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L’astrologia e il potere nella Roma repubblicana e imperiale

"La qualità che distingue maggiormente l’impero romano, secondo me, è la natura della sua religione. Proprio la cosa che presso gli altri popoli è oggetto di critica - la superstizione - è quella che garantisce la coesione dello Stato Romano. Le cose della religione vengono rivestite di tale pompa ed entrano a far parte in tale misura della vita pubblica e privata che nessun’altra religione può reggere al confronto... Io credo che il governo abbia adottato questo sistema per il bene del popolino. Questo non sarebbe stato necessario, se fosse stato possibile formare un governo composto di uomini saggi; ma, poiché le moltitudini sono incostanti, piene di desideri illegittimi, di passioni sfrenate e di ire violente, devono essere tenute a freno dal terrore dell’invisibile e dalle pompe religiose".

Come emerge da questo passo di Polibio, la cultura romana utilizzò la religione come strumento di governo. Nel corso della mia trattazione intendo dimostrare che la stessa sorte toccò anche all'astrologia.

Contrastata dagli ambienti conservatori e dai collegi sacerdotali tradizionali, l'astrologia era sentita estranea alla cultura romana : gli astrologi furono etichettati, spesso in senso dispregiativo, o come "chaldaei", con riferimento alla terra d'origine della loro scienza, oppure come "matematici", alludendo invece al carattere che questa prese in seguito alla definizione precisa dei suoi metodi da parte della cultura greca.

Ma gli insegnamenti di Posidonio e i sottili calcoli politici degli uomini che si giocavano i destini di Roma contribuirono enormemente alla sua diffusione. Usata nella lotta per la successione e come strumento di propaganda politica, l'astrologia diventò persino uno strumento diplomatico: i principes se ne servirono, talvolta con profitto, nei loro rapporti con le dinastie orientali, spesso con l’aiuto di consiglieri-astrologi, di cui la storiografia imperiale è piena.

Ma per spiegare le trasformazioni che l’astrologia subì a contatto con la cultura romana, metodologicamente è prima necessario analizzare la genesi e lo sviluppo di questa disciplina in altre realtà storiche con cui il mondo romano entrò in contatto, come la Mesopotamia, l'Egitto e la Grecia.

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L’astrologia e il potere nella Roma repubblicana e imperiale Introduzione 3 INTRODUZIONE “La qualità che distingue maggiormente l’impero romano, secondo me, è la natura della sua religione. Proprio la cosa che presso gli altri popoli è oggetto di critica - la superstizione - è quella che garantisce la coesione dello Stato Romano. Le cose della religione vengono rivestite di tale pompa ed entrano a far parte in tale misura della vita pubblica e privata che nessun’altra religione può reggere al confronto... Io credo che il governo abbia adottato questo sistema per il bene del popolino. Questo non sarebbe stato necessario, se fosse stato possibile formare un governo composto di uomini saggi; ma, poiché le moltitudini sono incostanti, piene di desideri illegittimi, di passioni sfrenate e di ire violente, devono essere tenute a freno dal terrore dell’invisibile e dalle pompe religiose” 1 . Come emerge da questo passo di Polibio, la cultura romana utilizzò la religione come strumento di governo. Nel corso della mia trattazione intendo dimostrare che la stessa sorte toccò anche all’astrologia. Contrastata dagli ambienti conservatori e dai collegi sacerdotali tradizionali, l’astrologia era sentita estranea alla cultura romana 2 : gli astrologi furono etichettati, spesso in senso dispregiativo, o come “chaldaei”, con riferimento alla terra d’origine della loro scienza, oppure come “matematici”, alludendo invece al carattere che questa prese in seguito alla definizione precisa dei suoi metodi da parte della cultura greca. 1 Polibio VI, 56. 2 In questo senso, è lecito affermare che a Roma l’astrologia non ebbe mai il suggello dell’ufficialità, ma piuttosto si deve parlare di mode; a queste mode, però, come si vedrà, neppure gli imperatori si sottrassero.

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Oriani
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 1995-96
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Archeologia
  Relatore: Dario Sabbatucci
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 371

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