L'Italie dans Le Monde
La mia ricerca consiste nell’analisi della storia e degli avvenimenti politici italiani dell’ultimo decennio, dalla fine della cosiddetta Prima Repubblica fino all’inizio dell’attuale legislatura. Il punto di vista che ho scelto però è particolare perché esterno alla situazione italiana, ed è quello di un quotidiano francese. Le Monde, per la sua storia e per il suo nome costituisce in Europa, ma anche nel mondo, un punto di riferimento, un giornale di referenza.
Ho cercato innanzitutto di individuare un fil rouge che legasse l’esperienza italiana osservata da questa particolare angolazione. Ciò che è emerso in primo luogo è che l’Italia appare come un paese costantemente attraversato da crisi, in una stato di crisi permanente.
Una crisi che ha radici storiche, come il ritardo nel processo di democratizzazione, la predominanza dei partiti politici sulle istituzioni e la mancanza di alternanza al governo a causa dell’egemonia della democrazia cristiana, che faceva dell’Italia una “democrazia bloccata”.
Crisi messa ancor più in evidenza dall’inchiesta che nei primi anni novanta sconvolse il panorama politico italiano, Mani Pulite. E dai processi storici, come quelli a Bettino Craxi e a Giulio Andreotti, con cui si sarebbe dovuta archiviare definitivamente la Prima Repubblica.
Ma la crisi italiana si è invece “cristallizzata”, sostiene il quotidiano francese. Lo dimostra chiaramente la breve durata, sette mesi, del primo governo Berlusconi e il governo di transizione guidato da Lamberto Dini che ne è seguito.
Con le elezioni del 21 aprile 1996, invece, la fiducia dell’opinione pubblica francese sembra riconquistata. Per la prima volta, dopo 49 anni dalla costituzione della Repubblica, una coalizione di centro-sinistra va al governo in Italia. Romano Prodi è visto come l’uomo giusto al momento giusto, il politico moderato di cui ci si può fidare. Con il suo governo, e soprattutto con l’ingresso dell’Italia nel club dell’Euro tra i primi paesi, l’immagine del nostro paese viene risollevata non solo a livello europeo, ma anche internazionale. Ma dopo questa grande riforma il governo Prodi perde un po’ della sua ragion d’essere e ritorna, inevitabile, la crisi. Portata soprattutto dal difficile equilibrio tra gli interessi dei diversi partiti che compongono le coalizioni di governo.
A Massimo D’Alema, che arriva al potere nell’ottobre del 1998, non viene accordata la stessa fiducia. Innanzitutto perché D’Alema è un personaggio più controverso che Prodi, per le sue origini comuniste e sicuramente meno moderato. Inoltre perché il suo governo non è legittimato direttamente dagli elettori ma istituito dal Presidente della Repubblica. Presto anch’esso soffrirà della malattia della crisi politica, e dopo un nuovo governo di transizione, questa volta guidato da Giuliano Amato, arrivano in Italia nuove elezioni. Con la fine della legislatura del centro-sinistra gli elettori italiani sembrano perdre la bussola e anche la fiducia nella politica tradizionale. Lo dimostra la vittoria di un imprenditore e di un partito-impresa come Forza Italia. Le elezioni del 2001, con la vittoria del centro-destra, costituiscono un passo avanti del sistema politico italiano verso la bipolarizzazione e l’alternanza in una democrazia prima bloccata. Ma allo stesso tempo la figura del leader, Silvio Berlusconi, viene duramente contestata dal quotidiano. La causa principale sta essenzialmente nella linea editoriale adottata dall’attuale direzione del quotidiano, che denuncia esplicitamente ogni sorta di abuso di potere. In particolare la concentrazione di potere personale nelle mani di un’unica persona e ogni populismo e demagogia in politica. Silvio Berlusconi incarnerebbe perfettamente entrambe queste tendenze. Inoltre il suo monopolio nel campo dei media e il suo conflitto d’interessi irrisolto costituirebbero un serio pericolo per la democrazia italiana.
Per quanto riguarda l'approccio adottato dal quotidiano nei confronti della situazione italiana, ho notato che spesso è un approccio pedagogico, perché tende a trarre una lezione per la Francia dagli avvenimenti italiani. Il nostro paese costituirebbe infatti un perfetto esempio di laboratorio politico, da cui possono emergere modelli da imitare ma anche “mostri” da cui prendere le distanze. Una sorta di “dualismo contraddittorio”, come ha definito Jean Louis Briquet, professore all’università di Montpellier, il rapporto dell’opinione pubblica francese nei riguardi della realtà sociale e politica dell’Italia contemporanea: ne prende le distanze ma allo stesso tempo ne subisce tutto il fascino.
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Gualtieri |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2003-04 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Nicola Tranfaglia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 180 |
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