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Bruno Bruni da Pasolini alla ''Gondola''. Uno sguardo sul neorealismo.

Il termine Neorealismo si inizia ad usare già negli anni ’20 riferendosi alla Neuesachilichkeit (Nuova Oggettività) tedesca.Il neorealismo si data all’incirca nel periodo che va dal 1943 al 1949,proprio durante la Seconda Guerra Mondiale.Dopo quasi venti anni di regime dove ogni forma mediatica era stata posta sotto stretto controllo e ogni forma di libertà d’espressione punita severamente, si sentiva il bisogno di uscire dalla morsa dittatoriale.Il cinema neorealista raggiunge, grazie alla sua artificiosità, immediatamente il pubblico.La trasposizione del reale su pellicola cinematografica arriva immediatamente al pubblico,oltre al fatto che “Roma città aperta” e “Paisà” di Rossellini ripropongono ciò che la gente aveva appena vissuto in prima persona.In letteratura la situazione è diversa. Gli autori neorealisti concepiscono una letteratura impegnata che vuole aprire gli occhi su cosa è successo e sta succedendo in Italia dopo la fine della guerra. I due romanzi guida sono “Conversazione in Sicilia” di Vittorini e “Paesi tuoi” di Pavese. Nella prima metà degli anni ’50 il movimento si conclude con la polemica che seguì “Metello” di Pratolini.Il neorealismo fotografico non ha mai avuto dei nomi di livello come la letteratura o il cinema. La fotografia del periodo d’oro del neorealismo interessa solo una cerchia di appassionati.Fotografia è sinonimo di libertà.I fotografi risalgono il Paese a seguito delle truppe alleate e mostrano gli orrori bellici.L’Italia è protagonista di un miracolo economico avvenuto a tempo di record. Il prezzo del progresso è la scomparsa del passato, perciò la fotografia diventa protagonista di una nuova comunicazione urbana.Si fotografa soltanto ciò che si ritiene degno di memoria.Fuggire dalle grandi città era forse il modo migliore per evitare la leva e i bombardamenti. Uno di questi “fuggitivi” è Pier Paolo Pasolini che nel 1942 si stabilisce da Bologna a Casarsa della Delizia, luogo natale della madre. Qui Pier Paolo può entrare in contatto con il mondo contadino friulano dal quale resta affascinato. Già coinvolto nella letteratura e nella poesia scopre il mondo della oralità. La lingua orale, il friulano, diventa la sua “lingua”.Torna a Casarsa dove apre una scuola privata.La scuola mira alla possibilità per i ragazzi di continuare gli studi interrotti a causa della guerra.Il 18 febbraio 1945 nasce “L’Academiuta di lenga furlana” preceduta da due “Stroligut di cà da l’aga” (almanacco della riva destra. Per Riva di intende il Tagliamento).L’”Academiuta” chiude il suo ciclo nel 1949 poiché vengono a mancare le difficoltà che ne avevano favorito la nascita.Uno dei fondatori dell’”Academiuta” è un altro friulano d’adozione: Bruno Bruni.Bruno Bruni nasce a Santa Lucia d’Isonzo (Mos na Soči in Slovenia) il 27 marzo 1929 da genitori provenienti dall’Emilia Romagna. Il padre, ferroviere, a causa del lavoro è trasferito a Casarsa dove Bruno cresce.Vivendo a stretto contatto con i vari ambienti friulani, Bruno diventa “multilingue”: a casa parla italiano, con la borghesia friulana di cui faceva parte parla veneto e con i ragazzi del paese parla friulano.Grazie al contatto con i ragazzi del paese conosce il coetaneo Nico Naldini, cugino di Pier Paolo Pasolini.Grazie alle lezioni di Pasolini , bruno ha lo stesso la possibilità di conoscere i grandi poeti italiani, gli spagnoli,i francesi e alcuni autori russi che erano giunti dalle traduzioni dal francese. Ha anche modo di avvicinarsi alla letteratura d’oltre oceano.Scrive nello Stroligut del 1944 e l’anno successivo compone tre poesie in friulano tra cui “Discors tra un fantat e na suvita” (Discorso tra un ragazzo e una civetta). L’ultima poesia friulana, “Freidae calma l’aga dal fossal” (Fredda e calma l’acqua del rivolo), chiude il ciclo dell’Academiuta.L’esperienza casarsese lascia in Bruni un segno indelebile.Si diploma maestro e intraprende la carriera di maestro elementare prima alla “Cesare Battisti” di Mestre e poi alla “Filippo Grimani” di Marghera.Insegna poi per qualche anno Didattica presso un Istituto Magistrale.Durante i primi anni veneziani conosce il fotografo Carlo Mantovani che lo introduce alla fotografia e lo fa conoscere al Circolo Fotografico “La Gondola” (attivo dal 1948) del quale diventa socio e nel 1956 segretario.Grazie alla “Gondola”, Bruni vince nel 1956 il premio della Popular photography di New York.L’infanzia casarsese fa vedere a Bruno tutto con occhi diversi. Il suo stile si riconosce per la semplicità dei concetti. Si esprime benissimo nei paesaggi raffigurando l’amata pianura friulana nella sua vastità interrotta solo da pochi contrappunti visivi, case, alberi, fili d’erba.L’altra tematica cara a Bruni è quella dei bambini. Usa ancora campi, case, muri dove la figura umana è parte integrante.Grazie a Mantovani avvia studi e sperimentazioni sulla luce e sul movimento

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CAPITOLO 1: IL NEOREALISMO «Aderire alla realtà come il sudore alla pelle» Cesare Zavattini 1.1 La nascita del Neorealismo Il termine Neorealismo si inizia ad usare negli anni ‟20 con riferimento alle tendenze artistiche del tempo e alla parola tedesca Neue Sachlichkeit (Nuova oggettività). Ha anche altri nomi come neoverismo e neonaturalismo, ad indicare opere con un marcato interesse per la rappresentazione di una realtà sociale e concreta. Chi lo usa in modo nuovo nel 1942 è il montatore cinematografico del film “Ossessione” di Luchino Visconti e già dopo il 1943 il termine si estende anche nell‟ambito letterario con diverse interpretazioni e sovrapposizioni con altri termini: realismo in generale, social realismo, realismo socialista. La datazione di questo movimento può essere catalogata dall‟età che va dal 1943 al 1949 anche se, sul finire degli anni ‟30, si sente già parlare di “nuovo realismo”. L‟Italia, paese ospitante del movimento fascista, è anche una delle nazioni che si ribellano ad esso. La rivolta contro il potere dominante è stata di vitale importanza per ciò che il Paese è stato poi in grado di dire all‟Europa col movimento neorealista. Il neorealismo italiano trova le sue origini prima della guerra e della resistenza. Già nel 1929 e nel 1930 Moravia e Silone, rispettivamente con “Gli indifferenti” e “Fontamara”, mostrano al popolo italiano ciò che il regime fascista stava cercando di nascondere dietro ai cosiddetti film dei“telefoni bianchi”. Un mondo costruito, che occulta gli orrori del regime.

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Parole chiave

dopoguerra
letteratura
venezia
fotografia
neorealismo
pasolini
friuli
casarsa della delizia
accademiuta
la gondola

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