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La narratologia di Elsa Morante dai racconti a ''Menzogna e Sortilegio''

Elsa Morante è stata tra le maggiori scrittrici italiane del Novecento, per quanto lungo la critica abbia rifiutato di riconoscere il suo effettivo valore letterario etichettandola nei casi più fortunati come un semplice epigono dei grandi romanzi dell’Ottocento. Per quanto negli ultimi decenni abbiano iniziato a fiorire gli interventi critici sulle sue opere, buona parte delle prime prove morantiane sono ancora inedite e non studiate, molto sulla prima produzione di Elsa Morante è ancora da vagliare.
Lo studio che questa tesi propone ha lo scopo di offrire un’analisi approfondita non solo del grande romanzo d’esordio ma anche dei primi racconti che la scrittrice a lungo pubblicò su riviste e quotidiani. Il nostro intento è individuare gli elementi di continuità e di divergenza tra le prime prove morantiane e il romanzo della rivelazione al grande pubblico, così da offrire innanzitutto una sistematica analisi dei racconti dell’autrice a tutt’oggi assente nel panorama della critica e da comprendere quale scarto subentri nella sua poetica dopo il lungo tirocinio letterario d’anteguerra. Per far ciò si è scelto di mettere in atto un’analisi narratologica, dato che si è ritenuta la più adatta a rilevare, attraverso una sistematizzazione dei criteri di analisi scelti, la grande varietà degli scritti della Morante.
Nel corso della tesi siamo giunti a rilevare un’incredibile varietà di dinamiche e modalità narrative che dal tirocinio dei racconti trovano poi continuità nel romanzo, in cui però l’autrice dimostra maggior capacità di gestire gli strumenti letterari ormai a sua disposizione. Una lunga carrellata sugli intrecci, i personaggi, i ruoli che essi ricoprono, i luoghi dell’azione consente un ingresso graduale ma approfondito nel mondo morantiano, dando al lettore i mezzi per affrontare la produzione dell’autrice in tutta la sua complessità e mettendo in luce aspetti inediti grazie allo studio di testi non ancora conosciuti.

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III INTRODUZIONE Meta che questo studio si prefigge è la comprensione dei rapporti di continuità e divergenza, che si stabiliscono tra i racconti di Elsa Morante, pubblicati su riviste e quotidiani dal 1935 al 1948, e il suo primo romanzo, Menzogna e Sortilegio, edito proprio negli anni dell’immediato dopoguerra grazie al quale l’autrice ottenne per la prima volta attenzione da parte di lettori e critici. Per ciò che concerne le narrazioni brevi si è scelto di non analizzare il corpus complessivo della sua produzione antecedente la prima grande opera, sono stati lasciati da parte sia le narrazioni rivolte ad un pubblico infantile sia i racconti d’occasione. Gli uni presentano dinamiche di eccessiva semplicità e d’impronta favolistica che impedirebbero la realizzazione di uno degli intenti fondamentali dello studio, l’associare i testi in gruppi al di là dell’aspetto tematico; gli altri non rispondono ai crismi delle narrazioni, così da non consentire l’individuazione di nuclei d’azione e ruoli rispetto ad essi. Le modalità informanti la trattazione non hanno inteso limitarsi ad una comparazione generica dei testi, quanto invece si è operata una scelta di criteri, che consentisse alla ricerca di essere quanto più rigorosa e sistematica possibile. Si è dato spazio ad un particolare tipo di analisi testuale, la narratologica, la quale opera sugli scritti una descrizione sistematica di moduli e dinamiche, che informano e governano le strutture del racconto. Le categorie di riferimento applicate, al fine di delineare le peculiarità dei testi, trovano spiegazione dei loro tratti nel capitolo 1.1 nel quale s’illustrano le teorie e le tecniche, cui si fa riferimento, nell’interesse da un lato di assegnare la paternità di esse agli studiosi che le hanno elaborate, dall’altro di chiarire la particolare interpretazione ad esse associata. L’analisi ha quale fondamentale punto d’inizio la bidimensionalità dei testi narrativi, passibili di una duplice lettura, poiché possono essere interpretati a partire dalla fabula o dall’intreccio, valorizzando quindi il complesso degli avvenimenti legati da processi logico- temporali piuttosto che la successione in cui sono realmente disposti nel testo. Riguardo al primo aspetto sono state isolate categorie i cui tratti non dipendono dall’espressione linguistica o dalla posizione effettiva, assegnata loro dall’autrice, ma dall’astrazione, che agevolmente ogni lettore potrebbe operare, se decidesse di raccontare la vicenda narrata, basandosi sul principio di consequenzialità. Prima categoria da trattarsi è quella che si è definita Inizio e fine, attraverso il paragone tra la situazione iniziale e la finale si giunge a distinguere tra racconti con e senza fabula, in cui cioè è possibile o meno individuare nuclei legati, che tramano la vicenda con la propria occorrenza. Il secondo aspetto affrontato sono le Sequenze funzionali, successioni ricorrenti di unità narrative, poste in circuiti chiusi, che si aprono quando uno dei suoi componenti non ha più antecedenti e quando un altro dei suoi termini non dispone più di conseguenti. Il legame di nuclei d’azione è letto poi sulla base dei processi di Miglioramento e

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Informazioni tesi

  Autore: Lavinia Azzone
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2002-03
  Università: Università degli Studi Roma Tre
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Lettere
  Relatore: Giuseppe Leonelli
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 313

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Parole chiave

angelo marchese
elsa morante
menzogna e sortilegio
narratologia
roland barthes
ruoli attanziali
scrittrici
strutturalismo

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