Alcuni aspetti della metamorfosi tecnologica dell'uomo
In pieno dibattito sui risvolti etici della clonazione e dell’ingegneria genetica, una tesi che si propone di indagare sulla genesi dell’uomo contemporaneo vuole essere uno spunto di riflessione utile a comprendere l’impasse a cui in genere perviene il dibattito summenzionato.
Infatti per giungere a manipolare il genoma umano e a chiedersi convinti se è giusto o meno ostacolare il progresso scientifico anche se nella provetta dello scienziato è contenuta la vita, nel senso ancestrale del termine, bisogna prima aver oltrepassato una soglia: la convinzione che anche l’uomo sia una cosa, ovvero, sia un oggetto uguale in tutto per tutto a qualsiasi altro manufatto.
Del resto se l’organico viene tradotto in formule chimiche, o meglio biochimiche e la vita viene rappresentata dall’elica colorata del DNA è facile convincersi di quanto detto poc’anzi, in quanto visibilmente il confine qualitativo tra organico e inorganico viene reso nullo.
Tutto diventa questione di quantità, proporzioni, frammenti e la ricetta della vita può con le giuste dosi replicare, migliorare, trasformare quell’uomo che sembrava destinato all’ergastolo della contingenza.
Il “Secolo Breve” è il secolo che ha decretato la vittoria definitiva dell’uomo e del suo potente mezzo, la scienza tecnologica o tecnoscienza, sulla Natura e quindi anche su quella parte di naturale anche in lui presente: il corpo inteso come Leib, ed è sicuramente il secolo maggiormente caratterizzato dal mutamento e dalla metamorfosi.
Il compito della presente esposizione è quello di sottolineare i quattro momenti storici che hanno segnato un’evoluzione nel concetto di uomo fino all’attuale accettazione di sè come cosa che si può artificialmente creare.
E’ dunque una ricerca antropologico-filosofica che inizierà coll’affrontare gli esordi scientifici di Renè Descartes , quale rappresentante dell’uomo nuovo e il suo fondamentale e problematico dualismo che permetterà al progresso della fisica, non solo meccanicistica, di affermare con Julien O. de La Mettrie che l’uomo è “una macchina pensante”.
Sarà poi presa in esame la Riforma Protestante, con l’aiuto del fondamentale testo di Max Weber “L’etica protestante e lo spirito del Capitalismo”, quale movimento storico che più di ogni altro ha eliminato la visione magica del mondo, privando l’uomo di quei mezzi di salvezza che la tradizione cattolica aveva conservato.
L’individuo per la prima volta, viene lasciato solo nel suo agire, la sua salvezza sarà resa visibile in Terra dal successo economico che saprà ottenere con le proprie forze e con la propria condotta altamente razionalizzata e si arriverà alla definizione di uomo come ‘macchina per guadagnare’.
I due periodi storici e le rispettive concezioni sull’uomo convergono, come sarà sottolineato, nella realizzazione pratica datane dalla Prima Rivoluzione Industriale che sarà affrontata a partire dai testi marxiani, tra cui un posto di rilievo verrà dato a “Il Capitale” e alla definizione, in esso contenuta, di “uomo-operaio” quale “appendice della macchina”.
L’ultimo capitolo sarà invece dedicato alla Seconda Rivoluzione Industriale, parlerà dunque dei giorni nostri e delle riflessioni filosofiche di Jean Paul Sartre, Max Horkheimer, Theodor W. Adorno, Herbert Marcuse, Günther Anders, Arnold Gehlen, Neil Postman, sul difficile rapporto Uomo-Tecnologia. Nella sua dilagante evoluzione quest’ultima sembra infatti esigere da un uomo sempre più “fuori luogo” e “mosso da fuori”, un adeguamento mimetico al morto meccanismo che lo circonda in ogni dove.
L’uomo reso già macchina dal sistema di produzione capitalistico, caratterizzato proprio dall’introduzione delle macchine, dalla nota definizione datane da Marx, aspirerà a diventare, in toto, un vuoto meccanismo, per non provare più quel disagio che ormai lo pervade, ogni qualvolta si trova di fronte a certi ritrovati tecnologici, quali ad esempio i computer, che appaiono intellettualmente a lui superiori.
Verrà esaminato tale strano sentore come analizzata sarà la progressiva desensualizzazione dell’uomo ad opera delle stesse macchine.
Seguirà e chiuderà il presente lavoro, una breve Appendice che intende sottolineare un particolare parallelismo tra la figura e la concezione di Robot, in costante evoluzione nella letteratura di fantascienza del ‘900 e l’uomo, fino a giungere all’intuizione letteraria di Philip K. Dick che vedrà, in più di un suo racconto, il sottile limite tra naturale e artificiale confondersi in una drammatica domanda: quello che noi ancora consideriamo uomo non sarà invece un robot antropomorfo? Domanda che richiama molto da vicino il quesito, già, cartesiano: quelli che vedo dalla mia finestra camminare nelle strade affollate sono uomini o automi mossi da molle e pompe idrauliche?
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Leonardi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1999-00 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Luciano Frasconi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 269 |
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