In Cammino verso l'Ontologia
Questo lavoro nasce dall’interesse per l’indagine sull’ontologia in gioco nel passaggio dall’estetica, all’ermeneutica e all’interpretazione nell’opera di Hans Georg Gadamer e di Luigi Pareyson e dal desidero di indagare in che modo e perché l’ermeneutica sfoci nell’ontologia, fin dove giunga l’interpretare, fin dove possa spingersi nella ricerca del senso e dell’ulteriorità che emergono sia nell’opera d’arte sia in un testo e quando, invece, debba arrestarsi di fronte all’essere e alla verità.Pareyson si immetterà, pur con tutte le proprie specificità, nel percorso tracciato da Kant, per poi giungere alla delineazione di una propria teoria estetica, ossia dell’estetica come teoria della formatività che assegna un valore ed un’importanza identiche al soggetto, all’artista che fa l’opera e all’opera d’arte, che si “lascia formare”; per contro Gadamer in Verità e metodo contesta e confuta le affermazioni kantiane e tutta la sua concezione dell’estetica, che ai suoi occhi ha perso di vista la verità, favorendo uno sterile metodologismo, per poi correggere alcune sue affermazioni e rivalutare negli scritti successivi diverse idee di Kant (a partire dall’idea di libero gioco tra intelletto e ragione), facendolo attraverso un dialogo fecondo e sofferto.
La teoria dell’arte e il superamento del dualismo soggetto/oggetto ci conducono verso una nozione di verità che è svelamento dell’essere e non più prodotto di un atto intellettuale, che è accoglimento ed apertura da parte dell’uomo e non più una verità logica; a partire da queste premesse si giunge al passaggio dall’estetica all’interpretazione, non solo dell’opera d’arte e all’analisi del rapporto che intercorre tra infinità delle interpretazioni e unicità di ciò che viene interpretato, tra ulteriorità della verità e molteplicità dei soggetti interpretanti (la Seinsfrage heideggeriana si ripete anche in Pareyson e Gadamer a partire dall’estetica e dall’interpretazione della verità che si manifesta nell’opera d’arte e nel testo, per questo motivo si giunge all’ontologia attraverso l’ermeneutica). Le due ermeneutiche a confronto, quella gadameriana e quella pareysoniana, approdano a conclusioni differenti e apparentemente inconciliabili: Gadamer compie il passaggio dall’opera d’arte in generale al linguaggio, affrontando in modo puntuale il problema della comprensione attraverso la rivalutazione della distanza temporale e la consapevolezza della coscienza della determinazione storica, non cadendo, anzi superando, il doppio tentativo ingenuo e pericoloso di porre il proprio io tra parentesi o di isolare l’opera nell’atto del comprendere. Grazie, invece, alla virtuosità del circolo ermeneutico si spingerà fino alla fusione degli orizzonti, ed affermerà che l’orizzonte di verità del soggetto entra in gioco nell’interpretazione con tutto il passato che lo precede, permettendo, così, una feconda tensione tra tradizione e presente, tra la propria visione e il passato e lo sviluppo di un senso condiviso (il linguaggio non è solamente una tradizione linguistica, ma è nel linguaggio che il mondo e l’essere accadono e vengono a manifestazione, è nel linguaggio che precede ed eccede rispetto ai parlanti, così come il gioco precede i giocatori, che l’essere si dà). L’essenza di questa verità, di questa dell’ontologia in questione, Pareyson la individuerà nella libertà dell’uomo di agire e di scegliere in quanto possibilità per l’individuazione della libertà nell’assoluto, dell’assoluto concepito e tematizzato come pura libertà, tema che emergerà attraverso la critica al pensiero di Heidegger e a tutto l’Esistenzialismo tedesco. Per quanto riguarda Gadamer, il tema della libertà non emergerà mai in modo così netto, (forse per il suo costante riferimento ad Heidegger), ma discostandoci da Verità e metodo e avvicinandoci ai suoi scritti successivi si noterà come, anche per lui, l’ulteriorità e l’infinità del linguaggio, e quindi dell’essere, diventino preminenti rispetto a tutte le interpretazioni.
In conclusione, quindi, quale ontologia, compiendo un passo oltre Pareyson e Gadamer ma partendo dalla questione ermeneutica che entrambi pongono e che in entrambi fa rivivere la verità, abbiamo di fronte? Una verità che sia lasciata libera di essere e di manifestarsi, interpretata e non prodotta dall’uomo, attraverso l’apertura, il confronto e l’ascolto non solo degli altri ma della verità stessa e attraverso una reale prassi ermeneutica ed un dialogo autentico con la verità.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessia Scoccianti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Carla Canullo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 125 |
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