Dirigenti d'azienda e rappresentazioni della formazione
Prima ancora di cimentarmi nella mia “impresa”, non volendo dare, nei limiti del possibile, nulla per scontato, ho cercato di trovare una risposta alla domanda “può l’adulto imparare?”, o meglio, ho cercato di trovare qualcuno che potesse aiutarmi a rispondere. Ho così, tra l’altro, scoperto che la risposta a tale quesito non è poi così banale come potrebbe sembrare, anzi da essa prendono vita una serie di altre interessanti domande collegate tra loro come gli anelli di una catena. Prima di stabilire se è possibile per un adulto imparare, infatti, è necessario precisare a chi ci si riferisce con il termine “adulto” e, a tal proposito, è necessario stabilire se è possibile giungere ad un’intesa sulla definizione di età adulta. Ecco cosa ha da dirci, in merito, Demetrio: “Oggi ogni tentativo definitorio di età adulta è impercorribile. Non è forse un caso che i dizionari più seri siano così parchi di sintesi concettuali e tali da illuminarci sulla “cosa” adultità. Certo possiamo, come facciamo, servircene a mo’ di convenzione linguistica per intendere: chi ha raggiunto la maggior età (la convenzione è demografico/amministrativa); chi è entrato nel mondo del lavoro (la convenzione è produttivo-economicistica); chi ha generato (la convenzione è bio-sociale); chi, conseguentemente, si vede volente o nolente costretto a servirsi di pratiche educative e accuditive (la convenzione è pedagogica) e via di seguito.
Nessuna di queste convenzioni è però in grado di fornirci un’idea esauriente di adultità: a meno che, la via d’uscita, non ci faccia riscoprire immagini dell’adulto deontologicamente efficaci. Immagini guida, modelli, icone corrispondenti, pur sempre, così come storicamente è avvenuto, a rappresentazioni pedagogiche e non alla “sostanza”, o identità scientificamente verificabile, dell’adulta condizione. Tuttavia, la nozione ci occorre: ma dobbiamo ricostruirla ogni volta, in situazione, accettando di ridurne la complessità intrinseca; ciò significa che dobbiamo rinunciare all’impresa filosofica, alla ricerca delle “strutture” dell’identità adulta? Sì, ma per concentrarci sulle modalità mediante le quali l’individuo organizza la propria vita quotidiana, la pensa, la agisce: senza tralasciare di studiare i nessi tra vita interiore e vita di relazione o i rapporti con gli eventi, le esperienze, le emozioni. Ciò significa che se un’analisi della singolarità adulta (in quanto irriducibile) ci porta a scoprirne l’esatto contrario e a operare, a un certo punto, solo per astrazioni, la riscoperta dell’adultità può avvenire soltanto per via relazionale. Una qualche oggettività scientifica si raggiunge (lo ripetiamo tanto per via quantitativa che qualitativa ) stabilendo, e valorizzando pur sempre le differenze, la varietà di nessi realizzabili che il soggetto intrattiene con il proprio ecosistema di riferimento. Interpersonale, naturale, tecnico, ecc. Scopriremo, in tal modo, che soltanto le adultità sono osservabili (ma, non lo pretendiamo, anche classificabili), laddove si stabiliscono rapporti significativi agli effetti delle dinamiche peculiari che abitano il corso della vita post-puberale. Dinamiche di cambiamento, spostamento di attenzioni, variazioni di stili comportamentali e mentali, ecc., da studiare quindi rispetto al lavoro, all’amore, al gioco, al pensiero… In tal modo è il contenuto (la res) a suggerirci se la manifestazione osservabile, rispetto a esso, presenta caratteri speciali che definiremo adultistici. Di conseguenza, non è l’adulto (a questo punto pura astrazione) a creare l’amore, il lavoro, il gioco ecc.: sono piuttosto queste circostanze dinamiche a identificarlo come tale. Perché appunto l’attaccamento affettivo, il rapporto con l’operatività, piuttosto che con l’attività, piuttosto che l’attività ludica (o con molte altre situazioni: il sognare, il desiderare, il decidere, il confliggere, ecc.) sono tutte occasioni in grado di mostrarci la tipologia di comportamenti, atteggiamenti, rituali, che, a posteriori, descriveremo come adultomorfi.
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Informazioni tesi
Autore: | Chiara Barbarelli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Maria Grazia Riva |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 197 |
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