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La politica comunitaria in materia di lavoro degli extracomunitari

Il diritto del lavoro degli extracomunitari è una materia oggi compresa tra le Politiche proprie della Comunità Europea. E' al livello normativo di armonizzazione e ancora in una fase quasi programmatica. La Tesi valuta l’orientamento dell'Unione e della Comunità Europea nei confronti dei diritti dei lavoratori stranieri e delle garanzie di tutela, attraverso la raccolta, l'analisi e la sintesi del diritto comunitario riguardante i lavoratori extracomunitari. L'attuale situazione della materia segue l'evoluzione profonda dell'economia e della politica dell'Unione.
Nella tradizione degli Stati membri, gli immigrati sono soggetti di diritto tuttavia, in generale, i diritti dell'extracomunitario sono minori rispetto a quelli del cittadino dello Stato ospitante. Nel diritto del lavoro, ragioni socio economiche fondamentali, hanno portato però ad estendere le tutele nei confronti dei lavoratori immigrati. Ciò costituisce un evidente primato del diritto del lavoro come disciplina giuridica e ne fa una politica strategica e innovativa dell'Unione. Dalle disposizioni di armonizzazione previste dal Trattato di Amsterdam nella materia migratoria, la dottrina è indotta a riesaminare il concetto stesso di cittadinanza dell’Unione. Nozione soggetta ad evoluzione storico giuridica, si discute se la cittadinanza possa essere concepita come un diritto progressivamente acquisibile dai lavoratori stranieri in via automatica. La crisi del mercato del lavoro, nel quadro della generale flessione dell’offerta di manodopera causata dall’invecchiamento della popolazione europea in età attiva, necessita di soluzioni e di risorse strategiche come quelle rappresentate per la Comunità anche dagli immigrati.

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INTRODUZIONE Le politiche dell’Unione europea in materia di lavoro degli extracomunitari stanno attraversando un’importante fase evolutiva. Il quadro normativo nelle materie migratorie, dell’integrazione e del diritto dei lavoratori cittadini di Stati terzi legalmente soggiornati nel territorio dell’Unione, è stato abbozzato dal Trattato di Amsterdam e le Istituzioni comunitarie stanno adattando alle esigenze comuni, ed integrando, il dispersivo insieme del diritto esistente in materia, in gran parte creato dalla Corte di Giustizia delle Comunità europee o esistente nelle tradizioni degli ordinamenti dei paesi membri. La questione dei diritti degli extracomunitari si impone attualmente alle politiche dell’Unione europea con le peculiarità derivanti sia da un ordinamento giuridico di nuovo genere 2 , che deve conciliare i diversi interessi politici degli Stati, sia dalla contingente pressione causata dall’incidenza sul sistema economico dei mutamenti demografici della popolazione europea attiva. La Comunità europea, entro i limiti stabiliti dai principi di attribuzione e sussidiarietà 3 , e conformemente alle specifiche norme del Trattato istitutivo della Comunità europea, dovrebbe regolamentare la materia migratoria, le condizioni di ingresso dai confini esterni, della circolazione entro il territorio dell’Unione e le condizioni di impiego dei cittadini di paesi terzi, superando le difficoltà di conciliare politiche degli Stati membri ancora differenziate nello stesso diritto del lavoro interno 4 ma in particolare nelle materie migratorie 5 . La Corte di Giustizia delle Comunità europee afferma che <<il diritto comunitario, indipendentemente dalle norme emanate dagli Stati membri, nello stesso modo in cui impone ai singoli degli obblighi, attribuisce loro dei diritti soggettivi>> 6 . L’Unione europea, dopo l’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam del 97, ha adottato norme 7 tendenti a riconoscere ai cittadini di Stati terzi immigrati legalmente per lavoro e alle loro famiglie, diritti analoghi a quelli dei cittadini europei; altre misure assai rilevanti sono in via di adozione 8 ed importanti questioni di diritto sono discusse dalle istituzioni 2 Corte di Giustizia delle comunità europee, caso Van Gen en Loos, sent. 5 febbr, 1963, causa 26/62 in Raccolta 1963, punto 3 primo capoverso delle massime: <<La Comunità europea costituisce un ordinamento giuridico di nuovo genere nel campo del diritto internazionale a favore del quale gli Stati membri hanno rinunziato, seppure in settori molto limitati, ai loro poteri sovrani ed al quale sono soggetti non soltanto gli Stati membri, ma pure i loro cittadini>>. 3 Art. 5 del Trattato istitutivo della Comunità europea 4 N. Consiglio, 1996, Diritto del lavoro dei paesi dell’Unione europea, Padova, Cedam, sottolinea le differenze tra le organizzazioni giurisdizionali degli Stati, alcuni dei quali hanno tribunali speciali del lavoro e altri np; sui sistemi sindacali a unico o doppio canale di rappresentanza; sul diverso sistema del contratto nazionale e sul valore da questo assunto negli ordinamento giuridici degli Stati. 5 La comunicazione della Commissione COM(2003)336, Allegato 1, riporta una relazione di sintesi sulle politiche di integrazione nazionali preparata sulla base di un questionario fatto agli Stati sull’integrazione degli immigrati (in vista del Consiglio europeo di Salonicco del 20-21 giugno 2003), relazione che era stata richiesta dal Consiglio Giustizia ed affari interni di Veria del 28-29 marzo 2003. Questa sintesi costituisce una rassegna delle politiche di integrazione degli Stati membri e dimostra chiaramente che “esistono forti differenze tra le politiche di integrazione non solo tra i paesi di prossima adesione ma anche all’interno dell’Unione europea attuale. Ciò non deve sorprendere, poiché la storia dei paesi europei per quanto riguarda l’immigrazione è molto diversa.” La Commissione conclude che “sarebbe auspicabile rafforzare il coordinamento delle politiche in materia di integrazione.” 6 caso Van Gen en Loos, citato, p.4 7 Regolamento CE 853/2003 del Consiglio del 14 maggio 2003 che estende le disposizioni del regolamento CEE 1408/71 riguardanti i regimi di sicurezza sociale dei lavoratori migranti e loro familiari, ai cittadini di paesi terzi cui tali disposizioni non siano già applicabili unicamente a causa della nazionalità. 8 Proposta di direttiva del Consiglio relativa alle condizioni di ingresso e di soggiorno dei cittadini di paesi terzi che intendono svolgere attività di lavoro subordinato o autonomo Com(2001) 386 def – 2001/0154(CNS) presentata dalla Commissione al Consiglio il 5 settembre 2001. 4

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