I poteri speciali riservati agli Stati a seguito dei processi di privatizzazione
Nell'ambito dei processi di privatizzazione, principalmente in una fase che ha preceduto la dismissione del pacchetto statale di controllo nelle imprese pubbliche attive in “settori strategici”, in quasi tutti gli ordinamenti europei ed extra-europei sono stati previsti, con diverse varianti, dei “poteri speciali” da attribuire ai soggetti pubblici, nel tentativo di mantenere un certo controllo nelle ex società pubbliche. Infatti, l'esigenza di tutela di alcuni fondamentali interessi a rilevanza generale nelle società operanti in settori strategici per l'economia di ciascun Paese ha costituito e costituisce tuttora un elemento di grande importanza; tale esigenza ha influito sull'evoluzione storico-normativa di numerosi ordinamenti, attenti, in maniera differente e con diverse intensità, alla necessità della presenza dello Stato nella protezione generale di detti interessi. Anche nell'ordinamento italiano sono stati e continuano ad essere consistenti i “poteri speciali” mantenuti dallo Stato a seguito dei processi di privatizzazione: in particolare appare fondamentale quanto previsto dalla l. 474/1994 come modificata dalla l. 350/2003, dai d.p.c.m. (di attuazione delle suddette leggi) emanati nel 2000 e nel 2004, dalla legge finanziaria per il 2006 (istitutiva di una poison pill), dal d. lgs. 229/2007 per la ricezione della direttiva sulle OPA, e dagli artt. 2449 e 2450 del Codice Civile.
Tuttavia, le misure attributive di “poteri speciali” previste negli ordinamenti europei sono state messe alla prova dal diritto comunitario: nonostante le categorie di regimi speciali si siano differenziate anche notevolmente tra loro, nelle sentenze pronunciate dalla Corte di giustizia delle Comunità europee, queste sono state forzate ad unità sotto il profilo della loro comune riconduzione alla contrarietà rispetto alle previsioni del diritto comunitario, sostanzialmente rispetto alle previsioni dell'art. 43 e dell'art. 56 del Trattato delle Comunità europee che vietano, rispettivamente, le restrizioni alla libertà di stabilimento e le restrizioni ai movimenti di capitale.
In definitiva le “golden shares” si inseriscono in un ampio contesto, le società a partecipazione pubblica, che presenta da sempre dubbi interpretativi in merito alla disciplina applicabile ed interrogativi circa le ragioni della presenza come protagonisti attivi dell'economia dello Stato e degli enti pubblici, dando luogo ad interventi della Commissione europea e della Corte di giustizia volti ad arginarla
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Informazioni tesi
Autore: | Jacopo Francesco Iosa |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Nicoletta Marzona |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 156 |
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FAQ
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