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INTRODUZIONE
Scienziati ed esperti vengono spesso accusati, nella vita di tutti i
giorni, di limitare l’approccio interpretativo di interlocutori e lettori, di
parlare e scrivere “in codice” creando, per effetto, una sorta di “distanza”
psicologica da quanti presentano un livello di istruzione medio-basso.
La trattazione di argomenti scientifici e tecnici esige notoriamente un
certo rigore metodologico in fase di codifica del testo, che tende a
condizionare, in qualche misura, il linguaggio espresso sulla carta.
La diminuzione del tasso medio di analfabetismo, attribuito al
potenziamento delle reti televisive e poi multimediali, pur avendo permesso
il superamento di certi vincoli socio-culturali, non implica, per una parte
della popolazione, una sicura interpretazione di terminologie scientifiche di
settore che rimangono unico appannaggio di certe categorie professionali.
Le dinamiche comunicative in corso, sia sulla carta stampata che su
Internet, saranno pur sempre soggette a inevitabili vincoli di lettura e
interpretazione. Da qui la necessità di una prosa quanto piø “masticabile”
sia in termini di primo consumo, legato ai bisogni fondamentali della
società odierna, che di consumi secondari, rispondenti alle singole e
differenziate personalità individuali. Ciascun magazine, cartaceo o on-line,
tenderà a offrire prodotti editoriali in grado di soddisfare aspettative
differenti.
Il linguaggio che troviamo sui giornali di settore non è cristallizzato
e del tutto privo di elementi gergali, nØ mai slegato da profondi e necessari
interscambi con la lingua comune, anzi, appare eterogeneo, ricco di
abbreviazioni tecniche non sempre esplicitate, di elementi complementari al
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testo (sottocodici matematici, riferimenti a studi già svolti, grafici e
immagini).
Il trattamento analitico, che rileva la leggibilità media dei testi
attraverso le cosiddette “formule di leggibilità”, non può non tenere conto
della natura del linguaggio tecnico-scientifico nelle sue varie sfaccettature,
in rapporto alla lingua comune, ai gerghi, al linguaggio letterario.
Hoffman, scienziato e letterato, sostiene che in passato, almeno fino
al tempo dei Naturphilosophen, i confini tra scienza e poesia nella
trattazione dei fenomeni naturali erano meno marcati che al giorno d’oggi,
quando paiono divergere non solo per aspetti linguistici ma anche
emozionali.
Al contrario, paiono convergere, verso una continua ricerca di
sintesi, le nuove tecnologie e il linguaggio scelto per esprimerle, con
l’apporto notevole di parole di nuovo conio che acquistano in breve tempo
leggibilità, grazie al formato stringato (sigle e abbreviazioni), dovuto alla
necessità di ridurre, in qualche modo, lo spazio fisico occupato dal testo.
Eppure Zipf e Shannon, ciascuno con le proprie teorie legate insieme da un
unico filo conduttore — quello dell’economia linguistica — risultano forse
ancor piø attuali di quanto lo fossero qualche tempo fa: noi tutti oggi
tendiamo a ridurre, se possibile, ogni singola performance comunicativa in
termini di spazio e di tempo, cercando, al contempo, di innovare
costantemente il linguaggio che già conosciamo e adoperiamo.
La ricerca continua di sintesi, ancor piø evidente nei linguaggi
settoriali, avviene secondo esigenze pratiche ma viene effettuata tenendo
conto dell’intero sistema linguistico che lo rappresenta. Lo sviluppo delle
telecomunicazioni ha incrementato gli scambi linguistici tra vari paesi
industrializzati favorendo la diffusione della lingua inglese fino a offrirle il
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ruolo di lingua internazionale. Probabilmente tale ruolo competitivo non è
dovuto esclusivamente al predominio economico e tecnologico che i paesi
anglofoni — gli USA per primi — hanno esercitato su altri, ma anche ad
una apprezzabile sintesi tra il nuovo e l’antico.
Lingue artificiali come l’esperanto, che avrebbero dovuto soddisfare
certi criteri di sintesi, si sono rivelate mere utopie per linguisti e filologi,
perchØ prive di un “patrimonio genetico” proprio, oltre che di presupposti
geo-politici ed economici. Viceversa, la lingua inglese, dalla lingua comune
ai linguaggi settoriali, è costituita da un pot-pourri di termini di varia
derivazione, nel tempo sedimentati ed adattati secondo esigenze di sintesi
spontanee.
