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Il caso del fotovoltaico in Puglia

L’approvvigionamento energetico basato sul petrolio o sul carbone ha compromesso la qualità dell’ambiente e costituisce il maggior ostacolo da superare per attuare politiche di sviluppo sostenibile del territorio. I danni provocati all’ambiente negli ultimi decenni si ripercuoteranno, infatti, sulle generazioni future: inquinamenti da anidride carbonica, ossido d’azoto, monossido di carbonio e micro polveri sono una parte dei gravissimi danni all’ambiente a causa dell’uso di energia ricavata dal petrolio e dal carbone.
Il concetto di sviluppo sostenibile si è arricchito negli ultimi anni di nuovi significati riguardanti sia la necessità di soddisfare i bisogni delle popolazioni attuali che la garanzia per quelle future di accedere alle risorse naturali continuando nella riduzione del loro consumo. In Puglia, il notevole surplus di energia, già ottenuto con la costruzione della centrale termoelettrica Federico II, tra le più grandi d’Italia, si è sommato alla nuova produzione di energia prodotta dai numerosi impianti fotovoltaici che hanno permesso alla nostra Regione di contribuire alla fornitura di energia elettrica anche di altri territori.
I tradizionali operatori hanno contribuito a fare della Puglia la prima Regione in assoluto, per potenza installata di energia elettrica ed anche per numero di impianti e la nostra regione continua ad essere oggetto di un enorme interesse da parte di altri Gestori e di numerose Società di impianti di pannelli fotovoltaici, sicuramente per il soleggiamento continuo del territorio, ma soprattutto per la normativa e per gli incentivi utili agli investitori ed alle imprese.
Un semplice strumento come quello della DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), che permette di impiantare, senza ulteriori documentazioni, pannelli sino ad 1MW di potenza, ha stimolato il proliferare di modificazioni del territorio da parte di un numero eccessivo di investitori, tale da suscitare allarme nell’opinione pubblica.
Due diverse scelte della politica energetica italiana stanno spingendo verso la proliferazione incontrollata di impianti fotovoltaici, eolici, a biomasse, ecc., ma anche verso il nucleare, con allarme delle popolazioni interessate e confusione negli atti delle singole amministrazioni locali.
Attraverso la raccolta di atti normativi, l’elaborazione di dati statistici e l’esame di documenti e di particolari situazioni locali, derivanti da scelte politiche che hanno permesso il proliferare degli impianti fotovoltaici, questa ricerca mi ha consentito di comprendere in quali termini le più importanti problematiche relative all’ambiente ed al clima abbiano condizionato le scelte politiche della nostra Regione, producendo situazioni spesso molto complesse.

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1 INTRODUZIONE L’approvvigionamento energetico basato sul petrolio o sul carbone ha compromesso la qualità dell’ambiente e costituisce il maggior ostacolo da superare per attuare politiche di sviluppo sostenibile del territorio. I danni provocati all’ambiente negli ultimi decenni si ripercuoteranno, infatti, sulle generazioni future: inquinamenti da anidride carbonica, ossido d’azoto, monossido di carbonio e micro polveri sono una parte dei gravissimi danni all’ambiente a causa dell’uso di energia ricavata dal petrolio e dal carbone. Il concetto di sviluppo sostenibile si è arricchito negli ultimi anni di nuovi significati riguardanti sia la necessità di soddisfare i bisogni delle popolazioni attuali che la garanzia per quelle future di accedere alle risorse naturali continuando nella riduzione del loro consumo. La dichiarazione di Rio de Janeiro, con i suoi ventisette principi, ha determinato diritti e responsabilità degli Stati in riferimento all’ambiente e allo sviluppo sostenibile, allo scopo di tutelare il patrimonio naturale, conservandolo integro, come diritto per le generazioni future. Con il Programma, denominato Agenda 21, le Nazioni Unite tentavano di delineare un piano d’azione per i Governi e per le Istituzioni allo scopo di arginare i danni sul clima terrestre e si stabilì che la concentrazione di biossido di carbonio nell’atmosfera era la principale causa dell’innalzamento della temperatura, ma gli accordi e le proposte contenute in quei documenti non sono stati mai considerati come effettivamente vincolanti. Dalla stesura del Protocollo di Kioto del 1997, però, si è registrato un maggiore interesse verso tale problematica, sia perché la Russia e gli Stati Uniti hanno cominciato ad esprimere finalmente la propria volontà di ratificare quest’ultimo documento sia perché, con il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile di Johannesburg, si è capito quanto grave sia la situazione attuale. In Italia sono stati numerosi gli interventi legislativi da parte delle Istituzioni per la lotta all’inquinamento, ma è necessario agire ancora in maniera strutturale ed organica affinché le diverse Regioni realizzino una corretta politica di sviluppo della produzione di energie da fonti rinnovabili e tentino la riqualificazione dei territori già compromessi dall’inquinamento.

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