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Antropologia Visiva Italiana. Audiovedere i Migranti

L'antropologia visuale in Italia ha avuto sviluppi accademici diversi rispetto il mondo anglosassone e francese. Oggetto di studio fu dagli anni cinquanta del XX secolo il sud e i riti religiosi eseguiti in quest'area così culturalmente caratterizzata. Emerge la figura di Ernesto De Martino che indicò agli autori il come e il cosa. Altri registi realizzarono audiovisivi senza il contributo di De Martino altrettanto importanti per la documentazione di culture e riti ormai presenti solo nei ricordi popolari. Oggi un tema importante su cui fare ricerca antropologica visuale è il mondo delle migrazioni destinato sempre più ad interessare anche la realtà italiana caratterizzata da problemi sociali e demografici di giorno in giorno aggravati da incomprensioni e preconcetti. A Ferrara un gruppo di giovani, italiani e di II generazione, producono audiovisivi in cui affrontano i temi dell'immigrazione e di cosa significa essere nati in Italia, ma con la pelle più scura, fornendo strumenti di lettura sulle loro esperienze e sul vissuto di chi è arrivato, per creare una nuova possibilità, in un occidente ancora non pronto all'accoglienza e alla condivisione. Questo lavoro del gruppo Occhio ai Media dimostra come su un tema come questo sia necessario il vissuto del quotidiano per poter esplorare le pratiche culturali subite ed esibite dalle persone coinvolte. L'elaborato racconta questa esperienza e cerca di comprendere il rapporto con un territorio le cui tradizioni tendono ad escludere l'estraneo vedendolo come problema e non come risorsa.

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132 2.2 Cinematografia visuale La ricostruzione che produsse Diego Carpitella delle ascendenze italiane nel film etnografico costituisce una base di partenza per arrivare a indicare il percorso seguito in Italia in merito all’antropologia visuale. Si è visto come questo percorso sia molto autonomo rispetto a ciò che avvenne nel mondo anglosassone o in Francia in tempi coevi. il dibattito e la ricerca si svilupparono successivamente, e sono ancora molto vivi e pulsanti, con approfondimenti teorici, attività di ricerca, di didattica, di produzione e divulgazione culturale fino al presente. Si intende affrontare il contesto italiano tentando di trasformare un’area geografica in un’area di dibattito etnografico-scientifico con un’operazione lecita volta a valorizzare e a difendere le specifiche esperienze e riflessioni all’interno del dibattito internazionale. Valore di questo sta nella storicità e nei collegamenti con altre tradizioni di studio e di ricerca (Grasseni, Tiragallo 2008: 3). Passaggio importante e quasi fondante diventa l’analisi del documentarismo demartiniano, importante nell’orientamento dell’identità degli etnografi visuali italiani (ibidem). Per stabilire un punto di partenza per l’analisi del presente dell’antropologia visuale, accolgo l’opzione, empirica e decostruttiva, indicata nell’introduzione del testo a cura di Grasseni e Tiragallo: «Chi fa cosa dove; Chi parla ed in nome di chi? Chi mostra e chi si mostra? 174 ; Quali interconnessioni di confine si propongono, per esempio tra musealizzazione e cinematografia, tra folklore e documentazione partecipata, tra fiction e documentario, tra libera ricerca e domanda (se non vera e propria committenza) di documentazione, tra diverse competenze alla lettura dello spazio e delle immagini in movimento?» (Tiragallo 2007b) (ivi: 5). Questi interrogativi dimorano nei dibattiti e fruttano nuove occasioni di riconoscimento reciproco tra ideatori di immagini, i loro soggetti, i produttori di autorappresentazioni e gli interpreti di culture visive differenti. Diventa utile capire, nello sviluppo dello studio dell’antropologia visuale in Italia, in che modo le sollecitazioni provenienti dai dibattiti ricchi su visone e 174 Indicazioni di metodo enunciate e sintetizzate durante la lezione dell’insegnamento Antropologia Visuale in UNIBO da Giulia Grassilli, nelle slide a supporto della lezione in DAD in data 08 aprile 2021 con: COSA/ COME/ ↔CHI/ PER CHI/ PERCHE’/ QUANDO (appunti dello scrivente).

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