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C'è un grande prato verde dove nascono speranze. I giovani tra cinema e televisione negli anni Sessanta

Per l’attuazione di questo lavoro sono stati utilizzati come fonte di ricerca storica i prodotti cinematografici e televisivi realizzati in Italia dalla seconda metà degli anni Cinquanta fino alla seconda metà degli anni Sessanta, operando una scelta del tutto personale.
Attraverso il percorso di ricerca appena descritto, il presente lavoro ha inteso osservare i cambiamenti in atto nella società italiana negli anni del “boom” economico ponendo al centro della scena i giovani protagonisti delle pellicole di quel periodo che, anche nella realtà, stavano pian piano conqui-stando un ruolo da protagonisti sulla scena sociale.
I giovani inaugurano un nuovo modo di vivere i rapporti con il proprio corpo e la propria vita sessuale, rivendicando una maggiore libertà di scelta e la possibilità di affrancarsi da pregiudizi che appaiono ancora fortemente ancorati nel tessuto sociale. Si manifesta sempre più spesso il desiderio, non sempre realizzabile, di scappare da paesi e realtà sociali opprimenti, chiuse e arretrate culturalmente per poter beneficiare non solo delle innovazioni e dei prodotti della modernità ma soprattutto dei nuovi valori e della libertà, anche morale e spirituale, che il “miracolo economico” sembrava finalmente offrire agli italiani. Un ostacolo a questo processo appare la famiglia. Fino ai primi anni Sessanta i genitori solo apparentemente lasciano ai figli libertà di scelta, accettano i loro iniziali tentativi di ribellione perché sanno che il loro ruolo è ancora molto forte e possono in questo modo continuare a controllare le scelte dei figli, incanalandole nei binari della tradizione. In seguito i giovani non vogliono più sottostare a nessuna autorità, familiare o extra-familiare e percorrono strade autonome e indipendenti.
I giovani emergono dall’anonimato nel quale erano stati relegati, rompono i legami col passato e con le gerarchie tradizionali e iniziano a far sentire la loro voce, distinguendosi come categoria di consumatori. "La gioventù irrompe così sulla scena, affermando comportamenti, culture, mode radicalmente differenti da quelle del passato. Essere giovani diviene da questo momento in avanti un valore da rivendicare; nasce così un soggetto sociale che fa della sua collocazione all’interno del ciclo biologico la discriminante e il punto di aggregazione" . Mentre "la radio fin dal 1960 con La musica dei giovani dedica loro un programma specifico" , la televisione sembra ignorare i gusti e i desideri di questo nuovo tipo di pubblico, forse considerandolo già adulto e quindi equiparandolo al mondo dei genitori, al quale i giovani iniziavano a ribellarsi. La difficoltà maggiore è costituita dal fatto che non si comprendono i nuovi atteggiamenti giovanili e non resta che ignorarli, escludendoli dalla programmazione. Bisogna aspettare la primavera del 1960 per trovare il primo programma televisivo dedicato ai giovani, un’inchiesta, a riprova della difficoltà a rapportarsi con questa fascia di età che, giorno dopo giorno, sta ac-quistando sempre maggiore importanza sulla scena sociale. Da quel momento in poi seguiranno numerosi show televisivi la cui conduzione sarà affidata ai giovani cantanti che emergono in quegli anni, come Gianni Morandi e Rita Pavone e bisognerà aspettare il 1967 per trovare un’altra trasmissione in cui si dedica ampio spazio ai giovani, ai loro problemi e alle loro inquietudini, Giovani.
Al cinema invece i giovani sono protagonisti fin dai primi anni Cinquanta e nel periodo successivo sono impegnati in pellicole che affrontano temi molto diversi tra loro che ben spiegano i sentimenti dei ragazzi di quegli anni, come I dolci ingaani, La Parmigiana, Prima della Rivoluzione, I pugni in tasca, Grazie zia. Accanto a queste pellicole che mostrano un lato più serio e impegnato dei giovani protagonisti, ci sono anche quei film che appartengono al cosiddetto genere dei musicarelli, meno impegnato e basato in maniera esclusiva sulle canzoni dei cantanti del momento: Non son degno di te, In ginocchio da te, Rita la zanzara, Perdono. Queste pellicole rappresentano storie di ragazzi comuni, che si ribellano sì alle imposizioni e alle vedute ristrette del mondo dei genitori, ma senza cercare uno scontro diretto e una rottura netta. Si cerca di spiegare le proprie ragioni e di delineare sempre un dialogo tra il mondo degli adulti, legato a determinati schemi ormai superati, e quello dei giovani, che si presentano sulla scena soprattutto con la loro vitalità, spensieratezza e voglia di divertirsi. Storie nelle quali per la maggior parte dei giovani che si apprestavano a vivere i movimenti studenteschi del ‘68, a differenza dei film d’autore, è più facile riconoscersi e rispecchiarsi, divertendosi anche durante la fruizione del film, mettendo insieme gusti musicali e cinematografici.

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6 CAPITOLO I LA STORIA E I MEDIA

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