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La categoria di commerciale nella popular music

Che cos'è la musica commerciale? Cosa si intende quando questo attributo viene applicato ad un genere o ad un repertorio musicale? Perché la qualificazione di questo termine è sempre negativa?
Attraverso un'indagine di tipo storiografica ed analitica, questo lavoro cerca di ripercorrere l'utilizzo e la connotazione del termine "commerciale" applicato al settore della popular music, cercando di offire un'interpretazione non dogmatica e più rispondente alle caratteristiche di tali musiche.
La tesi è strutturata in tre parti: una prima che ripercorre, storicamente, gli studi che, in maniera più o meno esplicita, hanno analizzato l'utilizzo del termine "commerciale" in musica; una seconda che cerca di descrivere le specificità del repertorio commerciale, attraverso le tre categorie del gusto, dei valori e dell'autenticità; una terza, conclusiva, in cui si propone il parallelo tra l'estetica pop (con un chiaro riferimento alla pop art) e l'estetica della cosiddetta musica commerciale, nel tentativo di restiruire piena legittimità a quest'ultimo repertorio.
Chiude la tesi l'intervista a Massimo Varini, chitarrista e collaboratore dei maggiori artisti italiani pop, da Nek a Laura Pausini, da Vasco Rossi a Biagio Antonacci.

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5    PREMESSA Che cos’è la “musica commerciale”? Cosa si intende quando ad un prodotto musicale si attribuisce l’aggettivo “commerciale”? Perché il più delle volte “commerciale” risulta essere una qualificazione peggiorativa, che designa musiche di qualità inferiore e non degne di rientrare nel repertorio di un (presunto) canone artistico? Ci sono parametri oggettivi, assoluti e condivisi che distinguono musiche di qualità o “autentiche” da altre di tipo “commerciale”? E perché, nonostante il termine ricorra frequentemente nel discorso musicale (sia esso quello degli studiosi oppure quello di semplici appassionati di musica), sembra che non ci sia una definizione univoca e definitiva? Attraverso una semplice ricerca nello sterminato mondo di internet 1 è facilmente verificabile che tale questione è assai dibattuta, piena di tendenze ed opinioni le più disparate possibili, ma che non per questo venga raggiunta una “soluzione del problema”. Si potrebbe affermare, inoltre, con un tono leggermente provocatorio, che la questione interessi più al normale consumatore di musica che non allo studioso tout court. Osservando la definizione proposta da Wikipedia (la più popolare enciclopedia on-line) riguardo il termine “musica leggera”, si nota da subito la sua equiparazione con un repertorio creato e promosso a scopo di intrattenimento, tecnicamente poco elaborato e quindi destinato ad un pubblico il più vasto possibile; la musica diventa un bene di mercato, una merce di consumo: «MUSICA LEGGERA. Viene abitualmente definita con il termine musica leggera, musica pop, pop music (sinonimo inglese), o semplicemente pop, la musica mainstream contemporanea, destinata ad un pubblico vasto quanto più è possibile. L'espressione definisce un tipo di musica di facile ascolto e poco elaborata, spesso ridotta a semplice intrattenimento e destinata al consumo di massa.» http://it.wikipedia.org/wiki/Musica_leggera                                                               1 La ricerca è stata effettuata il 10 marzo 2011 tramite il sito Google, inserendo nel campo di ricerca i termini “musica commerciale” definizione; sono stati quindi riportati i primi risultati, tramite un criterio di scelta arbitrario e non utilizzando nessun tipo di metodologia scientifica. Ove presente, è stato riportato il nome dell’autore del commento, mentre non sono stati trascritti i nickname (nomi fittizi) degli altri interventi.

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