Comunicazione Scientifica, Leggibilità, Divulgazione
Scienziati ed esperti vengono spesso accusati, nella vita di tutti i giorni, di limitare l’approccio interpretativo di interlocutori e lettori, di parlare e scrivere “in codice” creando, per effetto, una sorta di “distanza” psicologica da quanti presentano un livello di istruzione medio-basso.
La trattazione di argomenti scientifici e tecnici esige notoriamente un certo rigore metodologico in fase di codifica del testo, che tende a condizionare, in qualche misura, il linguaggio espresso sulla carta.
Le dinamiche comunicative in corso, sia sulla carta stampata che su Internet, saranno pur sempre soggette a inevitabili vincoli di lettura e interpretazione. Da qui la necessità di una prosa quanto più “masticabile” sia in termini di primo consumo, legato ai bisogni fondamentali della società odierna, che di consumi secondari, rispondenti alle singole e differenziate personalità individuali.
Il linguaggio che troviamo sui giornali di settore non è cristallizzato e del tutto privo di elementi gergali, né mai slegato da profondi e necessari interscambi con la lingua comune, anzi, appare eterogeneo, ricco di abbreviazioni tecniche non sempre esplicitate, di elementi complementari al testo (sottocodici matematici, riferimenti a studi già svolti, grafici e immagini).
Il trattamento analitico, che rileva la leggibilità media dei testi attraverso le cosiddette “formule di leggibilità”, non può non tenere conto della natura del linguaggio tecnico-scientifico nelle sue varie sfaccettature, in rapporto alla lingua comune, ai gerghi, al linguaggio letterario.
Al contrario, paiono convergere, verso una continua ricerca di sintesi, le nuove tecnologie e il linguaggio scelto per esprimerle, con l’apporto notevole di parole di nuovo conio che acquistano in breve tempo leggibilità, grazie al formato stringato (sigle e abbreviazioni), dovuto alla necessità di ridurre, in qualche modo, lo spazio fisico occupato dal testo.
La ricerca continua di sintesi, ancor più evidente nei linguaggi settoriali, avviene secondo esigenze pratiche ma viene effettuata tenendo conto dell’intero sistema linguistico che lo rappresenta.
L’idioma di Albione permette, allo scrittore che ne fa uso, di optare per parole a misura ridotta laddove altre risultano ridondanti e quindi lette con più difficoltà, in termini di spazio e di tempo. La riduzione a sigla, se inizialmente esplicitata in ciascun contesto argomentativo-referenziale, interviene spesso nel minimizzare la comunicazione orale e scritta, qualora il concetto da esprimere pare così elaborato da risultare ridondante. Termini come Computerized Tomography, Rapid Eye Movements, DeoxyriboNucleic Acid, Curriculum Vitae, Self-Addressed Envelope, una volta diffusi, sono il più delle volte espressi sotto forma di sigla anche per iscritto.
Le cose si complicano ulteriormente quando il lettore viene alle prese con una grande quantità di elementi complementari sotto varie forme (sottocodici numerici, simboli, diagrammi), che parrebbero ridurre lo spazio di lettura normalmente occupato da parole in testi comuni, ma che in realtà irrompono visivamente nello spazio del testo, disorientando il lettore non supportato da un apprezzabile livello di istruzione.
Gli indici di leggibilità sono stati formulati allo scopo di fornire uno strumento di controllo della prosa già prodotta ed eventualmente apportare delle modifiche, coerenti con la parte del testo rimasta invariata.
Alcune formule sono già state applicate anche sui testi medico-scientifici con un approccio di tipo quantitativo (considerando, ad esempio, il rapporto tra il numero di periodi, parole monosillabe, bisillabe, polisillabe e totali), tralasciando quello qualitativo (variazione lessicale, registro, sottocodici). Eppure l’analisi del testo non può prescindere dall’approccio qualitativo, specialmente in campo medico-scientifico, dove vengono a convergere continuamente forme espressive legate alla lingua comune e altre mutuate dalle scienze matematiche, fisiche, biologiche, chimiche, tecnologiche.
Se l’obiettivo degli indici di leggibilità è quello di costituire una pietra di paragone per ciascuna tipologia di testo, col beneficio di ottimizzare l’output verbale, occorre affiancare all’analisi quantitativa, quella qualitativa, ovvero quella che tiene conto della variazione lessicale.
Tuttavia, la variazione lessicale potrebbe rappresentare una piccola chiave di volta nel rivedere le procedure analitiche di leggibilità, offrendo ulteriori spunti interpretativi alla ricerca di una maggiore flessibilità espositiva.
Le analisi comparative svolte su campioni di testo di carattere informativo (Nature Medicine), divulgativo (Scientific American), pubblicitario (prodotto farmaceutico), legale (Consenso Informato), potranno offrire il destro per una riflessione sulle attuali metodologie d’indagine e applicazione delle formule di leggibilità attualmente in uso.
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Informazioni tesi
Autore: | Nicolo Lisma |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Mario Giacomarra |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 201 |
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