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Il romanzo del dopoguerra spagnolo: strategie per eludere la censura

Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di illustrare i vari modi con cui gli intellettuali del dopoguerra spagnolo schivarono l’imperante censura da parte del regime di Francisco Franco. In particolare, sono stati analizzati quattro romanzi: La familia de Pascual Duarte (1942) di Camilo José Cela, Nada (1945) di Carmen Laforet, Tiempo de silencio (1962) di Luis Martín-Santos e Cinco horas con Mario (1966) di Miguel Delibes.
I quattro libri sono tenuti insieme da un filo rosso che li accomuna: un sistema di simboli, metafore, sotterfugi e critiche ben camuffate che permise ai loro autori di sfuggire alle forbici dei censori franchisti. Ciononostante, la lettura simbolica delle opere riusciva a comunicare al lettore dell’epoca, ossia il popolo spagnolo che non aveva voce, la denuncia sociale nascosta dietro innocui personaggi che esprimono le proprie idee.
Oltre all’analisi dettagliata di ciascun libro, è stato dedicato un capitolo alla censura in generale, menzionando opere appartenenti anche a mondi al di fuori di quello letterario, come la musica e il cinema. Sono stati citati esempi di album e film usciti non solo nell’immediato dopoguerra, ma anche nel secondo franchismo che durò fino al 1975.
Questo approfondimento è stato incluso per puntualizzare che il Caudillo rimase irremovibile fino alla morte. Infatti, la persecuzione dei comunisti rimasti nel territorio spagnolo continuerà fino alla fine del regime, così come la censura, che rimarrà anch’essa spietata, perfino verso esponenti come Cela, ex spia del Bando Nacional durante la Guerra Civile Spagnola. Avendo criticato in maniera obiettiva ed esplicita l’assetto sociopolitico e la crisi economica causati da Franco in romanzi come La colmena (1951), la censura non risparmiò neanche lui. Ciò dimostra l’assoluta noncuranza del dittatore: anche nel caso di chi era stato un suo sostenitore, si doveva oscurare il suo punto di vista se le sue opinioni ledevano l’immagine del dittatore. Qui emerge, infatti, il bisogno della “España no oficial” di rivendicare il diritto alla libertà di espressione e di tornare ad avere una voce per imporsi di fronte all’ingiustizia.
L’unico lato positivo della scelta obbligata di evitare critiche palesi e trasparenti al regime fu il modo in cui i suddetti scrittori si reinventarono, rielaborando il proprio modo di esprimersi e trovando soluzioni alternative molto originali, misteriose e criptiche.
Dunque, la forza del panorama letterario del dopoguerra spagnolo giace nella tenacia con cui i pochi autori rimasti in patria resistettero silenziosamente, senza mai dimenticare la potenza della cultura in un Paese sottoposto a continue iniezioni di anestesia intellettuale, fino alla morte del Generalísimo.

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5 Introduzione Il presente lavoro si prefigge l’obiettivo di illustrare i vari modi con cui gli intellettuali del dopoguerra spagnolo schivarono l’imperante censura da parte del regime di Francisco Franco. In particolare, sono stati analizzati quattro romanzi: La familia de Pascual Duarte (1942) di Camilo José Cela, Nada (1945) di Carmen Laforet, Tiempo de silencio (1962) di Luis Martín-Santos e Cinco horas con Mario (1966) di Miguel Delibes. I quattro libri sono tenuti insieme da un filo rosso che li accomuna: un sistema di simboli, metafore, sotterfugi e critiche ben camuffate che permise ai loro autori di sfuggire alle forbici dei censori franchisti. Ciononostante, la lettura simbolica delle opere riusciva a comunicare al lettore dell’epoca, ossia il popolo spagnolo che non aveva voce, la denuncia sociale nascosta dietro innocui personaggi che esprimono le proprie idee. Oltre all’analisi dettagliata di ciascun libro, è stato dedicato un capitolo alla censura in generale, menzionando opere appartenenti anche a mondi al di fuori di quello letterario, come la musica e il cinema. Sono stati citati esempi di album e film usciti non solo nell’immediato dopoguerra, ma anche nel secondo franchismo che durò fino al 1975. Questo approfondimento è stato incluso per puntualizzare che il Caudillo rimase irremovibile fino alla morte. Infatti, la persecuzione dei comunisti rimasti nel territorio spagnolo continuerà fino alla fine del regime, così come la censura, che rimarrà anch’essa spietata, perfino verso esponenti come Cela, ex spia del Bando Nacional durante la Guerra Civile Spagnola. Avendo criticato in maniera obiettiva ed esplicita l’assetto sociopolitico e la crisi economica causati da Franco in romanzi come La colmena (1951), la censura non risparmiò neanche lui. Ciò dimostra l’assoluta noncuranza del dittatore: anche nel caso di chi era stato un suo sostenitore, si doveva oscurare il suo punto di vista se le sue opinioni ledevano l’immagine del dittatore. Qui emerge, infatti, il bisogno della “España no oficial” di rivendicare il diritto alla libertà di espressione e di tornare ad avere una voce per imporsi di fronte all’ingiustizia. L’unico lato positivo della scelta obbligata di evitare critiche palesi e trasparenti al regime fu il modo in cui i suddetti scrittori si reinventarono, rielaborando il proprio

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Parole chiave

spagnolo
francisco franco
carmen laforet
miguel delibes
nada
camilo josé cela
luis martín-santos
la familia de pascual duarte
tiempo de silencio
cinco horas con mario

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