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La dissoluzione di Lotta Continua nella Torino della seconda metà degli anni '70. Il tramonto di un'epoca fra movimenti e violenza

Il presente elaborato intende ricostruire, attraverso l'osservatorio privilegiato di Torino, lo spaccato di storia italiana contemporanea che nella seconda metà degli anni Settanta fu caratterizzato dalla dissoluzione dei gruppi della nuova sinistra, e in particolare di Lotta Continua; e quindi il vuoto di potere e di rappresentazione dei movimenti che si creò a seguito della crisi delle organizzazioni extra-parlamentari, così come il rapporto fra questi fenomeni e quello della violenza e dell’escalation della lotta armata.

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6 Introduzione Il presente elaborato intende ricostruire, attraverso l‟osservatorio privilegiato di Torino, lo spaccato di storia italiana contemporanea che nella seconda metà degli anni Settanta fu caratterizzato dalla dissoluzione dei gruppi della nuova sinistra, e in particolare di Lotta Continua; e quindi il vuoto di potere e di rappresentazione dei movimenti che si creò a seguito della crisi delle organizzazioni extra-parlamentari, così come il rapporto fra questi fenomeni e quello della violenza e dell‟escalation della lotta armata. Più precisamente, il periodo storico preso in considerazione prende le mosse dal II congresso nazionale di Lotta Continua (31 ottobre – 4 novembre 1976), quello del cosiddetto “scioglimento” 1 , in un contesto politico generale caratterizzato dall‟avanzata elettorale del Partito Comunista Italiano, sia nelle amministrative del 15 giugno 1975, sia soprattutto alle politiche del 20 giugno 1976 2 , e da una sostanziale tenuta della Democrazia Cristiana, mentre il cartello elettorale di Democrazia Proletaria 3 ottenne risultati deludenti. Il lavoro si sviluppa poi analizzando la repentina dissoluzione della rete organizzativa di Lotta Continua a Torino in rapporto all‟esplosione del movimento del ‟77 e alle mobilitazioni e caratteristiche delle sue componenti (le donne, i giovani e gli studenti, per certi versi, anche se da angolature e con caratteristiche diverse, anche degli operai). Infine, il periodo preso in esame si conclude con il rogo dell‟Angelo Azzurro 4 e l‟agguato mortale a Carlo Casalegno 5 col rifluire dei movimenti stessi e l‟approdo di molti uomini e molte donne verso la lotta armata e il terrorismo. 1 Sulla questione il dibattito è tuttora aperto: ad esempio, Guido Crainz ed Enrico Deaglio sostengono che Lotta Continua rimase attiva almeno fino al rapimento Moro. Cfr. Come finì Lotta continua, in “Micromega”, 8/2006. 2 Per le amministrative, Lotta Continua aveva addirittura dato indicazione di voto al Partito comunista. Cfr. L. Bobbio, Lotta Continua. Storia di un‟organizzazione rivoluzionaria, Savelli, Roma, 1979, pag. 150. 3 Esso raccoglieva le formazioni extraparlamentari di Avanguardia Operaia, Lotta Continua e Partito di Unità Proletaria. 4 Il 1° ottobre 1977, durante una manifestazione antifascista organizzata a Torino per denunciare l‟assassinio a Roma, ad opera di alcuni neofascisti, di Walter Rossi, militante di Lotta Continua, un gruppo di giovani si staccò dal corteo per attaccare, con alcune bottiglie molotov, il bar Angelo Azzurro, che si riteneva frequentato da militanti di destra e spacciatori di eroina. Nel rogo rimase coinvolto Roberto Crescenzio, che morì due giorni dopo per le gravi ustioni riportate. Cfr. G. Crainz, Il paese mancato. Dal miracolo economico agli anni ottanta, Donzelli editore, Roma, 2005, pp. 576-577. 5 Il 16 novembre 1977, il vicedirettore de “La Stampa”, Carlo Casalegno, venne ferito a morte dalle Brigate Rosse. Nonostante un apparente miglioramento, morì il 29 novembre 1977, dopo 13 giorni di agonia.

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