L’idioma di Albione permette, allo scrittore che ne fa uso, di optare
per parole a misura ridotta laddove altre risultano ridondanti e quindi lette
con piø difficoltà, in termini di spazio e di tempo. La riduzione a sigla, se
inizialmente esplicitata in ciascun contesto argomentativo-referenziale,
interviene spesso nel minimizzare la comunicazione orale e scritta, qualora
il concetto da esprimere pare così elaborato da risultare ridondante. Termini
come Computerized Tomography, Rapid Eye Movements,
DeoxyriboNucleic Acid, Curriculum Vitae, Self-Addressed Envelope, una
volta diffusi, sono il piø delle volte espressi sotto forma di sigla anche per
iscritto.
Qui interverrà la mano dello scrittore, che deciderà se precisare il
significato delle abbreviazioni in base alla tipologia di lettore o lasciarle alla
sua libera interpretazione. Queste risultano così un’arma a doppio taglio che
fa variare la leggibilità di buona parte dei testi scientifici pubblicati.
Le cose si complicano ulteriormente quando il lettore viene alle
prese con una grande quantità di elementi complementari sotto varie forme
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(sottocodici numerici, simboli, diagrammi), che parrebbero ridurre lo spazio
di lettura normalmente occupato da parole in testi comuni, ma che in realtà
irrompono visivamente nello spazio del testo, disorientando il lettore non
supportato da un apprezzabile livello di istruzione.
Dal momento che in molti casi gli elementi complementari non
possono essere in alcun modo eliminati dal testo, perchØ ne costituiscono
sempre una parte integrante, il compito dello studioso di leggibilità analitica
dovrà riguardare aspetti quantitativi ma soprattutto qualitativi, legati alla
lingua comune e al linguaggio non troppo tecnico (talvolta è possibile
distinguere due livelli di linguaggio tecnico che presentano aspetti analitici
dissimili).
Gli indici di leggibilità sono stati formulati allo scopo di fornire uno
strumento di controllo della prosa già prodotta ed eventualmente apportare
delle modifiche, coerenti con la parte del testo rimasta invariata.
Alcune formule sono già state applicate anche sui testi medico-
scientifici con un approccio di tipo quantitativo (considerando, ad esempio,
il rapporto tra il numero di periodi, parole monosillabe, bisillabe, polisillabe
e totali), tralasciando quello qualitativo (variazione lessicale, registro,
sottocodici). Eppure l’analisi del testo non può prescindere dall’approccio
qualitativo, specialmente in campo medico-scientifico, dove vengono a
convergere continuamente forme espressive legate alla lingua comune e
altre mutuate dalle scienze matematiche, fisiche, biologiche, chimiche,
tecnologiche.
Se l’obiettivo degli indici di leggibilità è quello di costituire una
pietra di paragone per ciascuna tipologia di testo, col beneficio di
ottimizzare l’output verbale, occorre affiancare all’analisi quantitativa,
quella qualitativa, ovvero quella che tiene conto della variazione lessicale.
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E’ chiaro che il linguaggio usato nella comunicazione scientifica
comporta competenze interpretative quasi mai prevedibili a seconda del
grado culturale di ciascun lettore, e che vi saranno pur sempre testi
inaccessibili al grande pubblico perchØ troppo tecnici e settoriali. Tuttavia,
la variazione lessicale potrebbe rappresentare una piccola chiave di volta
nel rivedere le procedure analitiche di leggibilità, offrendo ulteriori spunti
interpretativi alla ricerca di una maggiore flessibilità espositiva.
Le analisi comparative svolte su campioni di testo di carattere
informativo (Nature Medicine), divulgativo (Scientific American),
pubblicitario (prodotto farmaceutico), legale (Consenso Informato),
potranno offrire il destro per una riflessione sulle attuali metodologie
d’indagine e applicazione delle formule di leggibilità attualmente in uso.
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CAPITOLO 1
LA LEGGIBILITÀ DEL TESTO
1.1. Criteri di leggibilità
La leggibilità è l’insieme variabile di qualità oggettive e soggettive
che ciascun testo comporta ai fini della sua interpretazione e comprensione.
La lingua inglese permette di distinguere e precisare tali qualità
attraverso l’uso di due termini differenti, uno di derivazione latina, l’altro
germanica: legibility
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sta ad indicare la leggibilità relativa all’uso di
elementi grafici e tipografici (dai caratteri alle immagini di corredo),
readability
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si riferisce invece a quella legata alla sfera psicologica ed
intellettuale, e quindi all’interazione psicolinguistica tra scrittore e lettore.
