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La metonimia in Kyra Kyralina di Panait Istrati

Il presente lavoro indaga il complesso e misterioso universo rumeno, presentato dall’opera di Panaït Istrati, vagabondo autodidatta che a quarant’anni intraprese la carriera di scrittore scegliendo l’esilio linguistico. La lingua da lui utilizzata, infatti, per costruire un’immagine della Romania e per dar voce a quei luoghi e ai suoi abitanti non è il rumeno ma il francese; scelta, soprattutto, legata all’influenza di Romain Rolland, scrittore elvetico che fu per Istrati un padre letterario, simbolico, a cui deve il suo successo. Lo studio si propone d’analizzare la sua opera, la più importante e la più conosciuta, Kyra Kyralina, e le sue traduzioni in lingua italiana realizzate nel Novecento. L’attenzione si concentrata maggiormente sulla presenza della metonimia nel testo originale in francese e nelle sue traduzioni, per mettere in evidenza le scelte traduttive adottate riguardanti il tropo.
Per comprendere meglio l’autore di Kyra Kyralina, la ricerca si apre con un’analisi dettagliata della sua vita e della sua opera. La consultazione di una vasta bibliografia, quali i testi di Gisèle Vanhese, D. Seidmann, E. Geblesco e M. Jutrin-Klener, ha consentito di scoprire numerosi dettagli e preziose informazioni riguardanti l’adolescenza, la famiglie e gli amici di questo “amante del Mediterraneo”, che ha consacrato la sua vita all’erranza. Si discute il rapporto con la madre, unico punto fermo della sua esistenza, con Rolland, con il russo Mikhaïl, con gli ebrei, popolo che visse una situazione particolare; ci si sofferma, inoltre, sulla mancanza della figura paterna. Istrati, uomo dalle molteplici esperienze, ha conosciuto il bene e il male percorrendo il mondo: le opere riflettono la sua vita, i suoi viaggi e ospitano una mescolanza di tradizioni. L’autore è rimasto profondamente legato alla sua terra natale e l’ha dimostrato anche inserendo dei granellini della sua lingua all’interno dei testi scritti in francese; il rumeno si presenta attraverso proverbi, canzonette, espressioni popolari. Sono stati inseriti, all’interno del lavoro, degli esempi per dimostrare le scelte dell’autore rumeno riguardo i prestiti ed evidenziare conseguentemente i comportamenti adottati dai traduttori della sua opera. Il successo di Panaït è legato all’esotismo del mondo descritto, alla sua capacità di ricreare in modo realistico le colline, le campagne e i paesaggi rumeni. In Kyra Kyralina ci presenta un Oriente duplice: da un lato una realtà affascinante ed attraente, dall’altro crudele e vendicativa. La sua originalità, tuttavia, sta nella sua scelta d’inserire come protagonista della sua storia un omosessuale dichiarato, un Gay proletario, figura nuova nella letteratura del tempo. Oltre al commento e all’analisi, s’indaga su tutto ciò che si nasconde dietro quest’opera. Istrati è stato conosciuto e studiato dal pubblico italiano proprio grazie alla traduzione dei suoi scritti: è, dunque, spesso alla traduzione che un’opera deve la trasmissione, il successo e la sopravvivenza. In virtù dell’importanza acquisita nel mondo contemporaneo, la seconda parte di questo lavoro è dedicata proprio alla traduzione. Attraverso un’ampia riflessione, si ripercorre la sua storia, dalle origini fino al Novecento mettendo in luce modifiche e trasformazioni. Si accolgono le riflessioni di Berman, Mounin, Ladmiral; i principali metodi di traduzione sono spiegati in modo approfondito. La terza parte di questo lavoro è prevalentemente finalizzata all’analisi dei corpus, ovvero alla metonimia all’interno dei testi. Sono state reperite tre traduzioni italiane: quella di Cecchini, edita da La Voce nel 1925 e le due traduzioni di Lupi, la prima edita da Garzanti nel 1947 e la seconda da Feltrinelli nel 1996. Tuttavia, prima di procedere con l’analisi che ha tenuto in gran parte conto degli studi compiuti da Annafrancesca Naccarato, si è ritenuto opportuno inserire qualche apporto teorico chiarendo il significato di “tropo”, partendo dalla retorica classica e soffermandosi sui concetti di metonimia, metafora e sineddoche, evidenziandone le differenze. Successivamente si è applicata ai testi l’analisi vera e propria: le metonimie sono riconosciute ed evidenziate all’interno dell’originale in francese, classificate secondo le loro diverse funzioni ed si è messo in luce il modo in cui sono state rese all’interno dei testi italiani, oggetto dello studio. Attraverso la ricerca effettuata e degli esempi inseriti, tratti dal testo originale e dalle traduzioni italiane, si evince il modo in cui l’autore è stato percepito e come le sue scelte semantiche e stilistiche sono state riprodotte nei testi d’arrivo.

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4 Introduzione L’obiettivo di questo lavoro, che si inoltra nel misterioso universo rumeno, riproposto dall’opera di Panaït Istrati, autodidatta vagabondo che all’età di quarant’anni ebbe il coraggio di iniziare a scrivere in una lingua che non era la sua, è quello di focalizzare l’attenzione sull’opera principale dell’“écrivain roumain d’expression française”, Kyra Kyralina. Lo studio si concentra sulla presenza delle strutture metonimiche all’interno del testo originale in francese e delle rispettive traduzioni italiane, esaminando le scelte traduttive adottate. Il presente corpus si articola in tre sezioni principali: la figura del grande Panaït Istrati, autore di Kyra Kyralina, dominerà interamente la prima parte di questo lavoro. Grazie all’aiuto di numerosi testi di critica dedicati ad Istrati, quali l’opera di G. Vanhese, D. Seidmann, E. Geblesco e M. Jutrin-Klener, che hanno fornito numerosi dettagli e preziose informazioni, è stata ripercorsa l’adolescenza, la vita, le scelte e le opere dell’autore rumeno. Questo “amant de la Méditerranée”, che non riuscì mai a resistere alla chiamata del “vagabondaggio”, ebbe contatti con le persone più varie, di ogni condizione sociale: nei suoi libri vi è una mescolanza di culture e tradizioni, rumene, greche, turche e arabe. Il mondo che presenta è la Romania e molte delle

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Parole chiave

traduzione
retorica
la metonimia
panait istrati
autore rumeno
kyra kyralina

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