Forme verbali e strutture temporali nel ''Gian Pietro da Core'' di Gian Pietro Lucini
Uno degli elementi più importanti, nel funzionamento di un racconto, è il modo in cui in esso viene rappresentato lo scorrere del tempo. Gli studi di Gérard Genette hanno messo efficacemente in luce la complessità della questione, a partire dalla distinzione basilare – formulata già da Aristotele nella Poetica – fra un tempo oggettivo e lineare, proprio della ‘storia’ (e assimilabile a quello della nostra realtà), e un tempo organizzato gerarchicamente, gestito dal narratore per rappresentare i fatti nel testo. I rapporti tra le due dimensioni possono essere fondamentalmente espressi mediante le categorie di ordine, velocità e frequenza: a partire da questi concetti chiave abbiamo impostato l’analisi della temporalità narrativa del Gian Pietro da Core, unico romanzo pubblicato, sul finire del diciannovesimo secolo, dal milanese Gian Pietro Lucini.
Nella prima parte del nostro lavoro, di carattere più generale, vengono fornite alcune informazioni riguardanti l’autore e il romanzo preso in esame, presentando la figura per molti aspetti singolare di Lucini, scrittore complessivamente ancora non molto conosciuto, e per lo più studiato come poeta e considerato in questo senso un precursore del futurismo. L’opera sulla quale ci siamo soffermati, nonostante sia stata scritta in età giovanile, dimostra un interesse profondo da parte del suo autore per le caratteristiche strutturali e le possibilità comunicative proprie del romanzo, soprattutto per quanto concerne l’elaborazione del discorso dei personaggi e l’intelaiatura temporale che mette in relazione uomo e natura. Il Gian Pietro da Core non è stato ancora sufficientemente chiarito nei suoi aspetti più originali, né adeguatamente inserito (e interpretato) nell’ambito dell’evoluzione della poetica luciniana, fatta eccezione per alcuni studi parziali e per le presentazioni del romanzo in testi di carattere biografico o antologico.
Nella seconda parte della tesi, dedicata con maggior attenzione ad approfondire i problemi connessi alla temporalità nel romanzo, si è ritenuto opportuno indagare l’uso delle voci verbali in particolare per quanto riguarda l’aspetto e il tempo, mettendone in relazione il valore espressivo con la struttura dei singoli capitoli presi in esame. Sono stati scelti, per la loro rappresentatività, il capitolo d’apertura – che offre molti elementi di riflessione relativi sia al trattamento del tempo che alle modalità del discorso dei personaggi – e il terzultimo – nel quale si concentrano la maggior parte delle tipologie discorsive e temporali presenti nell’intero romanzo –; successivamente si è cercato di delineare un quadro complessivo delle questioni affrontate, sulla falsariga fondamentale fornita dal Discorso del racconto di Genette.
Infine, nell’ultima parte, abbiamo tentato di analizzare più da vicino i problemi sollevati dall’originale conformazione della parola dei personaggi, situabile a metà strada tra forma diretta e forma indiretta. Valendoci degli studi di Dorrit Cohn, relativi alle tecniche di rappresentazione dell’interiorità nel racconto, e delle osservazioni di Alberto Bertoni su alcuni punti della poetica luciniana, siamo giunti a ipotizzare una possibile spiegazione per una ‘anomalia’ difficilmente riscontrabile in altri testi non solo dell’epoca. In questa irriducibile contraddizione è forse allora possibile intravedere quella volontà, instancabilmente sperimentale, che contraddistingue tutta l’opera di Lucini, alimentata dall’aspirazione ad una sintesi che, per definizione, può soltanto essere provvisoria.
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Informazioni tesi
Autore: | Leonardo Ferrandino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Udine |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Conservazione dei Beni Culturali |
Relatore: | Marco Praloran |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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FAQ
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