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Vedere con le mani

L'edizione aggiornata della tesi di laurea "Vedere con le mani" dell'autrice Anna Maria Sacchetti, è stata recentemente pubblicata nella Collana Saggistica dalla "Edizioni Clandestine" www.edizioniclandestine.com.


Lo scopo della presente ricerca è di illustrare, se pur a grandi linee, una problematica certamente insolita, ma senza dubbio innovativa, per gli studi di Storia dell’arte, e in particolare per quelli relativi alla museologia. Si tratta di uno studio attento, anche se non esaustivo, delle problematiche inerenti l’incontro del non vedente o ipovedente con le arti figurative.
Lo spunto per l’approfondimento critico del problema deriva da un’esperienza concreta, relativa ad una visita compiuta presso il Museo Marino Marini di Firenze, tenutasi nel 1990 e curata dall’Associazione Volontari Associati per i Musei Italiani. L’organizzazione concreta di visite guidate tattili e la preparazione dei sussidi, nonché degli operatori, necessari all’assistenza, è in Italia ancora oggi affidata, nella maggior parte dei casi, all’iniziativa di associazioni di volontariato e resta ancora ad un livello meramente esperienziale. La necessità di corredare questo tipo di attività in una riflessione critica di più ampio respiro, motivata dalla consapevolezza dell’importanza rivestita da questo tipo di esperienza estetica, per la formazione e l’istruzione delle persone portatrici di handicap visivo, ha ulteriormente incoraggiato l’approfondimento della ricerca, motivando la suddivisione della materia nei capitoli che di qui di seguito saranno sinteticamente illustrati.
Una prima parte teorica del lavoro riguarda innanzitutto una corretta definizione dell’handicap visivo, così da chiarire innanzitutto la diversità tra cecità totale e ipovisione, una distinzione che nell’opinione comune non è generalmente presa in considerazione. Non è da trascurare al proposito l’estensione del fenomeno dell’ipovisione e il fatto che questa stessa rappresenta un handicap che riguarda, se pur con diversa intensità, la realtà dell’intera popolazione anziana.
La parte seguente della ricerca propone una sintesi della legislazione corrente riguardante l’handicap visivo, rilevando tra le righe quanto potrebbe essere fattivamente realizzato, all’interno delle realtà museali, soprattutto per quanto riguarda il superamento delle barriere architettoniche, per l’accessibilità dei non vedenti totali o ipovedenti.
Il capitolo III entra direttamente nell’ambito dell’arte figurativa, partendo da una premessa riguardante il problema della percezione delle opere d’arte, con particolare attenzione nel secondo paragrafo AI sensi che hanno maggior interesse, nei processi di conoscenza e apprendimento del non vedente totale e dell’ipovedente, in altre parole del tatto, dell’udito e dell’odorato. La parte finale del capitolo è costituita da un’appendice riguardante la scrittura in rilievo, che rappresenta una delle metodologie di apprendimento più affini al processo di conoscenza di un’opera d’arte attraverso l’esame tattile, e la proposta educativa di Augusto Romagnoli, di colui che può essere a buon diritto definito il padre della didattica per non vedenti.
Il capitolo IV riguarda in particolare l’istituzione museale e comprende un approfondimento dedicato al problema dell’accessibilità e in particolare della possibilità di aprire le sale dei musei ai non vedenti, per offrire loro l’opportunità di “vedere con le mani”. Il capitolo si conclude con una parte relativa all’importanza dei sussidi attualmente impiegati nelle visite guidate rivolte ai non vedenti, e comprende una rassegna delle impressioni raccolte dopo un’esperienza di questo tipo dagli stessi destinatari.
L’intera seconda parte della ricerca illustra, sotto forma di schede analitico-esplicative, una serie di realtà museali italiane che offre percorsi per non vedenti e una brevissima carrellata di esperienze straniere.
La ricerca si conclude con un’appendice riguardante la metodologia didattica del V.A.M.I. (Volontari Associati per i Musei Italiani), l’associazione che cura alcune delle proposte italiane e che si è posta per prima il problema dell’apertura del museo ai non vedenti. Una seconda appendice contiene l’elenco delle opere, originali o copie, che sono concretamente fatte toccare in alcuni musei. La terza appendice illustra infine uno strumento di guida automatica, per l’orientamento del non vedente nello spazio, sia interno che esterno.

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1 1. LA CECITÀ. DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI. PROBLEMATICHE DELL’HANDICAP Definizione di cecità La definizione di cecità, nella letteratura didattica specialistica, non è affatto uniforme. Nel testo di G. Accorsini, edito nel 1986, l’handicap è così definito: “La cecità, in quanto a grado, può essere parziale (con residuo) o totale (assoluta). Fra i ciechi parziali sono detti ipovedenti coloro che hanno un residuo visivo superiore a 1/20 ed inferiore a 3-4/20 anche con eventuale restringimento di campo visivo (...). Coloro che hanno un residuo visivo inferiore a 1/20 e fino a 1/60 sono considerati in una fascia di passaggio tra ipovedenti e non vedenti: i non vedenti sono coloro che hanno un visus (ovvero misura della acuità visiva) inferiore a 1/60” 1 . Secondo altre opinioni “(...) in Italia è considerato cieco il cittadino affetto da cecità assoluta, o da minorazione della vista, fino a 1/10 di residuo di funzione visiva” 2 . 1 G. Accorsini, Il bambino cieco nella scuola dell'infanzia e dell'obbligo, Milano: Armando, 1986. 2 R.B. Finocchiaro, N.F. Secchi, G. Giustolisi, Giuditta giorno dopo giorno. Un itinerario operativo per l'insegnamento ai non vedenti, Bologna: Zanichelli, 1984.

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Parole chiave

ciechi
didattica
ipovedenti
musei
museologia
non vedenti
percorsi museali
tatto
didattica museale

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