La lettura di un testo segue sempre due fasi che si succedono
istantaneamente ai ritmi saccadici
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di ciascun lettore: la visualizzazione
degli elementi grafici e tipografici avviene immediatamente prima della
fase di comprensione dei contenuti. Come un comune scanner, l’occhio
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“A piece of writing that is legible is written or printed clearly and can be read easily.” (Un
documento scritto che è leggibile è scritto o stampato in modo chiaro e può essere letto
facilmente), Collins Cobuild English Language Dictionary, 1987.
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“A book, article, etc that is readable is interesting and worth reading.” (Un libro, un articolo,
ecc. che è leggibile, è interessante e merita di essere letto), ibidem. Cfr. anche “En anglais, […] on
utilise legible pour designer la lisibilitØ matØrielle, typographique d’un texte et readability pour
designer la dimension intellectuelle et psychologique liØ au processus de comprØhension d'un texte
lu.” (In inglese si usa legible per indicare la leggibilità materiale, tipografica di un testo e
readability per indicare la dimensione intellettuale e psicologica legata al processo della
comprensione di un testo letto), in GØlinat-Chebat, C. et Al, LisibilitØ – IntelligibilitØ de documents
d’information, 1993, DØpartement de Linguistique, UniversitØ du Quebec, URL:
http://www.ling.uqam.ca/sato/publications/bibliographie/C3lisib.htm.
3
Dal francese saccade, movimento brusco e irregolare (cfr. Le dictionnaire monolingue du
Français, Zanichelli-Hachette, 1989).
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acquisisce in rapida successione varie porzioni di solo testo o con
immagini, permettendo quindi all’intelletto di elaborarle globalmente.
In questa seconda fase l’intelletto dà senso compiuto ai frammenti di
testo e alle eventuali immagini decodificando il tutto secondo l’ordine
logico-sintattico originario, purchØ il lettore condivida lo stesso codice
linguistico interpretativo dello scrittore.
Criteri di leggibilità oggettiva impongono che il testo venga scritto
con caratteri leggibili su uno sfondo altrettanto leggibile, che ciascuna
immagine sia nitida e non distorta
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, che lo spazio e la disposizione degli
elementi tipografici permettano una facile acquisizione d’insieme. A tal
proposito può essere utile ricordare come spesso testi scritti in modo troppo
minuto finiscano per essere trascurati dai lettori, o del tutto ignorati.
Criteri di leggibilità soggettiva indurrebbero lo scrittore a curare
aspetti psico-sociolinguistici, ma anche emozionali, variabili sulla base
della propria esperienza linguistico-cognitiva; egli registrerà su carta, in un
preciso momento storico, il proprio pensiero, talvolta le proprie emozioni,
secondo un ideale compromesso linguistico col target di riferimento.
La “reazione di ritorno” allo stimolo del mittente, tipica della
comunicazione interpersonale, e carica di enfasi emotiva, informa subito il
mittente sull’esito della decodifica del messaggio da parte del destinatario.
Nel mondo della carta stampata, viceversa, la mancanza di feedback, nelle
relazioni comunicative tra scrittore e lettore, finisce il più delle volte per
creare un alone di mistero sull’esito della decodifica del testo.
Nelle attività di informazione svolte dai giornali, la decodifica
testuale non può essere considerata, quindi, come una operazione scontata e
sempre riuscita, per motivi legati alle diverse competenze linguistiche e
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Nel gergo dei grafici si parla spesso di presenza o assenza di “rumore” nel riferirsi alle immagini.
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culturali, ovvero al grado di istruzione, alle aspettative, agli interessi nutriti
da ogni singolo lettore, alla incertezza sull’esito della lettura del testo
comunicato.
La variabilità della leggibilità psicolinguistica dipende inoltre dallo
stretto rapporto tra forma e contenuto trattato; è facile pensare ad una sorta
di gradazione di leggibilità pensando alla differenza che intercorre tra un
popolare fumetto e un trattato di biochimica applicata
5
.
