.
In questo elaborato si è tentato di delineare come questo nuovo scenario supporta e ripensa alcuni processi del marketing culturale.
L’elaborato è strutturato guardando, dapprima, alle peculiarità della domanda culturale e, poi, dell’offerta culturale, cercando di capire quale sia la profilazione dell’utente web e cosa, poi, sia possibile offrirgli.
Un’analisi di contesto effettuata dai gruppi del Progetto Minerva, concepito e sostenuto dall’Unione Europea, ha evidenziato la necessità di fissare degli standard per il web culturale, affinché le varie applicazioni web culturali pubbliche possano offrire delle garanzie di qualità ai propri utenti e affinché le varie applicazioni interagiscano tra loro. È così che il Progetto Minerva ha fissato una serie di principi ed obiettivi, indispensabili per un web culturale di qualità.
Nel quarto capitolo è descritto il web 2.0: la vera rivoluzione del web 2.0 è che l’utente diventa protagonista nella creazione di contenuti e partecipa alla crescita del web. Egli diventa prosumer. È una dinamica interattiva estranea agli altri mass media: l’utente può commentare in tempo reale, ma soprattutto entra a pieno merito nel processo di creazione e non è più oggetto passivo bombardato di informazioni che non ha la facoltà di commentare.
Fino ad ora, nel settore culturale, la conoscenza è stata prodotta all’interno delle istituzioni culturali per poi essere emanata all’esterno, in un atteggiamento unidirezionale ed autoreferenziale. Molto spesso questa conoscenza fin troppo specialistica ha allontanato una fetta di domanda potenziale “non colta”.
Negli ultimi anni, tuttavia, proprio la diffusione delle piattaforme di social network ha cambiato le modalità di produzione della conoscenza.
L’evoluzione in senso partecipativo dei media “tradizionali” della comunicazione, hanno contribuito a far crescere le potenzialità sociali, politiche e culturali del pubblico, dei cittadini, degli utenti. «Il web 2.0, i media partecipativi in generale, hanno dunque consentito la definizione di un nuovo modello di organizzazione del lavoro basato sull’ingaggio del pubblico: il crowdsourcing». Non solo: la domanda può partecipare direttamente nella creazione dell’offerta, innescando un processo collaborativo. Ne sono un esempio le iniziative promosse dal Museo di Brooklyn e dal MART di Trento e Rovereto.
Anche la promozione culturale potrà sfruttare questi canali per essere maggiormente visibile al fine di attirare utenti e sponsor.
Ultima tappa di questa analisi sarà la valutazione, data dal rapporto tra gli obiettivi raggiunti e l’efficacia dei criteri di usabilità.
L’ultimo capitolo intende fornire un quadro dell’attuale stato del web culturale, proponendo un’indagine sulla presenza online dei musei civici italiani.
In ogni modo il web culturale è e sarà in continuo cambiamento e si spera che, in un futuro immediato, tutte le strutture culturali si dotino di un proprio sito web conforme agli standard ed alle esigenze dell’utente; inoltre, si auspica che l’immenso patrimonio venga digitalizzato, per non perderne le tracce e per permetterne una conoscenza “democratica”. Si deve lavorare tanto, ma non sarebbe così improponibile se venissero impiegate sufficienti ed esperte risorse umane.

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12 I - Il web come leva per il marketing culturale. 1.1 Le peculiarità del settore culturale. Da oltre trent'anni il settore culturale è stato oggetto di un rinnovato interesse. Ciò è dipeso dalle grandi trasformazioni che hanno investito la società nella seconda metà del secolo. Fra queste merita un ruolo di assoluto rilievo l‟evoluzione delle abitudini di consumo della popolazione, che ha visto il superamento di bisogni primari intorno ai quali si era strutturato il sistema produttivo italiano. Dal secondo dopoguerra si è verificata una progressiva inversione di tendenza, con l‟emergere di nuovi segmenti di domanda rivolti a occasioni di consumo che nascono da bisogni sempre più evoluti e raffinati. In questo scenario si inserisce il fenomeno della domanda di consumi culturali, che, oltre ad esprimere una dinamica di cambiamento sociale, crea numerose opportunità per l‟attivazione di iniziative economiche, soprattutto in un paese come l‟Italia, dove esiste un potenziale straordinario per organizzare un‟offerta culturale ricca ed articolata. Infatti, nel corso degli ultimi anni si è avviato un intenso processo di trasformazione del sistema dei beni culturali, dove, a fronte di una crescita della domanda culturale, si è assistito ad un cambiamento dell'offerta, innanzitutto, culturale e poi normativo, amministrativo e gestionale. Da un lato si tratta di un processo virtuoso in cui la domanda crescente stimola l‟offerta e le politiche di valorizzazione messe in piedi dal sistema di offerta alimentano la domanda, spesso offrendo un contributo decisivo ai processi di sviluppo economico dei contesti territoriali che li ospitano. D'altro canto il settore culturale, soprattutto quello pubblico, non riesce ad

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