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Giovanni Testori e la fortuna di Picasso tra artisti e critici del dopoguerra

Oggi la critica è concorde sul fatto che Picasso non è stato soltanto il più grande del suo tempo, ma uno dei più grandi in assoluto.
Testori ha scritto e recensito molti artisti, dai più antichi ai contemporanei. È strano, quindi, che non abbia mai scritto un libro su Picasso, il genio del Novecento. Ma questo non vuol dire che non abbia mai “parlato” di lui. L’ha fatto, in altri modi: sulle riviste artistiche e sui quotidiani, attraverso le lettere e i manifesti.
A Testori piaceva Picasso? Si e no. Il suo giudizio sull’artista cambia molto nel corso della sua vita; questo può sembrare un fatto assolutamente normale, dato che il primo scritto è del 1945 (Testori ha 22 anni) mentre l’ultimo è del 1992 (Testori ormai settantenne e indebolito dalla malattia che lo conduce in breve tempo alla morte). L’aspetto singolare è che il giudizio muta radicalmente, antiteticamente, nel giro di un paio d’anni .
L’obiettivo del mio lavoro è stato quello di ricostruire questa linea di giudizio di Testori su Picasso, attraverso le pubblicazioni giovanili su riviste come «Argine Numero» e «Numero Pittura», le lettere agli amici pittori e critici d’arte, per ultime le recensioni delle mostre degli anni della maturità apparse sul «Corriere della Sera». Ovviamente ho tenuto conto anche del cambiamento della sua pittura.
Fondamentale per questa ricerca è stata l’analisi del panorama artistico, storico, critico in cui Testori si inserisce con il suo giudizio. Importantissime le idee (artistiche e critiche) dei suoi amici e colleghi: Roberto Longhi (suo maestro), Guttuso, Morlotti e Arcangeli. Lo sfociare in un discorso politico è stato inevitabile dal momento che Picasso, dagli anni trenta in poi è stato associato al comunismo e alla resistenza (Guernica). Stare con Picasso, e apprezzare un’opera come Guernica, voleva dire (e vuol dire, in parte, tutt’ora) prendere una posizione politica.
Ho così ordinato i diversi argomenti partendo dalla trattazione di Guernica, nel primo capitolo, per poi passare a una descrizione, si spera il più sintetica ma precisa possibile, del panorama artistico-culturale italiano degli anni intorno alla Seconda guerra mondiale. Il terzo capitolo è una trattazione della mostra su Picasso, svoltasi al Palazzo Reale di Milano nel 1953; è una tappa fondamentale per comprendere il tema del picassismo in Italia, per questo motivo ho cercato di raccogliere il maggior numero di notizie e recensioni di questo evento (soprattutto articoli di giornale), uno dei più importanti, anzi, il più importante, di quegli anni. Il capitolo successivo è dedicato alla cerchia intellettuale di Testori. All’interno di questo, un paragrafo tratta del rapporto tra Longhi e Picasso poiché la critica d’arte di Longhi è alla base sia di quella di Testori che di quella di Arcangeli, ovviamente con i dovuti cambiamenti dovuti al passaggio generazionale; un altro paragrafo è intitolato a Guttuso e Picasso dal momento che il pittore di Bagheria era in stretto contatto con l’artista spagnolo, dal punto di vista artistico ma anche, e forse soprattutto, da quello politico; infine un accenno a Morlotti (e alla critica su di lui), il pittore amico di Testori, che inizialmente aveva guardato molto a Picasso ma poi se ne era allontanato. Finalmente si passa al fulcro del mio lavoro, ovvero alla critica di Giovanni Testori su Picasso (quinto capitolo), che, per facilitare la lettura, ho suddiviso in capitoli a seconda degli anni; il decennio più importante perché più ricco di intereventi è quello degli anni ’40. Gli anni cinquanta vedono poche pubblicazione, ma di estrema importanza. Gli anni sessanta testimoniano una situazione di silenzio per quanto riguarda il giudizio su Picasso e sul cubismo in generale. Gli interventi critici su Picasso riprendono dalla fine degli anni ’70 e proseguono fino al 1992; ho deciso di raggruppare il materiale di questi anni per la contiguità degli argomenti (sono tutti articoli apparsi sul «Corriere della Sera»). In questo modo il discorso critico sembra trovare un’appropriata conclusione. In coda al lavoro ho riportato le schede delle mostre relative agli articoli di Testori, nonché gli articoli veri e propri del critico, i manifesti e le lettere.
Spero che questo lavoro possa contribuire a sviluppare una linea di ricerca che fino ad ora è stata poco studiata. Di Testori, infatti, si tende a privilegiare la critica sugli artisti del passato, soprattutto quelli del Seicento lombardo. E questo nonostante egli abbia avuto idee molto interessanti e innovative riguardo agli artisti contemporanei. Mi auguro, quindi, che questo lavoro su Testori e Picasso possa avviare tutta una serie di ricerche sul rapporto tra Testori e altri artisti del suo tempo.

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