Nonostante i media abbiano contribuito ad una diminuzione del
tasso di analfabetismo, soprattutto nei paesi occidentali, l’idea di un
pubblico omogeneo di lettori appare alquanto utopica. La società odierna
risulta pur sempre eterogenea, diversificata, specialmente con lo sviluppo
del settore terziario, rappresentabile, in larga misura, come delle micro e
macro-comunità in continuo movimento. Inoltre secondo vari sondaggi
d’opinione il tempo concesso mediamente alla lettura, specialmente tra i
giovani, tende a diminuire notevolmente, condizionando le scelte d’acquisto
dei prodotti editoriali. Le redazioni dei giornali potranno in qualche modo
monitorare i consumi e le aspettative dei lettori attraverso il contatto del
singolo abbonato, tuttavia, così come suggerito dagli studiosi di marketing,
l’obiettivo della comunicazione attuata dai mezzi di comunicazione di
massa deve essere quello di venire incontro alle caratteristiche medie dei
lettori, codificando con un linguaggio più semplice gli eventi notiziabili.
5
Sebbene entrambi i testi siano corredati di immagini fondamentali alla ricostruzione
interpretativa, l’indubbia complessità del secondo pone un veto all’interpretazione di una certa
parte del pubblico di lettori per ragioni socio-culturali.
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CAPITOLO 1
LA LEGGIBILITÀ DEL TESTO
1.2. Leggibilità grafica
La leggibilità grafica, o visiva, è un aspetto che assume
un’importanza non trascurabile quando si vuole comunicare qualcosa per
iscritto. Quotidiani, polizze assicurative, opuscoli di educazione sanitaria,
testi scolastici, manuali tecnici, ecc. vengono quotidianamente diffusi e
presentati al lettore con vesti grafiche più o meno variabili, sia sulla carta
stampata che sulle pagine web.
Tale variabilità dipende specificatamente dalla selezione e
combinazione dei seguenti fattori:
(a) caratteri tipografici;
(b) layout;
(c) presenza di figure, immagini e didascalie;
(d) le condizioni di lettura.
(a) Oggi i caratteri tipografici usati sulla carta stampata, o sulle
pagine di Internet, sono così numerosi e diversificati che è possibile trovare
migliaia di font catalogate su siti specifici. La scelta della font, o set di
caratteri, così come le dimensioni, la variante (corsivo, grassetto e
sottolineatura), il colore, dipendono dai gusti, dalle necessità personali dello
scrittore in base alle dimensioni del singolo foglio.
Le moderne tecniche di editing, precedenti alla stampa finale,
permettono indiscutibilmente una estrema personalizzazione dell’aspetto
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grafico testuale, attraverso una notevole varietà di font, accomunate in
famiglie da precisi tratti distintivi verticali e orizzontali (serif, x-height, cap
height, ascenders, descenders, kerning o letter spacing
6
).
Ciononostante, nel mondo dell’editoria, alcune di esse sembrano
aver ottenuto maggiore gradimento, grazie alla riconosciuta versatilità,
rilevabile sia sulla carta stampata, che sullo schermo (fra tutte le TrueType
7
,
Times New Roman e Arial). Qualche volta, tuttavia, proprio la
visualizzazione su schermo può non essere ottimale quando le dimensioni
di una font variano di alcuni decimi di punto.
La lettura di un testo comporta, per l’occhio, l’azione combinata e
variabile di alcuni fattori spontanei quali il ritmo (o spostamento, ad es.
dall’alto in basso e da destra verso sinistra), le saccadi (soste momentanee
di circa 0.25 secondi, necessarie all’intelletto per elaborare le informazioni
acquisite dall’occhio), l’ampiezza (area di acquisizione fissata intorno a dei
punti) e il riconoscimento visivo delle lettere (o immagini) scandite intorno
a quei punti.
I movimenti saccadici sono sensibili a parametri ambientali visivi
(luminosità e contrasto, superficiali e di fondo), talvolta persino acustici
(rumori di fondo).
In condizioni ambientali ottimali, tuttavia, se il formato testuale
appare ridotto oltre alcuni limiti, alcuni soggetti, possono addirittura
accusare disturbi visivi, accompagnati da mancanza di concentrazione.
Nel 1996 la Visual Perception Unit, Department of Psychology,
University of Essex, diretta da Arnold Wilkins, portò a termine uno studio,
6
Vedi Appendice A.
7
La loro riproduzione su carta corrisponde esattamente a quella su schermo. La loro comparsa, per
il grande pubblico, si deve alla versione MS Windows 3.1, dotata, agli inizi del 1992, delle prime
versioni TrueType di Times New Roman, Arial e Courier. Oggi la quantità di TrueType diffusa in
rete è difficilmente stimabile, per la continua personalizzazione e creazione di font. Cfr. A History
of TrueType, URL: http://www.truetype.demon.co.uk/tthist.htm.